Il dubbio, la paura, il lieto fine. Non è un western di Sergio Leone e nemmeno un romanzo di qualche scrittore della nuova frontiera. È più semplicemente l’alternarsi delle calcistiche vicende al Del Duca, dove il Frosinone di Fabio Grosso ha incrociato le scarpe bullonate con l’Ascoli di Sottil. Ad originare il dubbio è stato l’avvio in sordina di Camillo Ciano e compagni, il cui approccio soft ha consentito all’Ascoli di prendere progressivamente campo e con esso la convinzione di poter conquistare i tre punti.
A rafforzare le certezze di Bellusci e sodali è arrivata la prodezza di Bidaoui, elemento discontinuo ma dotato di classe pura. Ed eccola, la paura, determinata da una reazione blanda e inconcludente. A minacciare la porta avversaria è solo l’Ascoli, che trova in Maistro il suo più credibile profeta. Buon per il Frosinone che due sue conclusioni pregevoli, una per tempo, trovino nei legni della porta ciociara l’ostacolo insormontabile. Un palo e una traversa, il bottino tecnicamente consistente ma sostanzialmente platonico del giovane avanti marchigiano.
E allora, spazio al lieto fine, propiziato da innesti particolarmente azzeccati: la spinta del Frosinone, garantita ora da Zampano e Cicerelli, non è più leziosa e molle, ma d’un tratto prepotente e d’indubbia incisività. L’Ascoli fa densità davanti a Leali, rompe con ogni mezzo le trame canarine, ma si arrende al tiro di Boloca beffardamente deviato da Buchel. Il dubbio, la paura e il lieto fine tutti insieme valgono un punto, che consente ai canarini di restare saldamente all’interno della zona playoff e a una distanza ragguardevole ma non proprio incolmabile dalla vetta.
È stato un Frosinone dai due volti, al quale va ascritto il merito di aver saputo correggere in corsa un copione che sembrava decisamente poco favorevole. In attesa che Ricci possa proporsi in modo credibile nelle vesti di regista, la squadra ciociara vive di strappi, di giocate improvvise e anarchiche, senza però trovare quell’armonia e quegli equilibri che aveva saputo esibire nel momento di massimo fulgore, quello delle quattro vittorie di fila. La sensazione è che la squadra abbia consistenti margini di crescita, ed è parimenti evidente che Charpentier, assente per squalifica, non abbia omologhi nella rosa.
Note confortanti vengono da Boloca, al suo primo gol nel campionato cadetto, e dal rientro di un elemento dotato di grande esperienza come capitan Brighenti. Paradossalmente, sebbene si sia ampiamente entrati nel girone di ritorno, c’è ancora un sentore di lavori in corso, e sono lavori di grande interesse.
Dei due “cuori giallazzurri” ora dall’altra parte della barricata, solo Paganini è sceso in campo, peraltro disputando un match eccellente. Fermo ai box invece Federico Dionisi, non ancora al meglio dopo l’infortunio. Va detto però che a incrociare i destini con la sua ex squadra è stato anche il portiere Leali, che difese i pali della porta ciociara nel primo anno di serie A.
E a proposito di ex, sabato prossimo allo Stirpe ci sarà Longo, il coach della seconda promozione in massima serie, alla guida dell’Alessandria. I piemontesi sono nelle retrovie ma non per questo il Frosinone potrà permettersi di scendere di concentrazione. Il romanzo della B prosegue avvincente e il Frosinone reclama un ruolo da protagonista.