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Inceneritore, per Cingolani la Regione può inserirlo nel piano rifiuti

Marco Battistini
Il ministro della Transizione ecologica, lo dice rispondendo alle domande nel corso della sua audizione alle commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera sul dl Aiuti. Un assist importante per tutti i sostenitori del termovalorizzatore
Giugno 1, 2022
Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica (foto Ansa)

Dotarsi o meno di un inceneritore di rifiuti è una scelta che spetta alla Regione nella stesura del piano rifiuti, che deve comunque essere del tutto compatibile con il Piano nazionale e le regole europee. Poi “se va a ridurre” la quota di rifiuti conferiti in discarica, che non deve superare il 10%, o riduce quel 10%, “è una soluzione che va considerata”.

Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica, lo dice rispondendo alle domande nel corso della sua audizione alle commissioni riunite Bilancio e Finanze della Camera sul dl Aiuti. Un assist importante per tutti i sostenitori del termovalorizzatore. Soprattutto nel Lazio, dove ad oggi il piano rifiuti non lo prevede. “Ho studiato la situazione, il MiTE ha prodotto la Strategia nazionale per i rifiuti e le regioni devono produrre la Strategia regionale, e il ministero verifica compatibilità tra regionale e nazionale”, ricorda Cingolani, “siccome l’inceneritore è eventualmente una prerogativa della Regione e non del ministero, se la Regione vuole inserire l’ipotesi inceneritore deve seguire regole ben precise”.

Infatti, in base alle norme europee “esiste una gerarchia del rifiuto dove il livello più basso è la discarica, e al penultimo posto c’è l’inceneritore, le cose sopra sono tutte piu raccomandabili”, segnala il ministro. “Per ciclo virtuoso si deve tendere al livello Ue” che prevede che il “65% va riciclato, il 10% è quello che non sai cosa fare va in discarica e oggi mettiamo più del 10% in discarica”, quindi “in una ipotesi di piano regionale che lo preveda e sia compatibile con il piano nazionale e rispetti le Best Available Technology (BAT) e la differenziazione, è importante vedere cosa entra nel termovalorizzatore, se va a ridurre il 10% in discarica è soluzione che va considerata”, spiega Cingolani, ma “se non va a ridurre quel 10%, perché non viene raggiunto, si dovrà capire cosa dice piano regionale”.

Ciò detto, “il ministero può solo garantire che siano seguite le migliori tecnologie e la totale consistenza con il Piano nazionale e le regole europee”, conclude, ma “le regole sono chiare e scritte bene” quindi “non ho motivo di pensare sia fatto un brutto piano e cose sbagliate, dopodiché quando arriveranno proposte le vedremo”. 

SEMAFORO VERDE DA ACOS

“Il rifiuto politico e ideologico nei confronti della discarica di servizio e/o di un termovalorizzatore per gli scarti ha inoltre portato la Regione Lazio a valutare l’ipotesi del commissariamento di Roma al fine di realizzare la necessaria impiantistica”.

Ad affermarlo è il documento prodotto da Acos, l’agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici capitolini. La realizzazione di impianti apre la questione dell’individuazione dei siti e delle assicurazioni e compensazioni da garantire alla popolazione residente nelle zone limitrofe.

“Per questo motivo – afferma il documento – è importante che la comunicazione sia più trasparente possibile e che il confronto non sia impostato solo sul piano politico, ma anche su quello tecnico. L’obiettivo comune deve essere quello della massima circolarità e della tutela dell’ambiente, tenendo conto sia degli impatti complessivi, sia di quelli locali sui territori più interessati dal ciclo dei rifiuti”.

Sulla base di un sondaggio svolto tra marzo e aprile su comitati di quartiere e singoli cittadini che si oppongono alla realizzazione dei due biodigestori anaerobici (con produzione di biometano) da 100mila ton ciascuno a Cesano e Casal Selce, analizzando le risposte e le preoccupazioni insieme al Dipartimento di Ingegneria Ambientale dell’Università La Sapienza (con cui Acos ha stipulato una convenzione), l’Agenzia è giunta a una conclusione: “Per le comunità locali interessate più direttamente dalla realizzazione di impianti di chiusura del ciclo dei rifiuti – anche nel caso di impianti che minimizzano l’impatto ambientale e che favoriscono l’economia circolare, come nel caso dei biodigestori – è importante condividere le informazioni relative ai progetti e alle varie fasi di implementazione nell’ottica della massima trasparenza, assicurando: la corretta gestione degli impianti ai fini della sostenibilità ambientale e quindi un piano di monitoraggio permanente degli indicatori ambientali (qualità dell’aria e dei materiali in entrata e in uscita dagli impianti); la massima trasparenza circa gli esiti dei suddetti monitoraggi; il coinvolgimento di una rappresentanza dei comitati, delle associazioni e dei cittadini in un tavolo che vigili sul rispetto delle frequenze di monitoraggio”.

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