Il Giro d’Italia da 113 anni racconta storie incredibili. Sono, per lo più, scritte con la fatica, il coraggio e la voglia di stupire. La corsa rosa del 2022, giunta più o meno a metà percorso, ce ne ha proposte due piuttosto suggestive. Le tappe di martedì e mercoledì hanno avuto infatti l’atteso epilogo della volata, ma inattesi vincitori. Ieri, sul traguardo di Santarcangelo di Romagna, a mettere in fila tutte le ruote veloci più celebrate, è stato Alberto Dainese, 24enne del Team DSM, alla prima vittoria da professionista sul suolo italiano.
Le sue doti di sprinter erano note nell’ambiente ciclistico, ma fin qui avevano propiziato solo qualche buon piazzamento. Stavolta invece Alberto è stato bravissimo a trovare il corridoio giusto per esprimere la propria potenza e sul traguardo è piombato a velocità supersonica, beffando Fernando Gaviria, che già pregustava il primo centro in questo Giro. L’impresa di Dainese è molto rilevante, perché in questa edizione davvero non mancano i velocisti di fama: Cavendish, Ewan, Demare e il citato Gaviria sono quattro mostri sacri delle volate, cui vanno aggiunti Van der Poel e, fino a martedì, l’eritreo Girmay. Il ciclista africano non si è potuto presentare alla partenza dell’undicesima tappa per via di un incidente davvero singolare: dopo aver trionfato sul traguardo di Jesi, battendo Van der Poel e riscrivendo la storia del ciclismo, è infatti stato colpito dal tappo della bottiglia di champagne destinata a fine tappa al vincitore di giornata. L’occhio sinistro di Biniamine ha subito un trauma, costringendo il vincitore della Gand Wevelgem a sottoporsi a degli esami. Escluse per fortuna conseguenze particolarmente gravi, ma impossibile ripartire con un solo occhio funzionante. Il peso della gloria stavolta è stato beffardo oltre ogni previsione, ma per l’eritreo residente a San Marino ci sarà presto occasione di riprovarci. Oggi i “girini” affronteranno la tappa numero 12, che sarà anche la più lunga di questa edizione: 204 i chilometri per coprire la distanza da Parma a Genova, con percorso che si presta a fughe da lontano o anche all’impresa di qualche abile finisseur.

In rosa partirà lo spagnolo Juan Pedro Lopez, capace di difendere la maglia persino sul Blockhaus. Inevitabilmente la vicenda rosa del ciclista targato Trek Segafredo troverà nelle Alpi un ostacolo invalicabile, ma per un corridore partito senza particolari ambizioni di classifica è una favola incredibile, che lo spagnolo proverà ad allungare più possibile. L’ecuadoriano Carapaz resta il grande favorito per la vittoria finale, con Almeida unica possibile alternativa in un Giro oggettivamente avaro di grandi specialisti delle corse a tappe. L’Etna non ha prodotto selezione, il Blockhaus ha visto 6 ciclisti protagonisti, con Pozzovivo tra essi e l’eterno Nibali appena dietro. Presto il Mortirolo e le altre terribili salite alpine finiranno verdetti inappellabili. Intanto gustiamoci l’arrivo in una città magica come Genova. Un possibile vincitore? Il poliedrico Van der Poel o l’eterno attaccante Calmejane.