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Gualtieri promette la fine dell’emergenza, ma scoppia la protesta dei netturbini

Marco Battistini
Con una lettera firmata dai rappresentanti delle tre sigle sindacali Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel, i netturbini scrivono al direttore generale Andrea Bossola per mettere nero su bianco quelle che denunciano come “pessime condizioni” di lavoro.  
Luglio 19, 2022
gualtieri
Il sindaco di Roma Gualtieri

“Entro una settimana finirà l’emergenza rifiuti nella Capitale”. Lo dice il sindaco Gualtieri. “Nella Capitale deve esserci un termovalorizzatore che trasforma in energia pulita i rifiuti”, parola del sindaco che ha rilasciato un’intervista su Rtl 102.5: “Tra una settimana fine dell’emergenza rifiuti”. 
Il sindaco è intervenuto in particolare sull’ultima emergenza che sta vivendo Roma: “L’inceneritore non penso che abbia creato la crisi di Governo, che spero come tanti altri sindaci non diventi una crisi. Sarebbe incomprensibile. Quello che vogliamo realizzare è una cosa normale: Roma per anni ha vissuto su una discarica molto grande, la più grande d’Europa, molto inquinante che è stata chiusa nel 2013. Da allora non è stato fatto più nessun impianto. E’ una cosa normale fare un moderno impianto per il trattamento dei rifiuti che tra li trasforma in energia pulita”. Gualtieri ha quindi delineato il quadro in vista della realizzazione di nuovi impianti. “La città che ha subito l’effetto dell’insufficienza degli sbocchi, c’è stato un incendio che ha distrutto uno dei più grandi impianti di trattamento dei rifiuti di Roma, in realtà li trasforma per mandarli in discariche e termovalorizzatori -ha affermato il sindaco- questo ha reso molto difficile la situazione. Adesso abbiamo trovato sbocchi temporanei e la situazione sta migliorando. Stanno partendo nuove squadre di spiazzamento grazie alle assunzioni, ma per avere una situazione piena serve la realizzazione dell’impianto. Stiamo lavorando con il massimo impegno. Entro una settimana torneremo alla situazione di normalità e l’emergenza sarà superata. C’è ancora tanto da fare. Abbiamo un nuovo sistema di squadre con 655 persone che tornano a fare quello che non si faceva a Roma da anni”, ha concluso Gualtieri. Resta il fatto che la crisi della raccolta a Roma va avanti ormai da più di un mese, dal 15 giugno, giorno dell’incendio a uno dei due tmb di Malagrotta. Da allora non solo le tonnellate di immondizia da togliere da secchioni e marciapiedi sono aumentate a dismisura e le temperature afose stanno toccando punte da record, ma le modalità di lavoro, è la denuncia, non sarebbero quelle adeguate alle mansioni eccezionali richieste.

LA PROTESTA DEI NETTURBINI

“Basta raccogliere i rifiuti con le mani”. La scritta sul volantino fatto girare dai sindacati tra i lavoratori Ama parla chiaro. Senza l’ausilio di bobcat e casse ragno, i netturbini sono invitati a lasciare i sacchetti a terra, smettendo di sollevarli a mano come fatto nelle ultime settimane sotto il caldo torrido. Un’attività definita “logorante e devastante per la salute e la sicurezza, con possibili gravi ripercussioni a livello muscolo-scheletrico”.
Con una lettera firmata dai rappresentanti delle tre sigle sindacali Fp Cgil, Fit Cisl e Fiadel, i netturbini scrivono al direttore generale Andrea Bossola per mettere nero su bianco quelle che denunciano come “pessime condizioni” di lavoro.  
“Purtroppo, ancora una volta, siamo a segnalare che le operazioni (di raccolta, ndr) vengono svolte, in alcuni casi, in carenza di attrezzature (in alcune zone ci segnalano addirittura la carenza di pale…) ma soprattutto in carenza di sicurezza” si legge nella missiva. “Evidenziamo che, considerate le quantità dei rifiuti da rimuovere e le temperature estreme in cui sono chiamati ad operare i lavoratori, tali operazioni non possono essere svolte manualmente senza l’ausilio delle casse ragno. Inoltre si evidenzia che a parte del personale neoassunti, ad oggi, è stato consegnato solo il vestiario invernale”.
Tra le richieste anche che le “operazioni siano svolte, preferibilmente durante i turni semi notte e notte”, per ovviare al caldo torrido. In assenza di risposte sulla questioni sollevate, “sarà nostra premura richiedere le necessarie verifiche ai competenti uffici del Servizio sanitario regionale”. 

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