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Sinner travolge anche Rublev e troverà il “prestigiatore” Bublik nei quarti

Roberto Mercaldo
Oggi in campo Musetti che sfida Tiafoe per l’ingresso in semi
Giugno 3, 2025
Sinner

Risposte silenziose. In diritto si definirebbero “univoche e concludenti”, nello sport facciamo a meno dei tecnicismi e preferiamo leggerne i riflessi romantici.
Le “risposte silenziose” sono quelle che Jannik Sinner, numero uno del mondo da 53 settimane, sta dando a chi pensava che il mattone tritato in salsa francese potesse in qualche modo risultargli indigesto.
Invece il fenomeno altoatesino ha già messo in archivio quattro match senza lasciare un solo set. Condivide questo percorso netto con Novak Djokovic (attenzione al serbo…) e Francis Tiafoe, che nel primo pomeriggio contenderà a Lorenzo Musetti l’accesso in semifinale.
I numeri nel tennis non sono tutto, ma sono molto: e ci dicono che Jannik ha condotto i suoi primi quattro match perdendo due sole volte il servizio e macchiandosi di… zero doppi falli.
Ha cancellato 12 delle 14 palle break fronteggiate, ha vinto 51 servizi su 53 e ha tradotto in punti l’81% delle prime messe in campo.
Di contro, ha palesato la solita grandissima capacità di capitalizzare i turni in risposta, arrivando a trasformare 22 delle 43 palle break complessivamente guadagnate.
Sono riscontri che evidenziano come Jannik abbia sostanzialmente valicato ogni ostacolo in modo impeccabile e senza tentennamenti. Anche ieri sera contro Rublev, dopo un primo set terrificante (6-1), ha vinto in scioltezza il secondo (6-3), faticando un po’ solo nel terzo, quando il russo ha servito in modo davvero incisivo e ha conservato la parità per 8 giochi, prima di arrendersi nel fatidico decimo.
Sinner nei quarti non troverà il bombarolo mancino Jack Draper, che un po’ tutti attendevano, bensì Alexander Bublik, approdato in un quarto slam per la prima volta in carriera e toccato dalla grazia divina nella sfida di ieri al britannico.
Precisiamo: che Bublik sappia far tutto, ma proprio tutto quello che si può fare su un campo da tennis, lo abbiamo sempre saputo. Quel che invece ha stupito in tutto questo RG e in particolare ieri è stato il prevalere del genio sulla sregolatezza. Non più prodezze alternate a nefandezze: prodezze e basta. Il povero ragazzone inglese, che sperava di aver guadato il fiume dopo un primo set afferrato per i capelli, ha dovuto prender atto di come quelle fossero invece solo le prove generali del terremoto kazako.
Bublik lo ha letteralmente stordito con palle corte figlie di una sensibilità di tocco impressionante. Questo Paganini della racchetta però ha pensato bene di aggiungere seconde di servizio a 200 all’ora, volée straordinarie e una solidità da fondo stavolta non limitata al lato del rovescio. Il dritto, per solito birichino e intermittente, è stato spesso il colpo determinante. E allora il 3-1 che ha esaltato Alexander, ieri davvero Magno, non può stupire oltre il lecito.
L’altro quarto della parte alta sarà tra Djokovic e Zverev. Il tennista più vincente della storia ha impartito a Norrie una lezione che l’inglese potrà pagare senza particolari patemi, giacché chi lascia il torneo francese agli ottavi porta comunque a casa 265mila euro.
L’orgoglio di Cameroon ha però subito un palese attacco, perché certamente prima di entrare in campo il tennista britannico aveva immaginato un match diverso. Invece, è stato monologo di Nole, col risultato mai in discussione e il serbo in modalità pilota automatico, sufficiente a condurre in garage e senza graffi una vettura che non avrà la cilindrata di due o tre anni fa, ma continua a sprigionare potenza e affidabilità.
Nei quarti Nole se la vedrà con Alexander Zverev, che ha dovuto faticare decisamente poco per avere la meglio sull’acciaccato Griekspoor. L’orange ha resistito in campo un set e tre giochi del secondo. Poi ha ammainato bandiera, arrendendosi all’evidenza di una menomazione che un fisioterapista non avrebbe potuto mettere in stand by.
E oggi, via ai quarti della parte bassa: Musetti-Tiafoe e Alcaraz-Paul.
Il nostro talentuosissimo carrarino trova un avversario che fin qui è andato dritto come un treno, sia pure nel contesto di sfide non proprio impossibili. Tennista completo, piuttosto fantasioso, certamente potente e dotato di un buon servizio, sarà un banco di prova ulteriore per Lorenzo, che però parte favorito per quanto mostrato nella lunga stagione sul rosso, in cui è stato sempre protagonista almeno fino all’altezza delle semifinali.
Per Alcaraz, che nonostante i tre set lasciati per strada resta per i quotisti il principale favorito della rassegna parigina, ci sarà invece stasera Tommy Paul, il cowboy di Woorhees, abile a sfruttare un incrocio molto favorevole. Incontrare l’australiano Popyrin agli ottavi è stato un… cinque al Superenalotto. Consapevole di quanto benevola fosse stata la sorte, Tommy non si è fatto pregare nel carpirne le grazie: 6/3 periodico e il primo quarto del Roland è stato deposto nel cassetto stelle e strisce.
Ora ci proverà, senza assilli né pressioni.
Intanto nel torneo femminile, privato di una Jasmine per una volta sprecona, continua la favola di Lois Boisson. La carneade transalpina, numero 361 del mondo alla vigilia del torneo parigino, si è presa uno scalpo importante. A cadere sotto i suoi colpi, fatti di rabbia e di sogno, di desideri inespressi e di sudore, è stata Jessica Pegula, la statunitense che pur essendo numero 3 del mondo può ben dire di giocare per hobby. Figlia di Terry Pegula, proprietario dei Buffalo Bills (NFL) e dei Buffalo Sabres (NHL), è solita esprimere sul campo una consistente capacità di soffrire, dimentica degli agi e di ogni altro privilegio conseguente al suo status.
Stavolta però tra la sconosciuta assetata di gloria e l’encomiabile Jessica ha prevalso la genuina e indomabile voglia della “cenerentola”.
Ora avrà Mirra Andreeva, siberiana, anch’ella ansiosa di prendersi quella gloria che il talento precoce le sta offrendo su un piatto d’argento. Domani sapremo se la carrozza di Boisson tornerà zucca, ma comunque andrà la ragazza di Digione sua favola l’ha già scritta, in barba a Harriet Dart e ai suoi sberleffi olfattivi.
Tutto facile per Madison Keys contro la connazionale Halley Baptiste, già soddisfatta per aver raggiunto gli ottavi. Ai quarti sarà altro derby, ma con Coco Gauff.
Oggi i primi due match, con Sabakenka e Swiatek ben decise a respingere le insidie di Zheng e Svitolina. Partite non certo scontate, ma il fascino di una semi tra la tigre di Minsk e la polacca regina del rosso è troppo grande per esser disatteso.

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