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Stellantis, Cassino emblema del disimpegno francese. Ma senza incentivi cesserà tutto

Tarcisio Di Pontecorvo
Tavares e colleghi attendono gli incentivi alle auto elettriche. Dal 15 gennaio cessa la tradizione dell’auto italiana allo stabilimento di Piedimonte che sfornerà auto elettriche di contenuti Peugeot col solo logo Alfa. Ma per venderle bisognerà che il governo ci metta non pochi soldi. Intanto turno unico ed 850 esuberi sono una situazione dalla quale non si sa se si potrà mai tornare indietro. E già il 2023 sono stati 12 mesi nerissimi fotografati dal report Fim-Cisl.
Gennaio 8, 2024
Tavolo Stellantis al Mise

La produzione dello stabilimento di Piedimonte San Germano nel 2023 è stata di 48.800 unità con una flessione dell’11,3% sull’anno precedente. E’ lo stabilimento con il calo più importante rispetto al 2022 di tutto il gruppo Stellantis. Lo ha sottolineato Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, nella conferenza stampa dell’epifania con i dati relativi ai siti italiani del gruppo francese.
Ma il dato complessivo è che Cassino ed il polo torinese assurgono ad esempio drammatico del disimpegno dei francesi dall’auto italiana. Che oltretutto tale non è più. Dalla ripresa di produzioni a turno unico e con 850 esuberi dichiarati dal 15 gennaio 2024, le linee di Piedimonte sforneranno solo Alfa Romeo Stelvio e Giulia elettriche. Sarà l’anno peggiore nella storia dello stabilimento e più cupo per le prospettive occupazionali ed economiche del territorio. D’ora in avanti dal cancello 7 usciranno solo delle Peugeot a batteria col logo del Biscione. Ma sarà definitivamente archiviata la tradizione delle auto Fiat prodotte a Cassino.
L’attuale produzione di Piedimonte – ha spiegato Uliano – è caratterizzata dai volumi della nuova Maserati Grecale con 17.242 unità, pari a più di 1/3 delle produzioni e il restante è rappresentato dalle due Alfa Romeo Stelvio e Giulia. L’incremento dei volumi della Maserati Grecale, (+3.640 pari a + 27%), in crescita rispetto al 2022, non ha compensato la flessione riscontrata sulle due Alfa Romeo (- 9.840 pari a – 24%).
«Le potenzialità dello stabilimento di Cassino sono maggiori rispetto all’attuale produzione, basti pensare che nel 2017 era quai il triplo con 153.263, con un’occupazione superiore di 1.200 addetti – ha sottolineato il segretario dei metalmeccanici Cisl -. Lo stabilimento sta producendo già le prime versioni full elettric della Maserati Grecale Bev, con il lancio previsto ad inizio anno. I nuovi modelli Alfa Romeo Stelvio e Giulia, che abbiamo recentemente visto già realizzati nel centro Stile di Mirafiori, sono sviluppati sulla piattaforma Stla Large e saranno prodotti nel sito di Cassino non prima del 2025».
Nei mesi scorsi sono stati ultimati i lavori di unificazione della verniciatura e della lastratura e di preparazione della linea montaggio per le nuove produzioni elettriche. Dall’inizio dell’anno sono stati circa 54 i giorni di fermo produttivo, che si sono resi necessari per effettuare i lavori e per far fronte a qualche giorno di fermo produttivo per mancanza di materiali.

«L’assegnazione allo stabilimento della piattaforma Stla large bev, rappresenta certamente una prospettiva positiva per il futuro dello stabilimento – ha sottolineato sempre Uliano -, ora è indispensabile l’allocazione in tempi brevi di altri modelli premium, che vadano ad affiancare le produzioni di Maserati Grecale e delle due nuove Alfa Romeo».

Ma gli auspici del sindacato – anche quello più vicino all’azienda perché firmatario dei contratti di lavoro – cozza con i fatti. Cassino è diventata il simbolo dell’opera di smantellamento dei francesi rispetto ai siti di produzione italiani. Oltretutto i manager promotori di un’azione predatoria difficilmente recuperabile – lasciati liberi di agire dal governo nazionale – sembrano infischiarsene perfino di Torino che è stata città simbolo dell’auto e del boom italiani. Nel 2023 Stellantis ha annunciato investimenti per lo stabilimento di Mirafiori secondari, se non del tutto marginali, rispetto alla produzione e all’assemblaggio di nuovi modelli che verranno invece costruiti all’estero.
Torino, dopo Cassino, è così la città più esposta al disimpegno di Stellantis, molto temuto dai sindacati piemontesi più che da quelli cassinati. Al silenzio sulla fabbrica del Lazio meridionale hanno fatto eco, negli ultimi anni, gli allarmi delle organizzazioni dei lavoratori metalmeccanici piemontesi che hanno messo in guardia gli operai e le istituzioni dalle conseguenze di questo lento declino sull’occupazione e in definitiva sui riflessi negativi per il capoluogo padano e per i sui suoi abitanti.
I francesi intanto continuano nella loro politica che punta ad annientare il mondo ex Fca. Il sindacato polacco ha diffuso la notizia che Stellantis chiude la storica fabbrica Fiat dei celebri e indistruttibili motori 1.3 Multijet a Bielsko Biala.

Ma i francesi sembrano in difficoltà decisa perfino nell’obiettivo di farsi fare in Cina le auto a pile che evidentemente faticano a prodursi da soli. Tavares e colleghi transalpini sono costretti a prendere nota dell’andamento di Leapmotor: la società cinese di cui Stellantis ha comprato il 21%. Bene, ha venduto il 72% dei veicoli che sperava di piazzare sul mercato. La startup scelta lo scorso ottobre come partner sull’auto elettrica è cresciuta nel 2023 del 29%, sottoperformando rispetto alla media che è stata del 37%. Di fatto Leapmotor perde 4 mila dollari per ogni auto venduta.
In compenso si continua ovviamente a investire in Francia. Stellantis intende, infatti, acquisire una partecipazione di maggioranza nell’azienda transalpina di trasporti 2L Logistics per migliorare le proprie consegne di veicoli. A dichiararlo i due gruppi in un comunicato congiunto.
Ma, nonostante azioni gravissime, come la messa in vendita sui siti immobiliari di un patrimonio realizzato coi soldi dell’Erario italiano (ex Casmez), Stellantis ha bussato a soldi al governo Meloni. Che comunque di soldi non ne ha moltissimi ma che ha promesso sostegni alle vendite. Da giorni si parla dei nuovi incentivi per le auto ibride ed elettriche allo studio del ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, e del tavolo governo, sindacati e Stellantis. Ma le misure non sono ancora certe e si dovrà aspettare una serie di riunioni tecniche previste tra metà gennaio e fine di febbraio.

«Al momento – spiegano dal sito economico MorningStar – il documento che circola è solo una bozza del provvedimento, che terrà conto di una serie di elementi come il tipo di alimentazione, il reddito dell’acquirente – si vogliono favorire i redditi medio bassi – e la rottamazione dei veicoli più inquinanti. In Italia i margini di crescita sono tra i più alti d’Europa perché circolano 11 milioni di auto Euro1 Euro2 ed Euro3 e le immatricolazioni elettriche nel 2023 sono arrivate solo al 4,2%».
Tra le ipotesi esemplificative del provvedimento, un’auto elettrica dal prezzo di listino fino a 35mila euro potrebbe godere di incentivi pubblici da un minimo di 6mila euro senza rottamare alcunché a un massimo di 13.750 euro in caso di rottamazione di una Euro2 e di un Isee sotto 30mila euro. Usando i medesimi incentivi per le vetture ibride fino a 45.000 euro, il vantaggio per gli acquirenti potrebbe andare da 5.000 a 10.000 euro.

Insomma gli incentivi potrebbero essere utili alle nuove Alfa Giulia e Stelvio su piattaforma Peugeot ed a batteria (sic!). Un prodotto che con Alfa Romeo non c’entrerà più niente – il sito di Piedimonte diventerà una marginale propaggine francese a tutti gli effetti, senza dna nazionale – ma che interessa al territorio almeno per mantenere in vita i posto di lavoro rimasti.
«Il ministro Urso – ha ricordato Francesco Bonazzi, Alliance News columnist -, nelle scorse settimane, aveva affermato che “la modulazione dei tetti di prezzo ci garantirà di sostenere in particolare la produzione italiana. Nel 2022 solo il 19-20% degli incentivi è andato a modelli prodotti in Italia e se nemmeno i nuovi bonus invertiranno la tendenza dovremo penderne atto e spostare più risorse sul lato dell’offerta, cioè sul piano degli investimenti produttivi”. Perché il governo di Giorgia Meloni centri il suo obiettivo, che è anche di difesa dei posti di lavoro in tutta la filiera italiana dell’automotive, è necessario che Stellantis difenda bene le sue quote di mercato. Lo scorso 13 dicembre, quando è stato inaugurato lo stabilimento della Fiat in Algeria, Tavares ha chiesto pubblicamente ai governi di tutto il mondo di non eliminare gli incentivi per le auto elettriche. Il timore è che avvenga ciò che è successo in Germania, quando il taglio degli incentivi ha determinato un crollo delle vendite delle auto elettriche».

Fatto sta che Alfa Romeo dal 2025 lancerà solo nuovi modelli elettrici puri: prima la nuova Stelvio e poi nel 2026 l’erede della Giulia (entrambe continueranno a chiamarsi così). L’Alfa Romeo concluderà poi le vendite di auto a combustione nel 2027, anno in cui verrà presentata una nuova suv elettrica di grandi dimensioni, che diventerà l’ammiraglia del marchio e una concorrente della BMW X5. Ma ovviamente parliamo di auto tutte Peugeot o comunque a marchio e contenuti francesi e stemma del Biscione.
Quel che conta ormai non è essere alfisti, fiatisti, lancisti – insomma italiani motoristicamente parlando – ma semplicemente salvare pranzo e cena per quanti non sono stati ancora esplusi o messi in esubero dai francesi. Triste storia. Ma senza sovranisti veri in circolazione, questo è. E soprattutto non si vedranno mai le soluzioni alternative per tenere in vita gli stabilimenti che pure esistono e che manderebbero letteralmente ad un altro Paese – a questo del resto evidentemente aspirano – Tavares, la famiglia Peugeot, Macron, Elkann e Agnelli.

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