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Oltre cento milioni di debiti verso Acea e austerity in arrivo, Campidoglio con le spalle al muro 

Marco Battistini
Il Campidoglio ha visto più che raddoppiare la spesa annua, che passa da 28 a 62 milioni di euro.
Settembre 3, 2022
Piazza del Campidoglio (Rm)

La giunta capitolina ha approvato lo schema debitorio nei confronti di Acea/Areti. Il Campidoglio deve ancora riconoscere all’azienda oltre 133 milioni di euro, che scendono a poco più di 104 milioni considerato invece il credito che vanta Roma. Cifre che si rifanno anche a canoni del 2013 e al piano Led approvato a giugno 2015, quando l’allora sindaco Ignazio Marino varò un investimento di oltre 53 milioni di euro per sostituire le lampadine a tutti gli impianti della città. Dei 104 milioni di euro dovuti da Roma ad Acea, attualmente 49 non troverebbero copertura, ma la soluzione è stata messa nero su bianco in giunta: più di 4 milioni di euro, risultanti come crediti da parte dell’azienda, verranno “abbonati”. Ben 42 milioni di euro verranno coperti attingendo dal Fondo Passività Potenziali del 2022, i restanti 3 milioni e mezzo saranno inseriti nel prossimo Fondo Passitività. 

AUSTERITY ALL’ORIZZONTE

Intanto schizzano le spese all’approvvigionamento dell’energia elettrica e del gas, unita all’instabilità geopolitica. Il Campidoglio ha visto più che raddoppiare la spesa annua, che passa da 28 a 62 milioni di euro. Una stangata. Se la curva dovesse continuare a salire, decisioni “drastiche” potrebbero essere necessarie nel futuro immediato. 
A bilancio Gualtieri ha fatto inserire circa 20 milioni di euro per fronteggiare l’aumento dei costi, ma potrebbero non bastare. Per questo, anche se non arrivano conferme, potrebbe nelle prossime settimane entrare in vigore un piano di “austerity” energetica, di cui si occuperebbe Acea, la partecipata che illumina la Città Eterna.
Si studiano soluzioni per l’inverno. Lampioni accesi più tardi e spenti in anticipo, monumenti non illuminati, termosifoni più tiepidi non solo negli uffici ma anche nelle scuole d’infanzia e asili nido comunali. Una scelta che nei mesi tra novembre e febbraio potrebbe creare più di un problema. Qualora anche le attività commerciali, per far fronte ai rincari, dovessero decidere di chiudere prima (soprattutto pub, ristoranti, pizzerie, enoteche), in molti quartieri della Capitale l’atmosfera diventerebbe tetra ben prima del solito. In ogni caso il Campidoglio, fanno sapere, sta aspettando le disposizioni nazionali. Per ora, dicono, è prematuro prendere decisioni.

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