La legge del 2/2 si è abbattuta implacabile sulle inseguitrici del Napoli di Spalletti, con una sola eccezione. La solita Juve di Allegri, poco spettacolo e tanto cinismo, ha fatto eccezione alla regola, risolvendo nel finale con Danilo la pratica Udinese, ingarbugliata non poco per 85 minuti. Un guizzo di Chiesa sul fronte sinistro dell’attacco bianconero ha propiziato il punto del brasiliano e ha tolto le castagne dal fuoco, regalando al tecnico livornese l’ottavo centro di fila e il secondo posto in condominio. Per i puristi del bel gioco la Juve è davvero molto lontana dal paradigma della calcistica virtù, ma quanti badano essenzialmente al risultato possono sorridere a trentadue denti, perché i torinesi continuano a vincere e a non prendere gol in Serie A, esercizio tutt’altro che agevole, come dimostrano gli scivoloni delle altre inseguitrici del Napoli.
La capolista, per suo conto, è passata sul campo della Sampdoria con irrisoria facilità. I blucerchiati avrebbero voluto dedicare al loro giocatore simbolo, volato in Cielo prematuramente, una prestazione di spessore, ma i limiti tecnici sono stati più forti della buona volontà. Ne è scaturito un confronto che il Napoli, sia pure distante dalla sua versione più spumeggiante, si è aggiudicato con merito, nonostante un errore dal dischetto di Politano in avvio. A rimettere le cose a posto ci hanno pensato Osimhen e Elmas, mentre i genovesi, in dieci per l’espulsione di Rincon poco dopo la mezz’ora, hanno se non altro avuto il merito di tenere il risultato in bilico fino all’82’.
SERIE A: LA LEGGE DEL 2/2 FRENA LE MILANESI E LA LAZIO
Il diciassette sarà pure un numero come gli altri, ma non ditelo alle milanesi e alla Lazio, che in questo turno hanno gettato al vento vittorie che sembravano davvero già acquisite. Nel big match della giornata, le luci a San Siro hanno abbagliato all’improvviso i padroni di casa, che vincevano tranquillamente per due a zero una gara in cui la Roma aveva fatto da pallida comparsa. Tutto facile per l’undici di Pioli, che con Kalulu e Brahim Diaz aveva suggellato una supremazia resa sempre più evidente dal passare dei minuti. La Roma di Mourinho si è svegliata all’improvviso, quando Ibanez ha sfruttato un calcio piazzato, trovando la capocciata vincente. “Vuoi vedere che ora la pareggiamo?” hanno pensato Pellegrini e compagni. “Vuoi vedere che ora non vinciamo?” hanno temuto i 74000 di San Siro. Speranze dell’uno e timori dell’altro hanno scritto un 2/2 che suona beffardo per i rossoneri e dimostra una volta di più che nel calcio i colpi di scena sono sempre possibili, anche negli spiccioli di gare che sembrano aver già espresso il proprio verdetto. Copione analogo in Lazio-Empoli, con gli uomini di Sarri che sembravano aver appagato i loro desideri di riscossa dopo l’inopinata caduta di Lecce. Felipe Anderson e Zaccagni nel tabellino dei marcatori, una vittoria in ghiaccio e una prestazione ampiamente sufficiente al cospetto di un Empoli non troppo pimpante. Sembrava questo il consuntivo del match dell’Olimpico, prima che i toscani con due schiaffi riportassero la squadra biancoceleste nel limbo dell’incompiutezza.
È accaduto anche all’Argentina, e lì si trattava di una finale mondiale, ma Milan e Lazio non hanno avuto a disposizione i supplementari e i calci di rigore per riappropriarsi del successo, come è riuscito agli uomini di Scaloni. L’ha gettata alle ortiche anche l’Inter, che con Darmian aveva trovato subito il modo di far male al Monza, bravo però a rispondere subito con Ciurria. A riportare avanti i nerazzurri ci ha pensato Lautaro Martinez e l’1/2 è rimasto scritto sul tabellone del Brianteo fino a quando Caldirola, professione difensore, non ha pensato di cambiare la storia, per la gioia di Galliani, esultante in tribuna come nei trionfi del suo Milan. Il posticipo di ieri sera ha consentito all’Atalanta di agguantare a quota 31 le due squadre romane nella classifica della Serie A. Abile e scaltra, la formazione bergamasca, che al Dall’Ara ha fatto sfogare il Bologna, persino frizzante nella prima parte di gara, per poi punirla nella ripresa. Alla prodezza di un Orsolini sempre più centrale nel gioco felsineo hanno risposto Koopmejners e Hojlund nella ripresa.
VA AL VERONA LA SFIDA DELLA DISPERAZIONE
Nell’altro posticipo della diciassettesima giornata di Serie A, Verona e Cremonese dovevano mettere sulla bilancia la loro rabbia, per una classifica davvero precaria e quasi disperata. Ha vinto con merito il Verona, che ha preso in mano il match fin dall’avvio e ha dato distanza alla propria supremazia attraverso la doppietta di un superbo Lazovic. Se sarà rondine e non primavera ce lo diranno le prossime gare, ma il Verona visto ieri è parso ben distante dalla squadra rassegnata di qualche tempo fa. Non è stata certo una gara spettacolare quella che Spezia e Lecce hanno chiuso in bianco domenica al “Picco”, ma il punticino guadagnato fa classifica per entrambe e il vantaggio sulla terz’ultima è per ora rassicurante (+ 6 per lo Spezia, +10 per il Lecce). Può certamente recriminare il Torino, che all’Arechi è stato padrone del campo per tutto il primo tempo, chiuso in vantaggio di un solo gol per gli errori di mira dei suoi attaccanti e per le prodezze a ripetizione di Ochoa.
Così, in omaggio a una legge non scritta ma spesso imperante nel calcio, Vilhena ha replicato nella ripresa al gol di Sanabria, regalando ai campani un punto insperato. Buono l’esordio in Serie A tra i granata del giovane centrocampista Nicolussi Caviglia, prelevato dal Sudtirol. Riavvolgendo il nastro della giornata, ricordiamo il successo della Fiorentina ai danni di un Sassuolo che sembra alle prese con una pericolosa crisi d’identità. Gli uomini di Dionisi hanno smarrito la loro lucidità e la loro capacità di produrre un gioco d’attacco fluido. Ne ha approfittato la viola, che dopo il gol di Saponara momentaneamente cancellato da Berardi, è tornata definitivamente in vantaggio con Gonzalez, abile quanto il capitano del Sassuolo nella trasformazione dagli undici metri. Si riprenderà venerdì sera, con la partitissima Napoli-Juventus.