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Dietro la caduta del PSG delle stelle nella notte magica di Karim Benzema 

Roberto Mercaldo
Un secondo tempo “folle” riscrive il copione e manda a casa la squadra più ricca del mondo
Marzo 10, 2022
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Fa rumore. La caduta del PSG delle stelle, precipitato dallo scoglio degli ottavi di Champions, induce a riflessioni, calcistiche e non. In un mondo avviato ad essere sempre più plutocratico, il potere inevitabile ed arrogante del denaro va incontro talvolta a inciampi fatali. Confinate giocoforza nel novero delle eccezioni, sono in fondo cadute che tendono a confermare la regola. Però fan rumore. Ogni tifoso di calcio svilupperebbe una istantanea tachicardia e rischierebbe la salivazione azzerata di fantozziana memoria qualora dovessero comunicargli che la sua squadra ha in forza, contemporaneamente, Messi, Neymar e Mbappè.

Un attacco che definire stellare può apparire persino offensivo, giacché tale aggettivo è stato abbinato con maggiore approssimazione e una certa generosità a pacchetti avanzati di più modesta caratura. Il Paris dello sceicco ha però deciso di non correre rischi, e così alle tre stelle di prima grandezza, simboli delle rispettive nazionali, ha affiancato prime scelte in ogni ruolo, e per ogni ruolo ha stabilito delle alternative credibili. Quella Champions sempre sfuggita e solo una volta sfiorata compiutamente, con sconfitta in finale, sembrava stavolta assegnata noblesse oblige, sebbene Manchester City e Bayern reclamassero una fetta, magari meno cospicua, di pronostico.

E il Real Madrid? Il club più vincente di ogni epoca stavolta era in seconda fila. Tacitati, non senza clamori, gli impulsi secessionisti del progetto Superlega, i blancos meditavano l’assalto a Mbappè, che avrebbe dovuto svincolarsi a zero dal club parigino. Però giugno è lontano, e lo sceicco ha proposto un rinnovo all’attaccante transalpino per una cifra vicina ai 45 milioni di euro. Per i meno avvezzi a far di conto, sono circa 90 miliardi delle nostre vecchie lire, 90 miliardi per giocare un anno “al pallone”. Tralasciamo giudizi morali e riflessioni amare su quali e quante problematiche primarie potrebbero essere soddisfatte attraverso una simile cifra e torniamo all’ovattato mondo del calcio, dove niente assomiglia ai parametri della nostra quotidianità.

Ebbene, alla luce del riavvicinamento tra il club parigino e il 23enne di Bondyil sembrava che i madridisti dovessero attendere ancora un po’ prima di provare a riprendersi il proprio posto sul tetto dell’Europa per club. Intanto, l’urna capricciosa di Nyon aveva stabilito che per questa edizione lo scontro tra chi la storia l’ha scritta e chi anela di farlo a breve dovesse svolgersi all’altezza degli ottavi di finale. E all’andata, l’1/0 firmato nel finale, guarda un po’, proprio da Mbappè, aveva ribadito il concetto che al momento i parigini fossero un passo più avanti.

Quando ieri al Bernabeu la prima frazione si è chiusa 1/0 per i francesi con gol del solito Mbappè, il solo legittimo dubbio sembrava legato alla scelta dei titoli di coda. Però il calcio è una cosa strana, come ben sa ognuno che il calcio ama, forse proprio perché non soggiace a regole che possano farlo somigliare a una storia già scritta. E allora un giocatore che forse non ha mai avuto la considerazione che pure si era meritato segnando caterve di gol ad ogni latitudine, decide che il copione, così com’è, non è degno di una storia pulsante e imprevedibile come quella della Champions. È lui, Karim Benzema, il profeta della riscossa: i suoi compagni in bianco, tarantolati quasi quanto lui, sbucano da ogni dove, il volume dello stadio si alza e stordisce le stelle, d’improvviso piccole e impaurite come un pianetino qualunque.

E Karim, il cui nome ricorda qualcuno che decise di eccellere in uno sport con la palla a spicchi, diventa lo spietato fruitore delle voglie mai sopite di un club vincente per Dna. Donnarumma vede per tre volte il pallone superare la fatidica linea bianca e l’invincibile armata depone le armi stordita. La finale di Parigi non vedrà in campo il PSG delle stelle. È la sola certezza di una notte sgarbata per gli uni, felice per gli altri. È un’altra pagina avvincente di uno sport che sa assoggettarsi come pochi alla regola mai banale del coraggio. E adesso, chi vincerà?

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