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Latina ferma sotto il profilo urbanistico. Rimettere mano ai piani venendo incontro a imprese e cittadini. Il caso Globo può essere un segnale di svolta

Marco Battistini
Aprile 20, 2023

L’attuale Piano Regolatore di Latina risale a 49 anni fa, è maturo il tempo di una revisione generale che coinvolga tutto il tessuto socio economico della seconda città del Lazio. Alcuni spunti di riflessione dovrebbero arrivare dalle forze politiche. Si nota l’assenza dei piani particolareggiati, quelli che erano stati fatti e poi annullati e mai ripresi. Da sette anni la città di Latina attende una pianificazione particolareggiata. L’amministrazione Coletta ha preferito non fare, per non sbagliare.

LA VISIONE URBANISTICA CHE MANCA

Ci sono capitoli che andrebbero analizzati e studiati attentamente, per trovare soluzioni concrete. Basti pensare al recupero del patrimonio edilizio esistente in città e nei borghi,  alla riqualificazione del centro storico e relative aree di rispetto, al recupero e tutela degli edifici, dei monumenti e delle opere d’arte del periodo di fondazione esistenti, alla valorizzazione ed il recupero degli insediamenti urbani periferici; alla riqualificazione delle aree degradate. La rilettura generale dell’urbanistica dovrebbe avere una visione complessiva della città, dei borghi, del lungomare e dell’intero territorio, armonizzando i vari piani (traffico, mobilità, sosta, impianti sportivi, commercio, recupero dei nuclei abusivi, artigianato, industria e servizi).
L’attuale realtà urbanistica è fortemente carente nella dotazione di servizi, infatti gli spazi da riservare nella città pubblica, alle attività collettive, all’edilizia scolastica, alle attrezzature di interesse comune, al verde pubblico e alle aree di sosta, sono stati reperiti in minima parte rispetto alle necessità degli abitanti e alle prescrizioni legislative; la causa di tutto ciò è l’impossibilità di procedere all’acquisizione delle aree sulle quali erano previsti (causa decadenza del periodo di validità dei piani particolareggiati). Per dare nuova linfa a questo scopo, lasciato in disparte dalle ultime amministrazioni comunali, il Governo ha lanciato un bando con fondi appositi previsti dal PNRR, che possono essere richiesti dai comuni ed erogati dagli stessi sotto forma di appalti pubblici per la soddisfazione, appunto, della rigenerazione urbana.

L’ORA DI UNA SVOLTA

Dal 2016 la città è bloccata e il sindaco Coletta non ha mai affrontato il tema dei piani annullati dal commissario Barbato. Sappiamo per certo, perché lo aveva detto l’ex sindaco subito dopo la sua seconda elezione, che alcuni piani erano pronti per approdare all’esame dell’aula. Che fine hanno fatto?
E cosa dire del lungomare, dimenticato e abbandonato a se stesso. Tante parole e pochi fatti. A partire dalla scelta di non affrontare nel merito la delibera del 2018 sui piani della Marina, che comprende il piano della fascia dunale, i piani particolareggiati, la mappatura dei nuclei abusivi e quanto altro. 

Ad ogni modo, la materia urbanistica deve tornare centrale nella vita amministrativa e stavolta non bisogna ripetere gli errori del passato. Per questo è fondamentale una scelta chiara della prossima nuova amministrazione comunale, che dovrà anche puntare al coinvolgimento del consiglio comunale, che, da rappresentante di tutta la città, ha l’obbligo di tutelare gli interessi della cittadinanza.
L’illegittimità della revoca del permesso a costruire per il centro commerciale Globo sentenziata dal Tar di Latina può essere forse letta come un segnale di apertura verso il mondo edilizio e commerciale. Uno squarcio di sole tra le nuvole che si sono addensate da anni sopra il cielo di Latina.

Nel verdetto del Tar si fa un esplicito richiamo al lassismo del Comune capoluogo, che “ha svolto più volte la verifica del titolo edilizio in questione, così consumando il relativo potere di intervenire in autotutela, potere che l’ente medesimo non può legittimamente pretendere di esercitare ancora una volta, a distanza di diciotto anni dal rilascio del titolo”. Insomma anche i giudici amministrativi hanno bocciato tempi e modalità dei provvedimenti adottati dalle strutture comunali. Forse il segno della necessità di un cambio di rotta, che può far bene alla città.

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