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Dopo i cinghiali è invasione di topi nella Capitale. La soluzione? Migliorare il sistema fognario

Marco Battistini
Agosto 30, 2023

Dai ratti al Colosseo al serpente all’ospedale San Camillo. Non si fermano a Roma gli avvistamenti di animali di specie diverse, non ultimi i due daini segnalati nella zona Nord della Capitale. Una vera propria emergenza, avvertita ancora di più dai cittadini durante questo periodo. Bruno Cignini, zoologo e docente presso l’Università Tor Vergata di Roma spiega come siano le dimensioni della Capitale e le differenze territoriali, ad incidere sul fenomeno. “Roma è un caso davvero particolare -ha affermato- in primis per la sua estensione. Parliamo di una città molto grande, 130mila ettari, ricca di ambienti naturali (ben 22 parchi, per non parlare poi delle ville storiche) e con un reticolo idrografico che poi si ricollega alle zone verdi presenti sul territorio. Tutto ciò fa sì non solo che molte specie trovino un habitat idoneo al loro sviluppo, ma che possano muoversi attraverso queste aree raggiungendo facilmente la città. Un esempio sono i cinghiali, che ormai in tutta Italia sono quasi 2 milioni e a Roma causano i disagi che ben conosciamo, ma non solo, abbiamo avuto anche avvistamenti di lupi. Poi ci sono i ratti, con le recenti segnalazioni, da parte dei turisti, in pieno centro storico”.

I RETTILI NELL’ECOSISTEMA

Ci sono specie che, nonostante possano far paura, non bisognerebbe mai eliminare. “I rettili sono specie protetta. C’è una legge regionale, la Legge 18, che li protegge tutti (tranne le vipere). Questi animali fanno parte della biodiversità e sono dei disinfestatori naturali di ratti. Capisco che l’incontro ravvicinato con uno di loro, come è successo recentemente al San Camillo di Roma, possa fare paura ma bisognerebbe imparare a gestirla riconoscendo l’importanza dei rettili nel nostro ecosistema. Il problema va risolto alla base, soprattutto quando parliamo dei topi. Bisogna eliminare i fattori che determinano la presenza di questi animali. Con la disinfestazione noi interverremo sul 5-10% della popolazione di ratti, ma mettiamo anche il caso che potessimo eliminarne il 70% invece, i topi hanno una capacità riproduttiva vastissima, aumentano a seconda di quanto cibo trovano nell’ambiente circostante, quindi nell’arco di un mese, a Roma, ripristinerebbero il numero originale. Se noi eliminiamo il cibo, invece, i ratti finirebbero per uccidersi a vicenda. La soluzione, dunque, è quella da una parte di ridurre le risorse trofiche, dall’altro di intervenire sul sistema fognario, dove questi animali vivono”. Per Cignini è necessario anche risolvere il problema dei rifiuti ed educare i cittadini ad una maggiore consapevolezza: “Oltre alle difficoltà nella raccolta rifiuti riscontrata da Ama abbiamo anche l’incuria dei cittadini che magari non si preoccupano di buttare l’immondizia nei cassonetti; altri ancora poi lasciano proprio gli avanzi di cibo per nutrire gli animali, magari gatti randagi, ma questo fa sì che poi ne beneficino anche altre specie, come i cinghiali. Una volta che un animale ha trovato cibo facile ritorna nello stesso posto anche tutti i giorni, si tratta di un processo biologico naturale: per lui è più comodo andare in un posto in cui il cibo è più accessibile”.

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