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Trump, Meloni, D’Alema, Monti e… la Ciociaria

Massimo Pizzuti
Il successo politico del presidente del consiglio nel confronto con l’inquilino della Casa Bianca affonda le radici nella forza di un partito organizzato e “pesante”. E di una leader “pensante”. Oggi, con la presentazione della lista espressione del CdA, si apre la lunga corsa per l’elezione di tre nuovi consiglieri della Banca Popolare del Frusinate.
Aprile 18, 2025

Qualche settimana fa l’ex presidente del consiglio e già leader dei Ds Massimo D’Alema, riferendosi a Giorgia Meloni, disse: “Sa cosa mi piace di Giorgia Meloni? Ha fatto quello che non abbiamo fatto noi. Ha tenuto in piedi un partito vero, organizzato, con i quadri. E’ una che ha fatto politica”.
Nel vedere il premier Giorgia Meloni alla Casa Bianca, per il faccia a faccia con il presidente Usa Donald Trump, quelle parole sono tornate alla mente. Perché la Meloni ancora una volta, piaccia a non piaccia, ha dimostrato di saper fare politica. Il professor Mario Monti, ospite di Otto e Mezzo di Lilli Gruber, ha affermato: “Credo sia stato un successo politico sia per il presidente del consiglio che per l’Italia. Ha schivato la patata bollente dei dazi, non trattandone concretamente. Non si è invischiata in una materia sulla quale non ha potere. E ha dimostrato in Europa che non era lì per togliere potere alla Commissione Europea”.
Se a trentuno mesi dal successo delle politiche di settembre 2022 Fratelli d’Italia resta di gran lunga il primo partito italiano un motivo ci sarà. E il motivo è quello individuato da D’Alema: Giorgia Meloni sa fare politica. E con lei Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni, dopo anni di leader dal consenso volatile, ha capito che alla base del successo c’è una severa disciplina fondata sullo studio accurato dei dossier e delle situazioni. È la sua regola come Presidente del Consiglio ed è la regola che sta instillando, con l’esempio, nel suo partito.

Non è un caso che in provincia di Frosinone l’unico partito che ha mantenuto vivo il confronto interno nei circoli è Fratelli d’Italia. Merito certamente del due volte parlamentare e leader Massimo Ruspandini, ma anche di tutti quelli che con lui sono “cresciuti”. E perfino di chi ha sensibilità diverse all’interno di FdI. Come ha voluto evidenziare recentemente Paolo Trancassini, coordinatore di FdI nel Lazio: “Pur stando nel partito da sempre e prima di tutti, Massimo Ruspandini non ha mai fatto un elenco di chi poteva entrare e chi no”.
Per il resto, la Lega fatica molto nel territorio, Forza Italia sta recuperando terreno ma ha bisogno di tempo, a livello locale i Cinque Stelle semplicemente non esistono. Quanto al Partito Democratico, la stagione congressuale congelata da mesi  non spiega per intero la situazione. Probabilmente nei prossimi giorni la nomina di un commissario ad actasbloccherà la situazione, ma va fatta una riflessione globale. La fine della stagione del “correntone” Pensare Democratico ha determinato un vuoto enorme.
Da una parte adesso ci sono Francesco De Angelis, Mauro Buschini, Adriano Lampazzi, Marco Delle Cese (AreaDem), Danilo Grossi, Nazzareno Pilozzi, Umberto Zimarri (Parte da Noi), dall’altra Sara Battisti, Enrico Pittiglio, Luca Fantini(Rete Democratica), Antonio Pompeo(Energia Popolare). Non è soltanto una questione di schieramento sui candidati alla segreteria: i primi schierato con Achille Migliorelli, i secondi con Luca Fantini.
La situazione investe il posizionamento e le strategie nei diversi Comuni, negli enti, nei rapporti con il mondo delle associazioni. E soprattutto con i cittadini. Prendiamo il Comune di Frosinone: perché il Pd non accelera neppure nel momento di maggiore difficoltà della coalizione di centrodestra da tredici a questa parte? Perché non c’è una leadership riconosciuta. Il senso del fare politica e di avere un partito organizzato e strutturato è questo.
Perché dopo la sconfitta alla Regione del febbraio 2023 nel Pd è venuto meno il collante del potere. Facendo emergere divisioni laceranti. Specialmente in Ciociaria. Il congresso prima o poi si farà. Ma se si limiterà ad una prova muscolare in assenza di qualsiasi “visione”, servirà a poco.
Nel pomeriggio intanto, la Banca Popolare del Frusinate, presenterà i tre candidati che il Cda candiderà alla prossima assemblea di maggio per entrare nell’esecutivo dell’istituto di credito di Piazzale De Matthaeis. In lizza ci sono già altre due liste. Quella dell’imprenditore del caffè Massimo Crescenzi e quella che fa riferimento all’imprenditore ex presidente della Camera del Commercio di Frosinone, Marcello Pigliacelli.

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