La secessione minacciata e poi non messa in atto da alcuni dei maggiori club europei ha indotto a riflessioni il comitato esecutivo dell’Uefa. Il grande circo del calcio europeo è consapevole che i venti separatisti, tacitati con la forza, continuano ancora a spirare e rischiano di rompere di nuovo il rigenerato fronte comune. E allora, ecco il nuovo look, ispirato dall’esigenza di venire incontro ai club dopo l’inevitabile crisi generata dalla pandemia; ma ecco anche più severe disposizioni sul “fair play”, per evitare il collasso del sistema calcio. Ceferin e i suoi più diretti collaboratori dicono ciao alla Champions così come la conosciamo, ne aumentano dimensioni (36 in luogo delle attuali 32 partecipanti) e durata, stravolgendo il concetto storico dei “gironi”.
A partire dall’edizione 2024/25, avremo infatti un girone unico, comprendente le 36 formazioni, 32 delle quali selezionate in base ai criteri già esistenti. Gli altri 4 posti verranno assegnati alla terza classificata del campionato che per ranking è al quinto posto in Europa (attualmente sarebbe la terza del campionato francese), alla vincitrice di un campionato che oggi per ranking non avrebbe l’ammissione diretta, e ai due club che, pur non avendo guadagnato in stagione i requisiti per la partecipazione, hanno i coefficienti più alti nel ranking Uefa. Di fatto, un club blasonato che dovesse mancare un piazzamento tra le prime quattro nel suo campionato, si ritroverebbe un sostanziale paracadute grazie al coefficiente acquistato nelle stagioni precedenti. Le squadre ai primi 10/15 posti del ranking UEFA avrebbero così nell’invito il modo di aggirare un eventuale fallimento stagionale. Le 36 compagini non dovranno confrontarsi con tutte le avversarie (un girone all’italiana completo con 36 team produrrebbe un numero abnorme di gare), ma disputeranno 10 gare ciascuna contro avversari sorteggiati.
Al termine delle 10 giornate di gara le prime 8 si qualificheranno direttamente per l’eliminazione diretta, mentre le squadre classificate dal nono al ventiquattresimo posto disputeranno gli spareggi, con gare di andata e ritorno, per accedere agli ottavi di finale. Da quel momento in poi la Champions proseguirà in linea con le attuali regole. Altra rivoluzione ancor più importante di quella della formula sarà quella del nuovo fair play finanziario. I club avranno tre anni per rientrare nel parametro del 70%, ma fin da luglio dovranno adeguarsi a quello del 90%. In nome della sostenibilità e per evitare l’implosione del pianeta calcio, ciascun club dovrà pertanto evitare che le proprie spese legate a stipendi, trasferimenti e costo degli agenti oltrepassino i limiti stabiliti perentoriamente dall’organismo europeo. La sostenibilità finanziaria dovrà essere garantita attraverso solvibilità, stabilità e controllo dei costi. Per andare incontro alle società verranno stabiliti altresì nuovi requisiti, evolvendo l’attuale regola del “break even” e concedendo maggiore capacità alle finanze del club. L’implementazione sarà facilitata con un calcolo dei guadagni parametrato sul calcolo del risultato di pareggio.
Senza addentrarci in ulteriori e non sempre comprensibili tecnicismi, i club verranno aiutati a raggiungere quella sostenibilità cui tende la riforma complessiva del sistema calcio. Sarà una rivoluzione dei criteri economici vigenti e non sarà semplice per i nostri club adeguarsi da subito alla “stretta” operata dall’esecutivo. Possibili pertanto scenari di crisi e ridimensionamenti, ma il criterio da cui scaturisce questa rivoluzione è quello di salvare l’azienda calcio da un collasso che il perdurare delle nuove regole avrebbe reso inevitabile.