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Si sgonfia l’inchiesta ‘Free Beach’. La campagna di ‘fango’ contro Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni non funziona. La ‘sentenza vera’ la emetteranno i cittadini il 25 settembre

Marco Battistini
Restano in piedi solo le accuse relative alla realizzazione di un ponte ciclopedonale grazie a un finanziamento europeo
Agosto 10, 2022
Nicola Procaccini

Tanto clamore per nulla o quasi. Si ridimensiona drasticamente l’inchiesta ‘Free Beach’ che ha portato alla fine dell’amministrazione Tintari a Terracina. L’ex sindaca si è vista revocare la custodia cautelare domiciliare. Ma la novità che arriva dal Tribunale del Riesame di Roma è che sono stati annullati 4 dei 5 capi di imputazione rispetto all’ordinanza cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Giorgia Castriota.

ACCUSE RIGETTATE

Con la loro decisione i giudici della libertà hanno ridimensionato in maniera consistente le accuse a carico dell’ex sindaco. Accogliendo il ricorso presentato dagli avvocati Dino Lucchetti e Massimo D’Ambrosio il Riesame ha annullato il capo di imputazione relativo ai contributi per il servizio di salvamento sulle spiagge vale a dire l’erogazione di 48mila euro senza che fosse indetta una regolare procedura pubblica. Il secondo capo di imputazione annullato dal Riesame è invece relativo all’autorizzazione per Ice Park mentre gli altri due riguardano le concessioni agli stabilimenti ‘Sicilia Beach’ dell’imprenditore Giampiero La Rocca e ‘Whitebeach’.
Restano invece in piedi solo le accuse relative alla realizzazione di un ponte ciclopedonale grazie a un finanziamento europeo, progetto che inizialmente era partito per migliorare le aree di sbarco dei pescherecci, ma poi indirizzato verso una pista ciclopedonale con un passaggio sopraelevato, accuse per le quali alla Tintari sono stati imposti gli obblighi di firma.
L’indagine è scaturita da una serie di controlli effettuati dalla Guardia Costiera che hanno prevalentemente riguardato alcune aree oggetto di concessione demaniale e, successivamente, l’Arena del Molo di Terracina. Dalle verifiche sono emerse una serie di gravi reati di carattere penale in riferimento alla gestione dei servizi relativi alla balneazione, ad illegittime sanatorie riguardanti opere e manufatti insistenti sul pubblico demanio marittimo, a lavori ed opere pubbliche eseguite e commissionate dal Comune di Terracina nonché alla illegittima acquisizione e gestione di fondi economici strutturali.

GIUSTIZIA AD OROLOGERIA

Appare evidente che in questa inchiesta non sembra rinvenirsi alcun tornaconto personale da parte di politici o funzionari. Mai una tangente, lavori fatti in casa da parte di una ditta aggiudicataria di un appalto comunale o un’assunzione. Terracina sembra essere stata vittima di un clima di odio messo in piedi per colpire a suon di esposti, illazioni, pettegolezzi, un europarlamentare, come Nicola Procaccini, in piena ascesa e con l’unico intento di infangarne il nome, gettando un’ombra sulla gestione amministrativa degli ultimi anni.
Terracina insomma sembra essere usata come un’arma contundente per colpire Fratelli d’Italia, come ha giustamente affermato Nicola Procaccini. Mantenere un consenso elettorale non dovrebbe essere considerato un reato e un verbale a quanto sembra, privo di riscontri oggettivi rischia di rimanere solo un pezzo di carta. Eppure nei giorni scorsi diversi quotidiani si sono sperticati nel fare ‘titoloni’ sui presunti ‘affari sporchi’ dell’ex portavoce di Giorgia Meloni. Che in fondo è il vero unico obiettivo di una certa operazione. Da qui al 25 settembre ci si potrà aspettare di tutto. Poi arriverà il giudizio degli italiani. Che varrà molto più di una sentenza.

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