Coletta riparte. L’anatra è ancora più zoppa ma nonostante tutto potrà tornare a camminare. Numeri alla mano il sindaco rischia di rimanere ‘ostaggio’ di una parte del centrodestra non avendo la maggioranza in Consiglio comunale. Ma tutto sommato a lui può andare bene così.Nelle ultime ore si vanno delineando i tempi del ripristino dell’attività istituzionale. Fino alle imminenti elezioni politiche non vi sarà alcun passaggio, in quanto per il primo Consiglio comunale decorrono massimo 10 giorni per la convocazione dell’Aula dalla proclamazione. Quindi ci vorranno ulteriori 10 giorni per lo svolgimento dell’assise consiliare.
LA SFIDUCIA SI ALLONTANA
In pratica l’aula sarà convocata per il 28 settembre, ad urne chiuse. A quel punto, una volta passata la campagna elettorale nazionale, i riflettori sulla politica andranno a spegnersi per qualche tempo. Uno scenario per nulla sgradito a quella parte del centrodestra che ama temporeggiare in attesa di ridefinire ruoli e ambiti all’interno della coalizione. Forza Italia in particolare, ha fatto intendere che prima di procedere con la sfiducia occorrerà mettersi attorno ad un tavolo per decidere chi sarà il nuovo candidato sindaco e definire un programma comune. Un modo come un altro per buttare la palla in tribuna. La condizione posta è di quelle che rischiano di far slittare alle calende greche le scelte sul futuro della consiliatura. Nicola Calandrini e Claudio Durigon, convergenti sulla linea della sfiducia, sanno bene che la partita di Latina si giocherà sul più congeniale tavolo romano. L’avvicinarsi del voto regionale (gennaio, forse inizio febbraio) costringerà le forze del centrodestra ad avviare un confronto serrato già dal mese di ottobre. Ma è del tutto evidente che bisognerà fare i conti con i nuovi rapporti di forza che emergeranno dal voto politico del 25 settembre. Per questo soprattutto Fratelli d’Italia sembra particolarmente serena, consapevole che l’onda lunga del successo di Giorgia Meloni (ed il probabile incarico di governo) non potrà che giovare al momento di chiudere gli accordi su Regione e Comuni del Lazio in odor di elezioni.
Numeri alla mano la sfiducia non ci sarà. FdI e Lega insieme hanno 11 consiglieri e ne mancherebbero 6 per arrivare alla fatidica quota 17. Allo stato attuale non sembrano esserci i presupposti per raggiungerla. Lo stesso Zaccheo con i 3 consiglieri della lista Latina nel cuore, non ha messo la sfiducia all’ordine del giorno e qualora optasse per un ricorso al Tar (per ottenere un nuovo ballottaggio) avrebbe tutto l’interesse a mantenere in vita Coletta.
Quanto agli altri 5 esponenti dell’opposizione è facile capire che saranno presto contattati dal sindaco. Un accordo-tregua con Forza Italia (3 seggi), Udc e Fare Latina (entrambi un esponente consiliare) consentirebbe a Coletta di rimanere a galla. Rumors da palazzo comunale segnalano che il dialogo sarebbe già cominciato.In ballo ci sono la presidenza del Consiglio e le le presidenze di commissione. Le colombe del centrodestra sarebbero già in azione per trattare sui posti.
Se il dialogo dovesse partire con il piede giusto, Coletta punterà ad accordo programmatico su pochi punti. Gestione dei rifiuti, riqualificazione della marina, rilancio di cultura, sport e urbanistica potrebbero essere al centro del percorso che il sindaco proverà ad intraprendere per mantenere la guida della città. Magari con la prospettiva di una giunta provvisoria, in grado di governare almeno fino alle regionali.
LA RETROMARCIA DEL M5S ESCLUSO
A regalare un altro punto a Coletta sono stati i ‘grillini’. D’altronde con il M5S le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Pur escluso dal Consiglio Gianluca Bono ha chiarito: non ci sarà nessun ricorso al Tar. “Prendiamo atto della decisione assunta dalla commissione elettorale -ha dichiarato l’esponente del M5S- ma non faremo ricorso. Non alzeremo il livello del conflitto, perchè abbiamo troppo rispetto delle istituzioni e dei cittadini”. Lo stesso ormai ex consigliere comunale aveva depositato una memoria che intendeva fornire ulteriori elementi di valutazione facendo riferimento alla sentenza del Consiglio di Stato 1269/2911 e al decreto legislativo 267/2000. In particolare nella memoria si focalizzava l’attenzione sul fatto che “l’attribuzione dei seggi alle liste è effettuata successivamente alla proclamazione dell’elezione del sindaco al termine del primo e del secondo turno”. Il M5S chiedeva di considerare l’apparentamento con il candidato sindaco Coletta, attribuendo alla lista quanto gli spettasse ai fini della composizione del Consiglio comunale. Motivazioni che non hanno convinto la commissione elettorale che ha rigettato l’istanza dei pentastellati.