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Acea-Ama, cresce l’ipotesi di una fusione graduale

Marco Battistini
Bossola già al lavoro per fronteggiare l’emergenza rifiuti. L’amministrazione capitolina procede alla ripartizione delle attività fra le due società
Aprile 13, 2022

Il nuovo direttore generale di Ama Andrea Bossola è chiamato ad affrontare un percorso ad ostacoli. Bossola, appena arrivato ai vertici di Ama, si trova a dover fronteggiare quasi 5.000 tonnellate di rifiuti che vengono prodotti quotidianamente nella città di Roma, a un mese dalla chiusura obbligata della discarica di Albano. L’ingegnere per anni, dal 2013 al 2017, ha lavorato come Direttore dell’Area Industriale Acea. Un ulteriore elemento che fa pensare ad un potenziamento ulteriore del legame fra le due società.

DALLA SINERGIA ALLA FUSIONE

La soluzione al problema dei rifiuti passa dalla sinergia tra Ama e Acea. L’ipotesi della fusione societaria sembra prendere corpo. Di tempo però Roma ne ha poco, considerati lo stato della pulizia e il bisogno d’interventi strutturali.
Per questo la strategia di Gualtieri sarebbe quella che punterebbe ad una fusione graduale, imboccando la strada di una prima ripartizione delle attività tra Ama e Acea.

Andrea Bossola

Alla prima andrebbe affidata la raccolta dalla pulizia delle strade ai cassonetti, alla seconda lo smaltimento nelle sue varie fasi. Se la raccolta venisse fatta in modo più efficiente, anche lo smaltimento costerebbe di meno alle casse pubbliche. Questa nuova collaborazione è già stata avviata, intanto facendo sedere allo stesso tavolo i manager delle due municipalizzate. E potrebbe rafforzare stabilmente l’assetto impiantistico della capitale anche grazie alle risorse del Pnrr. Il nuovo clima Regione-Comune indubbiamente aiuta. La Regione ha già dato parere positivo alla realizzazione della quarta linea del termovalorizzatore di San Vittore, grazie al quale Acea potrà gestire altre 186mila tonnellate di rifiuti l’anno, che si aggiungeranno alle quasi 400 mila già trattate dall’impianto.

AMA RIMASTA SENZA IMPIANTI

L’Ama ha bisogno di efficienza. E dalla sua fusione con Acea ne beneficerebbero sia la città che i lavoratori. Si porterebbero in Ama maggiori capacità di progettazione degli impianti, cruciali per uscire dall’emergenza rifiuti.
Basti pensare che l’ultimo impianto è stato collaudato da Ama 13 anni fa, nel 2008. Occorrerebbe guardare ad alcuni modelli di efficienza. A partire dai gruppi A2A e Iren di Milano e Torino. Ma a Roma da sempre i sindacati sono contrari, e i partiti finora gli sono andati dietro. Al sindaco Gualtieri servirebbe un pizzico di coraggio in più per compia questa scelta strategica per il futuro della città.

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