Riuscirà il sindaco Gualtieri a sconfiggere burocrati e ambientalisti radicali, realizzando il termovalorizzatore entro la fine del 2025? Ad oggi è difficile avere certezze. Soprattutto a Roma, volere non è sempre potere.
Il sindaco dice che i poteri speciali per realizzare l’opera di smaltimento attraverso l’edificazione del termovalorizzatore ci sono. Il primo cittadino ha iniziato un tour che lo ha portato ad incontrare la Roma che produce, investe e costruisce con l’archistar Massimiliano Fuksas e Giovanni Malagò, presidente del Coni. Gianni Letta, Fendi e Biagiotti. E poi Chicco Testa, ex presidente di Legambiente e di Enel.
Il sindaco vorrebbe un impianto sul modello di Copenhagen, per una potenza complessiva pari a 600 mila tonnellate di rifiuti l’anno.

Secondo i calcoli svolti, il nuovo impianto di termovalorizzazione indurrà dei sicuri benefici direttamente alla cittadinanza che si potrà avvalere di una riduzione delle emissioni pari al 44%, con un -15% per le emissioni su attività di trasporto, -18% sull’impiantistica e -99% sulle emissioni da discarica. Ciò che renderà possibile produrre il fabbisogno di energia elettrica di 150 mila famiglie l’anno e risparmiare il gas utilizzato da 60 mila famiglie l’anno.
Un’altra conseguenza di questo processo è che la completa chiusura del ciclo dei rifiuti abbatterà i costi e consentirà di ridurre la Tari di almeno il 20% e di potenziare in misura assai significativa le attività di raccolta e di pulizia della città. In questo quadro, il Campidoglio pensa ad un investimento che ritiene possa essere realizzato attraverso un mix di equity e debito.
ACEA RESTA IN POLE
Sulla base di un decreto varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 2 maggio è stato compiuto il primo passo per il termovalorizzatore di Roma, perché il sindaco di Roma potrà esercitare le funzioni della Regione in materia di rifiuti, tra cui quella di predisporre e adottare il piano di gestione dei rifiuti di Roma Capitale “in coerenza con gli obiettivi europei di superamento delle discariche, l’aumento della quota del riciclo e riduzione delle emissioni anche attraverso le migliori tecnologie per il recupero energetico”.
Acea, la multiutility, di cui il Comune di Roma è socio di maggioranza, si è già resa disponibile a partecipare alla gara per la costruzione e gestione del termovalorizzatore di Roma, definendosi “il candidato naturale per la realizzazione e la gestione”. Il costo ipotizzato e calcolato dall’amministrazione capitolina per la realizzazione dell’impianto si aggira sui 6-700 milioni di euro.
L’area non è ancora stata ufficializzata, ma indizi incrociati collocano il lotto su cui dovrebbe essere costruito nel IX Municipio di Roma, in località Santa Palomba, su uno degli angoli della rotatoria di Cancelliera, all’incrocio tra le vie Ardeatina, Cancelliera e Valle Caia. L’appezzamento di10 ettari si trova di fronte al nuovo e colossale centro logistico Amazon e al centro Acea di Roma-Sud a due passi dalla Jonhson&Jonhson. È teoricamente compatibile con una tipologia di grandi impianti industriali.
GLI OSTACOLI DA POMEZIA A ROMA
Il sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà, rispetto alla collocazione del termovalorizzatore ipotizzato ha espresso il suo parere contrario: “Inaccettabile anche solo l’ipotesi di realizzare un termovalorizzatore ai confini del nostro territorio. Alle indiscrezioni che circolano in merito alle intenzioni del sindaco di Roma Gualtieri che vorrebbe risolvere il problema rifiuti della capitale riversandoli sui cittadini di Pomezia rispondo con una sola parola: mai. Non lo permetteremo”. Contro l’idea del termovalorizzatore lanciata dal sindaco Gualtieri si schierano anche i Verdi, Legambiente e il Movimento 5 Stelle. La pentastellata Roberta Lombardi, assessora alla Transizione Ecologica della Regione Lazio, boccia l’idea di Gualtieri con un “Non è fattibile”. La partita si preannuncia lunga. Vedremo chi la spuntera’.