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Trequattrini, quando la competenza vale più del potere

Massimo Pizzuti
Il professore universitario confermato per un altro anno commissario straordinario del Consorzio industriale del Lazio. I risultati hanno fatto la differenza. La stagione congressuale della Federazione di Frosinone del Pd è congelata da mesi. C’è un’unica soluzione per sbloccare la situazione: la nomina di un commissario ad acta. Terna di nomi, ma il favorito è Stefano Graziano.


Aprile 16, 2025
Raffaele Trequattrini

La conferma (per un altro anno) del professor Raffaele Trequattrini alla guida del Consorzio industriale del Lazio, non soltanto evidenzia l’ottimo lavoro svolto, ma fa capire come la visione e la programmazione abbiano fatto la differenza. Sia il Governatore Francesco Rocca che la vicepresidente Roberta Angelilli avevano definito l’ambito della “mission”. Trequattrini l’ha interpretata mettendoci molto del suo. Facendo effettuare all’ente passi avanti significativi sul versante degli investimenti, dei cantieri, della rivisitazione dello statuto, dell’efficientamento energetico, dello snellimento delle procedure burocratiche. Il Consorzio è un punto di riferimento funzionale per le imprese. Con il suo stile pacato ma determinato, ma soprattutto, con la sue competenze, Raffaele Trequattrini ha centrato tutti gli obiettivi. Dimostrando (sul campo) due cose. La prima: l’impronta manageriale nella gestione moderna di questi enti è fondamentale. La seconda: la provincia di Frosinone esprime professionalità che non hanno nulla da invidiare a nessuno. E questo lo ha capito bene il leader provinciale di FdI Massimo Ruspandini che all’epoca della nomina si fece promotore di una scelta di qualità ben lontana dalle più comode logiche clientelari che hanno sempre governato la gestione degli enti intermedi.

UN COMMISSARIO PER IL PD

Il favorito è Stefano Graziano, parlamentare eletto nel collegio della Campania. Ma nella terna dei nomi ci sono anche Vinicio Giuseppe Guido Peluffo e Matteo Mauri. Il tema è la nomina di un commissario ad actache possa sbloccare la stagione congressuale del Pd in provincia di Frosinone. Una stagione ferma al palo da mesi, dopo che la commissione regionale di garanzia, accogliendo alcuni ricorsi presentati, ha stabilito che il tesseramento del 2024 è valido ai fini dell’iscrizione ma non per determinare la platea congressuale. La proposta di un commissario ad acta è materia di competenza della segreteria nazionale, ma c’è anche il passaggio in direzione. Certamente i tempi sono strettissimi, considerando che la finestra per celebrare i congressi (aperta il primo aprile) si chiuderà il 30 giugno. Il commissario avrebbe il compito di certificare l’anagrafe degli eletti. Ma alcuni passaggi sono da capire. Se per esempio il tesseramento si riaprirà per un breve periodo.
Il segretario regionale Daniele Leodori sta osservando la situazione con la solita attenzione.

IL CIRCOLO DI FROSINONE


Paralisi totale. Una fase di stallo che tutti avevano detto di voler superare in fretta. Parliamo del circolo del Partito Democratico di Frosinone. Vero che la stagione congressuale dei Democrat è “congelata” da mesi. Ma nel capoluogo il punto è diverso. Ci sono state le dimissioni di diversi membri della segreteria e anche qualche riunione piuttosto accesa. Nel corso di tali confronti era emersa la volontà di costituire una sorta di “task force”, incentrata sui tre consiglieri comunali: Angelo Pizzutelli, Norberto Venturi e Fabrizio Cristofari. Unitamente al segretario Marco Tallini e ad altri esponenti in rappresentanza delle diverse correnti.

In realtà c’era una certa urgenza, sia perché Angelo Pizzutelli da mesi non è più capogruppo e non intende tornare sui propri passi. In secondo luogo Stefano Pizzutelli ha posto sul tavolo la questione di un cambio di rotta politico nel capoluogo. Per una ragione evidente: dopo tre sconfitte consecutive, e a due anni dall’appuntamento elettorale, della coalizione di centrosinistra si sono perse letteralmente le tracce. E in queste condizioni il Pd non ha alcun margine di manovra. Fra l’altro c’è altresì una sorta di paradosso, perché il gruppo consiliare sta facendo opposizione all’Amministrazione Mastrangeli, ha votato no al bilancio di previsione e ha marcato una netta distanza politica dalle scelte della lista civica di Domenico Marzi (astenuta sul documento contabile).

La realtà è che nel Pd, a Frosinone, non vengono mai date risposte. Non è un mistero che Angelo Pizzutelli vorrebbe concorrere al consiglio provinciale (l’appuntamento elettorale è previsto a dicembre 2025). Naturalmente però con una designazione blindata. D’altronde, uno che alle comunali di Frosinone ottiene costantemente tra le 700 e le 800 preferenze avrebbe “diritto” ad una possibilità del genere. Una sorta di minimo sindacale. Considerando pure che più volte ha effettuato passi indietro sulla candidatura a sindaco. Proprio la candidatura a sindaco è il vero nervo scoperto del Pd e dell’intero centrosinistra al Comune capoluogo. Nel 2012 la clamorosa (e rumorosa) frattura tra Michele Marini e Domenico Marzi spianò la strada alla prima delle due vittorie di Nicola Ottaviani, alla guida del centrodestra. Nel 2017 Fabrizio Cristofari fu abbandonato al proprio destino politico da un partito diviso, assente, pigro e distratto.

Nel 2022 era stato scelto Mauro Vicano. Poi si cambiò in corsa e venne indicato Domenico Marzi, capace comunque di arrivare al ballottaggio. Trentaquattro mesi fa, però, il Psi di Gian Franco Schietroma si presentò autonomamente, con Vincenzo Iacovissi candidato a sindaco. Quella frattura non è stata ricomposta.

Ecco perché l’ulteriore stallo della situazione del circolo cittadino del capoluogo. Dovrebbe preoccupare (e molto) i vertici del Pd. Intanto perché Angelo Pizzutelli ha fatto capire chiaramente di essere stanco di un contesto nel quale non c’è mai uno scatto. In secondo luogo Fabrizio Cristofari e Norberto Venturi sono professionisti stimati in città e anche loro rifletteranno sul da farsi. Per quanto concerne Stefano Pizzutelli, lui al Pd ha aderito dopo la vittoria di Elly Schlein alle primarie. Intende dare un contributo e giocare un ruolo. Ma così è complicato per chiunque.

Il segretario regionale Daniele Leodori, in una riunione della direzione provinciale nel novembre scorso, sottolineò come il Pd aveva l’esigenza di invertire il trend a Frosinone, il capoluogo. Determinando da subito le condizioni in vista delle elezioni del 2027. Di questo passo difficilmente si potrà evitare il…poker. Di sconfitte. Anche perché mai come negli ultimi mesi il centrodestra cittadino appare litigioso e perfino diviso. Se ne sono accorti tutti. Tranne il Partito Democratico. Che a Frosinone si sia scelto di perdere sistematicamente? Come sosteneva il sette volte presidente del consiglio Giulio Andreotti, a pensare male si fa peccato. Ma spesso si indovina.

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