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Terzo mandato, Province, premierato: Giorgia sogna il triplete

Massimo Pizzuti
L’apertura di Fratelli d’Italia sulla possibilità di un terzo mandato per il presidenti di Regione spariglia le carte della politica nazionale. Giorgia Meloni sa che il momento è decisivo e guarda all’elezione diretta del premier. Ma per farlo ha bisogno di un “pieno” di vittorie del centrodestra. Intanto si riaffaccia la questione delle Province.
Giugno 6, 2025
Giorgia Meloni

Perché scegliere se si può avere tutto? Il momento politico del Paese è delicato e decisivo. L’apertura di Fratelli d’Italia al terzo mandato per i Governatori ha spiazzato gli alleati (soprattutto Forza Italia), ma in realtà potrebbe essere il primo tassello di un “puzzle” che passa anche dal ripristino dell’elezione diretta degli organi delle Province. Fino alla “madre di tutte le riforme” (citazione di Giorgia Meloni): il premierato. A pochi giorni dal voto referendario sui temi di lavoro e cittadinanza, il presidente del consiglio ha sparigliato le carte.
E’ stato Il responsabile organizzativo di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli, a spiegare al termine della riunione del direttivo del partito: «Abbiamo ribadito che non c’è una preclusione ideologica ad affrontare il tema del terzo mandato se viene posto dalle Regioni. Se le regioni pongono questo tema ne parliamo. Noi abbiamo detto che è sbagliato che ciascuna regione scelga il numero dei mandati, deve esserci una riflessione nazionale. È un tema che deve essere affrontato come equilibrio tra poteri. Una riflessione si può aprire anche prima delle regionali». Pochi minuti dopo la dichiarazione del leader della Lega Matteo Salvini: «Io conto che il centrodestra a giorni trovi la soluzione per Veneto, Toscana, Campania, Puglia, mentre nelle Marche abbiamo un bravo governatore che va riconfermato, ma ogni giorno che passa è un giorno perso. Abbiamo l’ambizione di vincere ovunque, ma i candidati vanno trovati il prima possibile, non a luglio o agosto, anche perché se voti a ottobre. Secondo me non ci sono battaglie perse. Mettere in discussione il buon governo del Veneto non sarebbe capito dai veneti. Zaia ancora ieri è il governatore più apprezzato d’Italia: garantire lo stesso modello, la stessa squadra e lo stesso equilibrio è cosa buona e giusta. Votano 5 regioni, un centrodestra solido e compatto che comprenda tutti con 5 regioni al voto può ampiamente trovarlo». Quindi ancora Donzelli: «Vogliamo mettere in ogni regione il miglior candidato possibile, senza voler mettere bandierine, e siamo sicuri che faranno così anche gli alleati, che in proporzione al peso elettorale sicuramente hanno più regioni di noi. Non ci mettiamo a fare il “Cencelli”, ci aspettiamo che non lo facciano nemmeno gli alleati».
Silenzio invece da parte di Forza Italia, contraria all’opzione del terzo mandato. Maurizio Gasparri, senatore degli “azzurri”, ha detto: «La nostra posizione non cambia».

Ma Giorgia Meloni conta di poter recuperare l’unità dell’intera coalizione. D’altronde le regionali d’autunno sono troppo importanti: una vittoria del centrosinistra indebolirebbe sia il Governo che la coalizione di centrodestra. La posizione di Fratelli d’Italia sembra l’inizio di una svolta.
Nelle scorse settimane è passata in secondo piano una dichiarazione del presidente di Upi (Unione Province Italiane) Pasquale Gandolfi, che ha affermato:«Il sistema elettorale delle Province presenta molte anomalie, che da anni chiediamo di risolvere, attraverso una revisione complessiva del sistema elettorale che preveda l’elezione diretta degli organi e una durata del mandato di cinque anni analoga a tutte le altre cariche istituzionali. Nelle condizioni in cui siamo, con il presidente di Provincia che dura in carica quattro anni, e il consiglio provinciale che ne dura solo due, non si può introdurre la previsione della mozione di sfiducia. C’è poi un dato politico di fondo: da anni ormai tutti i partiti dichiarano in Parlamento e al Governo che la legge che regola le Province è stato un errore che ha portato all’ indebolimento dei territori. Eppure, tutti i tentativi di riforma, sia parlamentari che governativi, non vanno avanti. Se davvero c’è questa consapevolezza, che si traduca in norme coerenti, in maniera organica e strutturata, come si deve ad una istituzione della Repubblica».
In effetti basta guardare a quello succede in Ciociaria per capire come sia complicato per la Provincia di Frosinone esercitare il ruolo. Ieri il presidente Luca Di Stefano ha convocato un vertice con i sindaci e i tre consiglieri regionali eletti nel territorio. Per affrontare il tema del Trasporto pubblico locale, alla luce dei cambiamenti previsti, con una forte riduzione dei chilometri. Dicendo: «Ciò che si prospetta dal prossimo primo luglio rischia di avere un impatto pesante sui nostri territori. Le misure annunciate, infatti, prevedono una riduzione significativa dei chilometri percorsi, con il concreto pericolo che interi centri vengano esclusi dai collegamenti e quindi isolati, colpendo in particolare le fasce più fragili della popolazione: anziani, studenti, pendolari, cittadini che non dispongono di mezzi propri».
Fino al 2026 nelle Province si voterà con la Delrio, ma il centrodestra nazionale può accelerare su un “pacchetto di riforme istituzionali” che comprenda anche l’assetto delle Province. Enti che hanno il dirittodi riprendersi quella sovranità piena prevista nella Costituzione, “amputata” da una riforma rimasta tale nonostante il voto contrario di un referendum. Datato 2016!

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