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Discarica Albano, c’è l’ok della Regione. Per il 2023 si guarda a Latina

Marco Battistini
Tra gennaio e febbraio anche la discarica di Albano chiuderà i cancelli. Se nel frattempo non sarà stata trovata un’altra soluzione di smaltimento da oltre 1.000 tonnellate al giorno per i rifiuti di Roma, la Capitale andrà in emergenza.
Novembre 3, 2022
Discarica di Albano

L’emergenza è scongiurata. Per ora. Roma potrà continuare a utilizzare la discarica di Albano Laziale anche dopo il prossimo 15 novembre, giorno in cui scadrà la seconda ordinanza firmata da Roberto Gualtieri in qualità di sindaco della Città Metropolitana.

Venerdì scorso la Regione Lazio ha rilasciato una determina, che dà l’ok al riesame-rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale (che sarà formalmente rilasciata con un altro atto) dell’impianto di smaltimento di proprietà della Ecoambiente, società che dallo scorso luglio è sotto interdittiva antimafia e pertanto la gestione delle attività della discarica (e in particolare dei contratti con i soggetti che conferiscono nell’invaso, a partire da Ama) è affidata ai commissari Paola Ficco e Andrea Atzori. La nuova autorizzazione durerà fintanto che permarranno i commissari nominati dal prefetto di Latina (i quali dovranno occuparsi anche della gestione post operativa della discarica nel caso in cui nel frattempo venisse riempita completamente) ma soprattutto, di fatto, consente all’impianto di continuare a funzionare anche dopo il 15 novembre. Non a caso la vigenza del termine del 15 novembre contenuto nell’ordinanza dello scorso luglio rivolta dal sindaco Gualtieri alla Ecoambiente e ai suoi commissari era sottoposta a due “condizioni”: l’esaurimento anzitempo della discarica e la conclusione del procedimento di riesame dell’autorizzazione. Con il via libera della Regione si rientra in un percorso più “ordinario” di uso della discarica e soprattutto Roma potrà schivare una nuova emergenza per altri 3/4 mesi di tempo. Al settimo invaso, infatti, restano altri 108mila metri cubi disponibili (in base a una stima volumetrica effettuata attraverso dei droni dall’Enav, a sua volta incaricato dalla Regione) prima di riempirsi del tutto. Ama e gli operatori utilizzati dalla municipalizzata per il trattamento dei rifiuti indifferenziati della Capitale smaltiscono ogni giorno fino a 1.100 tonnellate di scarti nella discarica di Albano. Inoltre, la contemporanea chiusura (sempre dal 15 novembre) della discarica di Viterbo a tutti i rifiuti non provenienti dalla Tuscia o dalla provincia di Rieti farà sì che anche gli scarti dell’immondizia dei comuni dei Castelli romani finiranno in quell’impianto riducendone ulteriormente gli spazi.

LE ALTERNATIVE

Insomma tra gennaio (più probabilmente) e febbraio anche la discarica di Albano chiuderà i cancelli e lì inizierà un altro film. Perché se nel frattempo non sarà stata trovata un’altra soluzione di smaltimento da oltre 1.000 tonnellate al giorno per i rifiuti di Roma, la Capitale andrà in emergenza. Ama si è già premunita sottoscrivendo contratti con l’estero (ad esempio ce n’è uno con l’Olanda per 55mila tonnellate praticamente non ancora utilizzato) e altri operatori italiani, che le dovrebbero consentire (anche dopo la chiusura di Albano) di non andare in sofferenza almeno fino a giugno del 2023, quando dovrebbe essere pronto il nuovo lotto da 900mila metri cubi della discarica di Viterbo. Tuttavia, non va dimenticato che anche le province di Frosinone e Latina stanno evitando l’emergenza (causata dalla chiusura della discarica di Viterbo) esportando a suon di euro, che pagheranno i cittadini con la Tari, i loro rifiuti. Anche per questo motivo restano sul tavolo altre due opzioni: la riapertura delle discariche di Roccasecca (in provincia di Frosinone), dove c’è un bacino da 450mila metri cubi già autorizzato e sostanzialmente pronto all’uso, e Borgo Montello (in provincia di Latina), quest’ultima (dal volume stimato di circa 1 milione di metri cubi) di proprietà della stessa Ecoambiente che gestisce l’impianto di Albano e rientrante nella galassia Cerroni al pari della Ecologia Viterbo che gestisce l’invaso della Tuscia.

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