Regina Coeli potrebbe chiudere ed essere adibito ad altre attività. A marzo, secondo l’ultimo rapporto dell’associazione Antigone, a fronte di una capienza massima di 615 posti il carcere ospitava 1.018 persone. Nel corso degli anni, tuttavia, il sovraffollamento ha toccato punte anche del 150 per cento. L’istituto nel 2022 ha registrato tre suicidi tra i detenuti e diverse situazioni critiche, con aggressioni ai danni di agenti della penitenziaria. Sono diverse le sentenze della Cassazione e della Corte europea dei Diritti dell’uomo che segnalano che le celle sono troppo anguste e le aree comuni sono inadeguate a garantire percorsi di recupero e reinserimento sociale e lavorativo.
Il Pd porterà in Assemblea capitolina una mozione, con cui impegnerà il sindaco Roberto Gualtieri a promuovere “presso il governo e, in particolare, presso il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, la chiusura del carcere romano di Regina Coeli, ponendo in essere tutte le iniziative pubbliche volte a supportare tale istanza”.
L’idea si inserisce in un contesto più ampio di riorganizzazione delle carceri del territorio capitolino e che sarà analizzata attraverso due iniziative pubbliche. Sul fronte istituzionale è stata avviata la procedura per svolgere – così come avvenne vent’anni fa, in epoca veltroniana, e a ridosso del Giubileo della Chiesa cattolica – un consiglio comunale straordinario nelle aule di Rebibbia. L’auspicio è che la seduta possa tenersi già entro la fine dell’anno, con l’obiettivo di ascoltare le testimonianze di detenuti, polizia penitenziaria, sindacati, associazioni e quanti altri lavorano nelle strutture carcerarie romane.
SINDACATI SUL PIEDE DI GUERRA
Intanto insorgono i sindacati di Polizia Penitenziaria. Per la Fns Cisl del Lazio, “tale progetto è da escludere categoricamente considerata, anche, la storia dell’Istituto romano di Regina Coeli”.
“Dispiacerebbe vedere un carcere vecchio che ha sempre funzionato diventare un altro hotel e passare invece in un carcere nuovo in periferia dove spesso il compito del personale di polizia penitenziaria si aggrava soprattutto riguardo il trasferimento di detenuti verso il Tribunale o anche verso gli ospedali. Spesso nelle nuove costruzioni ci sono vere e proprie mancanze strutturali. Una cosa è certa: già solo l’idea ci lascia basiti”, prosegue la Clis. “Prendiamo la notizia come uno scherzo di fine estate, perché occorre usare molta cautela nel chiudere un carcere e spostarlo dal centro cittadino in uno nuovo, in periferia. E’ già successo e il risultato sono le carceri mal servite. La Fns Cisl del Lazio lo ripete da anni ogni volta che ciò viene proposto: siamo contrari alla vendita di Regina Coeli. In questi anni l’Istituto è stato oggetto di innumerevoli interventi all’interno dei reparti che hanno migliorato le condizioni dei detenuti e anche quelle del personale di polizia penitenziaria. Nel carcere vi lavorano oggi circa 553 persone tra personale di polizia penitenziaria (516), amministrativi (34) ed educatori (03)”, conclude il sindacato.