Sarà uno “statuto speciale adottato da Roma capitale a maggioranza dei due terzi dei componenti dell’Assemblea capitolina, sentita la Regione Lazio”, e non più un’intesa con la Regione, a definire le materie su cui essa eserciterà i “poteri legislativi”.
Lo prevede un emendamento depositato nella commissione Affari costituzionali alla Camera dai relatori Stefano Ceccanti (Pd) e Annagrazia Calabria (FI) alla proposta di legge costituzionale che attribuisce nuovi poteri legislativi a Roma Capitale.
L’obiettivo è quello di rafforzare l’autonomia normativa, amministrativa e finanziaria, garantendo poteri conformi alla specificità della capitale del Paese.
Quindi per la potestà legislativa, dalla quale è esclusa la sanità (la competenza resta in capo alla Regione), la materia non verrà disciplinata da una legge dello Stato ma, in base alla clausola che ha raccolto ampia convergenza tra i parlamentari, servirà uno statuto speciale approvato dai due terzi dell’assemblea capitolina. Il termine per l’adozione di questo strumento è di due anni. Per evitare, inoltre, il meccanismo dei veti contrapposti, dalla bozza è stata eliminata la formula «d’intesa», riferita alla Regione, sostituita con quella più soft di «sentita».
L’OK ALLA RIFORMA FORSE ENTRO L’AUTUNNO
E’ stato anche chiesto di ritirare tutti gli emendamenti e non proporne di nuovi, a valle del lungo lavoro di tessitura per amalgamare le diverse posizioni: «Confidiamo che sia il punto d’approdo», auspica la deputata azzurra Calabria. «Una scelta chiara e unitaria – sottolinea il dem Andrea Casu – nell’interesse della Capitale e di tutto il Paese che va sostenuta con convinzione. Per dare più forza a questa utile sintesi ho ritirato tutti gli emendamenti che avevamo presentato, nella speranza che il nuovo testo possa arrivare in Aula il prima possibile». La discussione è calendarizzata per il 20 giugno: in caso di voto favorevole il documento passerà al Senato, che potrebbe licenziarlo per la metà di luglio. Dopo uno stop di tre mesi, come prevede il nostro sistema parlamentare, tornerebbe alla Camera che potrebbe approvarlo entro l’autunno