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A Roma è piovuto il 63% in meno rispetto al passato

Marco Battistini
Lo dice Antonio Battaglini dirigente dei lavori pubblici della Regione Lazio.
Luglio 29, 2022

A causa del grave deficit di pioggia (nel 2022 a Roma è finora piovuto il 63% in meno rispetto alla norma: solo 157 millimetri anziché i consueti 422), anche gli alvei di fiumi e bacini del Lazio vedono diminuire la risorsa che li alimenta: il livello del Tevere è calato di oltre 10 centimetri, l’Aniene ha una portata ridotta fino al 50% rispetto alla media, il Sacco registra minimi storici, i laghi sono in costante decrescita. Lo fa sapere l’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche.
Ed i numeri inquietanti riguardano tutto il territorio laziale. Secondo i dati forniti dal Cnr alla Regione Lazio la pioggia caduta nell’ultimo anno (luglio 2021-luglio 2022) sul territorio regionale “è di circa il 50 per cento in meno rispetto alle medie storiche dello stesso periodo. Se il dato della piovosità lo focalizziamo negli ultimi sei mesi (Febbraio 2022-Luglio 2022) con lo stesso periodo degli anni precedenti, il deficit delle piogge supera il 70 per cento. Cioè, dopo le ultime piogge di novembre e dicembre 2021, nel Lazio non ha più piovuto”. Lo dice Antonio Battaglini dirigente dei lavori pubblici della Regione Lazio.
Dati che spiegano le preoccupazioni per la tenuta del sistema idrico ed infatti, una mancanza di pioggia in un periodo così lungo “sta creando situazioni di grossa criticità per le sorgenti superficiali –dice il tecnico-, cioè quelle che si ricaricano con le piogge stagionali”.

PROBLEMI NELLE SORGENTI

Ma il lungo periodo di siccità sta facendo registrare dei deficit “anche nelle sorgenti più profonde e importanti le cui portate solitamente non risentono della scarsità delle piogge. Alcune di esse – spiega Battaglini – hanno una portata ridotta anche del 30 per cento come ad esempio la sorgente del Simbrivio, al confine tra province di Frosinone e Roma, quella della Doganella ai Castelli o all’Acqua Marcia oppure le sorgenti del Peschiera e del Capore nel reatino. Tutte risultano con valori di portata prossime a quelle dei minimi storici”. Meno acqua che sgorga, significa meno risorsa idrica per gli acquedotti ma “questi valori idrologico particolarmente negativi, peggiori della siccità del 2017, gli impatti sono meno significativi per interventi realizzati proprio dopo quella crisi; interventi che hanno visto l’interconnessione delle reti idriche, e interventi per il recupero delle perdite”. Quindi, anche a fronte di una situazione siccitosa peggiore, “gli effetti sulla popolazione sono meno impattanti”.
Il pericolo turnazione però esiste. In provincia di Roma, “il rischio sembra essere limitato a pochissimi comuni, forse due o tre comuni disconnessi dalle reti acquedottistiche principali. A fronte di uno scenario che nel 2017, vedeva coinvolte decine di comuni”. Senza “aiuto dal cielo” la differenza la farà la tipologia della sorgente. Quei comuni serviti esclusivamente dalle sorgenti superficiali, che dipendono molto dalle piogge, avranno problemi. In questo caso parliamo per lo più di piccoli comuni di poche migliaia di abitanti la cui popolazione, però, in estate ed in particolar modo ad agosto, raddoppia per le presenze turistiche.
“Lo scenario che immaginiamo – dice Battaglini – è che a breve, se non dovesse venire in soccorso la pioggia, per alcuni di questi comuni sono previste turnazioni o rifornimenti dei serbatoi con autocisterne. Provvedimenti che in provincia di Roma, a breve, potrebbero essere presi a Cineto e Arsoli sui monti Simbruini; altri 4 o 5 comuni in provincia di Viterbo, così come in provincia di Frosinone e di Rieti”. Risolti, invece, le problematiche idriche che nel 2017 causarono pesanti disservizi idrici nel golfo di Gaeta per i quali i cittadini manifestarono bloccando addirittura le strade. “I territori serviti dalle sorgenti più profonde, o comunque con una rete idrica interconnessa, non avremo problemi neanche se la siccità dovesse persistere fino a settembre”.

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