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Caos M5S sul termovalorizzatore, ‘grillini’ divisi. Ma la Lombardi avverte il Pd

Marco Battistini
In una nota i gruppi capitolini M5S e LcR ribadiscono il loro no “netto, deciso e irreversibile” all'”ecomostro voluto da Gualtieri
Maggio 11, 2022

Il tema del nuovo inceneritore a Roma rischia di creare l’ennesima spaccatura all’interno del Movimento 5 Stelle, rinfocolando i dissidi tra le varie anime che compongono il M5S romano. Da una parte il gruppo pentastellato in Campidoglio e la Lista Civica Raggi, che annunciano il via alla raccolta firme per bloccare la costruzione del nuovo termovalorizzatore e, contestualmente, “lo studio di un’azione legale nei confronti del Campidoglio” per fermare il progetto annunciato dal sindaco del Pd Roberto Gualtieri; dall’altra l’assessora M5S alla Transizione ecologica in Regione Lazio, Roberta Lombardi, che interpellata dall’Adnkronos sconfessa l’iniziativa annunciata oggi dalla Lista che fa capo all’ex sindaca capitolina Virginia Raggi, sua storica ‘rivale’.

L’assessora M5S alla Transizione ecologica in Regione Lazio, Roberta Lombardi

In una nota i gruppi capitolini M5S e LcR ribadiscono il loro no “netto, deciso e irreversibile” all'”ecomostro voluto da Gualtieri”: “La petizione, partita ieri dal Parco Tor Teste e sottoscritta da noi consiglieri M5S e LcR, da alcuni consiglieri municipali e da un buon numero di cittadini, farà prossimamente tappa a Santa Palomba, dove speriamo di poter avere un buon riscontro di firme da parte dei tanti cittadini sensibili al tema”, si legge nel comunicato.

‘La seconda iniziativa”, prosegue la nota, “riguarda invece lo studio di un’azione legale nei confronti del Campidoglio finalizzata a bloccare la realizzazione di un inceneritore da 600 mila tonnellate annue in un quadrante del Municipio IX e a ribadire l’assoluta necessità di un processo di transizione ecologica e di economia circolare per la nostra città. Il M5S e la Lista Civica Virginia Raggi, Ecologia e Innovazione si batteranno in ogni sede per tutelare il diritto alla salute dei romani e la salubrità dell’ambiente in cui viviamo”. Ma parlando con l’Adnkronos l’assessora in Regione Lazio Lombardi parla di “iniziativa non concordata”. “C’è chi vuole essere ricordato per il no e basta e c’è chi lavora per il sì al futuro”, rimarca l’ex deputata.

L’ASSESSORA LOMBARDI AVVERTE IL PD

La Lombardi ha però lanciato un avvertimento al Pd. “La norma sui poteri speciali mi ha colpita per il metodo, crea un precedente pericoloso – ha affermato l’assessora regionale- il commissariamento può avvenire di fronte a un’emergenza, ma non è questo il caso, o per inadempimenti da parte della Regione, che però ad agosto 2020 ha varato il nuovo Piano dei rifiuti con un impegno politico preciso sul divieto di nuovi inceneritori. Con la norma sui poteri speciali si sta bypassando la volontà di un organo elettivo e imponendo un impianto contrario alle scelte dei rappresentanti del popolo”. Queste le parole pronunciate nel corso di un’intervista al Corsera.

Roberta Lombardi esprime dunque la sua contrarietà al progetto del sindaco di Roma Gualtieri di un inceneritore da realizzare entro il Giubileo del 2025. “Su innovazione, smart working, economia circolare il Pd ha ancora una visione novecentesca”, puntualizza Lombardi che lancia un avvertimento ail partito dei dem: “Forse dovrebbe decidere se vuole spostare il baricentro verso l’ala progressista, la nostra, o su quella più conservatrice di Matteo Renzi e Carlo Calenda che strizza l’occhio al centrodestra. Per le regionali prendessero una decisione, il che non significa escludere il campo largo ma decidere su quali temi convergere: a noi non interessano le alleanze elettorali, ma programmatiche”.

Sul problema dei rifiuti, ragiona ancora Lombardi, “l’obiettivo massimo sarebbe non utilizzare una tecnologia, per quanto avanzata, che vada a incenerire creando una serie di problemi come lo sperpero di materie prime e residui importanti sul terreno e nell’aria. Una soluzione intermedia, della quale si è iniziato a parlare, potrebbe essere la raccolta differenziata porta a porta spinta accanto a una rete di impianti che consenta di separare e recuperare il più possibile. In Italia ci sono esempi, come il consorzio del Trevigiano che gestisce i rifiuti di 39 comuni, che arrivano al 90 per cento di differenziata: per il 10 per cento residuo dovremmo adottare le migliori pratiche indicate dall’Europa“.

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