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Record longevi e record impossibili, tra dubbi e stupore

Roberto Mercaldo
Nell’atletica ancora resistono discussi primati del secolo scorso.
Novembre 9, 2022
Javier Sotomayor

Gli sport di abilità alimentano da sempre discussioni circa la capacità di una squadra o ad esempio di un tennista e la ricerca del “goat” può essere pertanto vana. Laddove ci soccorre il cronometro (o il metro) esistono però certezze su chi abbia prodotto lo sforzo migliore di sempre in una corsa o anche in una gara di salto. C’è però una discussione aperta su come certi risultati siano arrivati, con l’ombra del doping che per certe prestazioni dell’atletica leggera è qualcosa di più di una mera ipotesi. I record più sbalorditivi e più chiacchierati di sempre sono quelli di Florence Griffith Joyner, detentrice dei primati sui 100 e 200 metri piani. La velocista statunitense, scomparsa nel 1998, fermò 10 anni prima il cronometro sul tempo di 10”49, a Indianapolis. Polemiche immmediate riguardarono un cattivo funzionamento dell’anemometro, che segnalò un’assenza di vento che bisticciava con i riscontri di altre gare più o meno concomitanti, di salto. Sulla doppia distanza invece la bella atleta americana stabilì uno strepitoso record alle Olimpiadi di Seul, correndo il mezzo giro di pista in 21”34 e migliorando di 22 centesimi il tempo da lei stessa stabilito poche ore prima in semifinale. Ad oggi i tempi di “Fast Flo” sono ancora fuori dalla portata delle migliori atlete del mondo, 34 anni dopo! I suoi miglioramenti clamorosi e anche la sua scomparsa, avvenuta nel sonno dopo un attacco epilettico, sono oggetto di ipotesi più o meno fantasiose, ma i suoi record sono lì, difficili persino da avvicinare. Sempre nell’atletica femminile è molto datato il record nell’eptathlon di Jackie Joyner Kersee, che, anch’ella a Seul, totalizzò complessivamente 7291 punti nelle sette prove previste. In campo maschile i record più longevi li troviamo nei salti. Nel salto in alto nessuno è riuscito a migliorare i 2,45 valicati dal cubano Javier Sotomayor a Salamanca, nel 1993. Molto datati anche i due record mondiali dei salti in estensione. Nel lungo Mike Powell, ai mondiali del 1991, atterrò a 8,95, migliorando un record che resisteva dalle Olimpiadi di Città del Messico 68. Nella stessa gara Carl Lewis, il “figlio del vento”, saltò 8,91, un centimetro oltre il vecchio record di Bob Beamon. Nel triplo Jonathan Edwards, dominatore della specialità per oltre dieci anni, stabilì nel 1995 l’attuale primato del mondo, saltando 18,29. Ma torniamo in pista per scoprire altri record che resistono dal secolo scorso: negli 800 metri femminili Jarmila Kratochvilova, in rappresentanza di quella che ancora si chiamava Cecoslovacchia, fermò i cronometri sul tempo di 1’53”28. Era il 1983 e anche in questo caso sul pur riconosciuto record si sono appuntati sospetti consistenti, perché non è più un mistero che in quegli anni alcuni atleti dell’est facessero uso di sostanze proibite. Famoso il doping di stato della DDR, che portò a risultati clamorosi soprattutto nel nuoto femminile. E proprio una tedesca dell’Est, Marita Koch, detiene ad oggi il primato mondiale sui 400 piani, con l’incredibile tempo di 47”60. La performance fu registrata a Canberra, in Coppa del Mondo, mentre correva l’anno 1985. Altro tempo stratosferico e mai migliorato è quello di El Guerrouj sui 1500: il marocchino, vincitore di tre ori olimpici, coprì la distanza in 3’26”00, cancellando l’algerino Morceli. Diverso è il discorso nel nuoto, dove i miglioramenti sono continui e non esistono record stabiliti nello scorso secolo. Il primato più vecchio è infatti quello della nostra “Divina”, Federica Pellegrini, che detiene il record dei 200 stile libero con l’1’52”98 stabilito ai mondiali di Roma del 2009.

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