Cogliere i tempi, dare un significato alla liturgia, interpretare le parole, fiutare il clima, intercettare gli sguardi. Eravamo al Dream Cinema per tentare una sintesi della giornata ciociara del centrosinistra regionale in tour a Frosinone. Eccola. Zingaretti & Co. si sentono forti, molto forti sull’operazione Regionali 2023. Accusano invece tutti i limiti ed i ritardi sulla scadenza più vicina: quella delle elezioni di Frosinone di maggio (o giugno). Non serve la laurea di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia per immaginare che la kermesse di ieri si sarebbe dovuta concludere con una standing ovation a Marzi. Ovviamente se Zinga, Astorre e De Angelis fossero stati del tutto convinti del progetto che vede il ritorno in pista dell’ex sindaco di Frosinone. Non c’entra nulla che si parlava di quello che la Regione intende fare nei prossimi mesi e dal 2023 in poi con i fondi europei e con le risorse del Pnrr. Non c’entra nulla che l’incontro era con il Pd di tutta la provincia. Era troppo ghiotta l’occasione per lanciare una candidatura che invece rimane impantanata nelle sabbie mobili delle indecisioni dei big del Pd del capoluogo e dello scetticismo di chi assaporava venti anni dopo la prima era Marzi un progetto inclusivo e davvero largo che per un anno aveva visto in campo il direttore del distretto di Frosinone della Asl, Mauro Vicano. Per questo la firma che hanno apposto ieri sull’operazione Marzi i big del partito è sembrata scolorita, debole, quasi dovuta.
Leodori, l’idea che piace al “campolargo” della Ciociaria
La giornata frusinate ha visto crescere nell’immaginario degli addetti ai lavori la possibilità della candidatura dell’attuale vice-presidente della giunta regionale Daniele Leodori come successore di Nicola Zingaretti. In questi anni, soprattutto nel corso della pandemia, l’ex sindaco di Zagarolo, pupillo del senatore Bruno Astorre, ha stretto rapporti con tutta una serie di amministratori del territorio e ieri si faceva un gran parlare (anche durante il convegno alla Camera di Commercio) della possibilità piuttosto concreta che le eventuali primarie contro Alessio D’Amato possano aprire a Leodori la strada per la candidatura del “campo largo” del centrosinistra. Non è un segreto per nessuno che negli ultimi mesi Leodori abbia conquistato l’appoggio di Massimiliano Smeriglio mentre gli ottimi rapporti da sempre intrattenuti con il senatore Claudio Fazzone non escludono la possibilità che anche quest’ultimo possa in qualche modo partecipare alla sua corsa verso la presidenza della giunta regionale.
Disastro Lega: parte da qui il rinnovato ottimismo di Zingaretti & Co.
Ma se i progressisti tornano di nuovo a pensare ad una vittoria alle regionali (del tutto esclusa fino a un anno fa) il motivo va cercato ancora una volta nelle disgrazie del centrodestra. Che, dopo aver letteralmente gettato alle ortiche la vittoria del 2018 per non aver saputo disinescare la candidatura di Sergio Pirozzi (e per aver dato al candidato Stefano Parisi solo poco più di un mese per tentare la missione impossibile di battere Zingaretti) oggi si avvicina all’appuntamento elettorale con una Lega in disarmo, letteralmente sparita in quasi tutti le realtà locali, in discesa vertiginosa nei sondaggi (questa settimana perde quasi un punto percentuale) e con una base disorientata dalle performance di Matteo Salvini. Un leader che dal Papeete in poi ha imboccato una strada tutta in discesa fatta di scelte sbagliate, di posizioni camaleontiche, di incapacità di dialogo con gli alleati. Di perdita di feeling con i suoi follower, quelli che lo aspettavano per ore per farsi un selfie.
Tutto il contrario di Giorgia Meloni che continua a volare nei sondaggi. Nell’ultimo di ieri sera (SWG per La7) Fratelli d’Italia si conferma primo partito italiano con il 21,9% (+0,4). Al secondo posto il Partito Democratico con il 21,3% (+0,1%). Al terzo posto la Lega con il 16,2% (-0,8%). Poi il M5S con il 13% (+0,4%), Forza Italia con l’8% (-0,1) e Azione con il 5,2% (+0,4%).