Il termovalorizzatore riscrive la geografia del potere nella capitale. L’inceneritore di Gualtieri in sostanza rappresenta un cambio di passo perché Roma è rimasta immobile da troppi anni. Di fatto sembra il prosieguo di San Vittore, come è noto, impianto gestito da Acea. Il disegno di Gualtieri è chiaro, Cerroni viene archiviato ed entra Acea, i suoi soci, e in generale le società miste pubblico private dove la politica ha un ruolo. A vincere la partita dunque è Acea, che ha come azionisti al 51 per cento Roma capitale, al 23 per cento la multinazionale francese Suez e al 5,45 per cento l’imprenditore Francesco Gaetano Caltagirone.
L’impianto proposto dal sindaco di Roma tratterà 600 mila tonnellate all’anno e brucerà tal quale, il rifiuto indifferenziato. Un sito con un costo di 700 milioni di euro.
L’IMPIANTO ED IL RUOLO DI ACEA, A2A ED HERA
Il primo step riguarda la pianificazione del fabbisogno impiantistico, calcolato sul totale dei rifiuti prodotti ovvero sul saldo tra raccolta differenziata e flussi di indifferenziata. Una volta quantificato il volume di tal quale da trattare il sindaco può decidere, in alternativa all’ipotesi della discarica o dell’invio dei rifiuti all’estero (al momento si starebbe valutando un contratto con il termovalorizzatore di Amsterdam al costo di 250 euro a tonnellata), di realizzare un inceneritore di proprietà pubblica che consentirebbe di abbattere i costi (tra i 50 e i 70 euro a tonnellata). Altro passaggio chiave, l’individuazione dell’area: il terreno a Santa Palomba, nel IX Municipio, al confine con il Comune di Pomezia. Il sito soddisfa più di un requisito: nel Piano regolatore risulta come area industriale, non sottoposta a vincoli e con una bassa densità abitativa; il fatto che Ama sia proprietaria ne rafforza il ruolo nell’ambito della strategia industriale e nel piano di rilancio che include i biodigestori di Cesano e Casal Selce. Per la realizzazione dell’impianto in campo ci sarebbero Acea e, come fornitori di tecnologia, la milanese A2A, nonchè l’emiliana Hera che nel frattempo garantirebbero sbocchi di medio periodo all’indifferenziata prodotta dalla Capitale. Riguardo alle soluzioni tecnologiche, la pista porta ad un termovalorizzatore di ultima generazione sul modello di Bolzano, in grado di bruciare il tal quale senza trattamento preliminare nel Tmb. Per minimizzare le emissioni inquinanti, oltre ad avanzati sistemi di filtraggio, si potrebbero adottare invece sistemi per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica.
PRESTO ANCHE UNA PICCOLA DISCARICA
Il nuovo impianto “da 600mila tonnellate che intendiamo realizzare in tempi molto rapidi, ci permetterà di chiudere il Tmb di Rocca Cencia e di abbattere del 90% l’attuale fabbisogno di discariche” ha ricordato nuovamente ieri il sindaco Gualtieri. In tal modo per la Capitale si renderà necessaria “solo una piccola discarica di servizio per il conferimento di residui inerti che potrà limitarsi a 60mila tonnellate l’anno e avrà un impatto ambientale sostanzialmente nullo. Perché le ceneri pesanti (prodotte dal termovalorizzatore ndr) sono recuperabili al 90% e quelle leggere (da smaltire in discarica ndr) sono pari al 4% della massa iniziale”.
Sul piano della produzione di energia e di calore, il nuovo termovalorizzatore sarà in grado di produrre energia elettrica per 150mila famiglie. Nelle intenzioni dell’amministrazione capitolina riuscirà a produrre calore per 36mila famiglie, con un risparmio di gas che è equivalente a quello consumato da 60mila famiglie l’anno.