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Roma Capitale, Egato autonomo rispetto alla Città Metropolitana

Marco Battistini
La nuova norma che articolerà l’Egato Roma Capitale è tutta da scrivere e non sarà facile. Perché, non essendo una provincia, Roma non potrà avere un’assemblea dell’Egato composta dai sindaci che a loro volta eleggono il presidente e i 4 componenti del Consiglio Direttivo
Maggio 5, 2022
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Emergenza rifiuti

I poteri speciali dati dal governo al sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, per dotare la città di tutti gli impianti di rifiuti (a partire dal termovalorizzatore) capaci di evitare che la Capitale vada in crisi durante il Giubileo portano con sé un’altra conseguenza: Roma costituirà Egato autonomo (Ente di Gestione degli Ambiti territoriali ottimali per il servizio integrato dei rifiuti) per la gestione integrata del servizio Rifiuti.

La proposta al momento prevede che gli Enti di Gestione, chiamare a chiudere il ciclo dei rifiuti nel proprio perimetro, coincidano con le 5 province del Lazio e quindi Roma è ricompresa in quello della Città Metropolitana (insieme agli altri 120 comuni), anche se ha l’obbligo (in base al piano regionale dei rifiuti) di dotarsi di tutta l’impiantistica idonea a renderla autosufficiente. La norma “commissariale” contenuta nel dl Aiuti, approvata dal Cdm, ha di fatto superato l’impostazione della proposta sugli Egato. Una riunione del centrosinistra ha sancito la necessità di andare oltre il testo attuale, prendere atto delle tante prese di posizione (sindacati, forze di opposizione ma anche all’interno della stessa maggioranza) affinché Roma fosse autonoma in tutto e per tutto nella gestione della chiusura del ciclo dei rifiuti che produce e di andare nella direzione dell’Egato di Roma Capitale

LA VERSIONE DELLA REGIONE LAZIO

Un destino che tra le righe ha anticipato anche l’assessore regionale ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani, dopo avere ascoltato in commissione le parole di Bruno Manzi, capo di Gabinetto del sindaco metropolitano, Roberto Gualtieri, che aveva detto: “Per la Città Metropolitana di Roma e Roma Capitale segnaliamo alcune problematiche. Una prima questione attiene a una riflessione che bisognerà fare in sede di emanazione di questo provvedimento sugli effetti che hanno sull’impianto del provvedimento stesso le novità che arrivano dal decreto approvato ieri, laddove costruisce un percorso per quanto riguarda Roma sul tema della gestione rifiuti: cioe’ una indicazione commissariale a tempo fino al Giubileo“.

In secondo luogo “sulla governance dell’Egato, di comune accordo con la città di Roma, a proposito della costruzione dei sistemi di votazione riteniamo abbastanza particolare e complicata l’idea di avere un peso della città di Roma valutato al 40% rispetto al proprio bacino, visto che il peso specifico di Roma su quel bacino è equivalente al 67%”. Infine “la particolarità rispetto all’Ato della città Metropolitana di Roma quando nel piano dei rifiuti l’idea dell’Ato viene gestita nella sua dualità: Roma da una parte e il resto della città Metropolitana dall’altra. Una dualità rafforzata dalla sentenza Tar, relativa al ricorso di Roma Capitale e della Città Metropolitana contro la procedura di commissariamento da parte della Regione. In quella sede il Tar diede dignità a quei sub ambiti come fossero ambiti, riconoscendone la particolarità. Forse una riflessione rispetto a questo andrebbe fatta nella costruzione dell’ente di governo, pensando a soluzioni che contemperano le esigenze di Roma e del territorio metropolitano rispetto a questa prospettiva e considerando la specialità di Roma come Capitale del Paese”. Tutti “assist” raccolti poco dopo da Valeriani. Il quale, dopo avere sottolineato che “l’impostazione del piano rifiuti non la mettiamo in discussione”, ha riconosciuto che “è evidente che” l’attuale proposta di costituzione degli Egato sui rifiuti “non sia in sincronia con le novità enormi di ieri ed e’ evidente che dovremo sincronizzarla. Perché la vicenda ci dice che, indipendentemente dal piano rifiuti del Lazio, Roma Capitale è dotata di poteri commissariali straordinari.

E la considerazione dell’incongruità, anche alla luce del Dl Aiuti che assegna a Roma Capitale una disciplina specifica fino al 2026 sottratta al nostro legiferare, ci impone di armonizzare il testo”. Inoltre “l’atto di coraggio di Roma di decidere risolvere in modo radicale e violento il tema dell’emergenza permanente dei rifiuti, realizzando un impianto non previsto nel nostro piano rifiuti ma con i poteri straordinari conferiti come commissario al Giubileo, penso sia un aiuto fortissimo che Roma da’ a tutti i comuni del Lazio. Se Roma era l’alibi per non fare nulla ora fornisce un argomento molto forte per procedere tutti nella stessa direzione”. 

EGATO DI ROMA: ECCO COME SARA’

Cioè fare gli impianti e chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti in tutte le province del Lazio. La nuova norma che articolerà l’Egato Roma Capitale è tutta da scrivere e non sarà facile. Perché, non essendo una provincia, Roma non potrà avere un’assemblea dell’Egato composta dai sindaci che a loro volta eleggono il presidente e i 4 componenti del Consiglio Direttivo. L’unica cosa che verosimilmente accadrà è che con l’Egato di Roma sarà salva la prosecuzione dell’affidamento in house ad Ama (quello in vigore scade nel 2030). La proposta di legge attualmente prevede una facoltà da parte degli Egato di optare per l’assegnazione alla società in house al posto della gara. Ma non l’obbligo. Soluzione che non dà garanzie e che infatti la Cgil ha aspramente criticato. Lo sganciamento di Roma dal resto della Città Metropolitana sembra favorire, salvo clamorosi colpi di scena, la prosecuzione dell’affidamento ad Ama per la raccolta e lo spazzamento anche dopo il 2030 ma non solo. Perché il Campidoglio sta scommettendo fortemente sul potenziamento della sua municipalizzata anche sul fronte impiantistico.

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