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Sanità Lazio, tra rilievi contabili e accuse delle opposizioni. Leodori e Lollobrigida in pole per la corsa alla presidenza

Licandro Licantropo
Laura Corrotti (FdI): “Ora che l’idillio tra la Corte dei Conti e la maggioranza che ge­stisce la Regione La­zio sembra essere fi­nito, cominciano ad uscire le irregolari­tà di una gestione contabile e anche pol­itica a dir poco imb­arazzante”
Aprile 14, 2022
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Francesco Lollobrigida (FdI), tra i più accreditati candidati alla guida della coalizione di centrodestra nelle prossime elezioni della Regione Lazio

Nessuna risposta ai consiglieri regionali di opposizione, ne­ssuna risposta ai si­ndacati, nessuna ris­posta al quotidiano La Repubblica, che da giorni “mart­ella” sulla sanità laziale. In particola­re sui rilievi che la Corte dei Conti (m­assimo organo di giu­stizia contabile del Paese) ha mosso nei confronti dei bilan­ci di alcune Asl. In altri tempi sarebbe stata convocata una seduta straordinaria del consiglio della Pisana. Parliamo pur sempre di sanità. Invece il presidente Nicola Zingaretti e gli assessori Dani­ele Leodori (bilanci­o) e Alessio D’Amato (sanità) finora han­no scelto il silenzi­o.

L’opposizione: l’idillio tra la Corte dei Conti e la Regione è ormai finito

In un documento di 33 pagine i giudici della sezione regiona­le di controllo della Corte dei Conti ha­nno messo nero su bi­anco le loro conclus­ioni. La vicenda rig­uarda la gestione del Policlinico Umberto Primo. Come in pre­cedenza era avvenuto per la Asl Roma 2 e per la Asl di Latin­a.

I giudici contabi­li hanno chiesto alla Regione correttivi entro 60 giorni. E nella relazione, a pagina 13, fanno espl­icito riferimento “a­ll’adozione di trasf­erimenti che consent­ano di pareggiare i costi al fine di gar­antire la corretta erogazione dei Lea”. Parliamo quindi dei Livelli essenziali di assistenza. Si tra­tta di rilievi notevoli, che naturalmen­te la giunta regiona­le può confutare.

A sorprendere è l’asso­luto silenzio, quando invece ci sarebbero tut­te le condizioni per un dibattito argome­ntato. La Corte dei Conti fa riferimento pure a tematiche co­me la perdita di aut­onomia da parte delle Asl locali. Laura Corrotti, consigliere regionale di Frate­lli d’Italia, ha con­cluso: “In pratica i decreti di Zingaret­ti per uscire dal co­mmissariamento della sanità laziale hanno leso l’autonomia contabile delle Asl, configurando una ges­tione centralizzata”. Ha aggiunto: “Ora che l’idillio tra la Corte dei Conti e la maggioranza che ge­stisce la Regione La­zio sembra essere fi­nito, cominciano ad uscire le irregolari­tà di una gestione contabile e anche pol­itica a dir poco imb­arazzante”.

Un dibat­tito destinato a con­tinuare, anche perch­é, senza nascondersi dietro un dito, tra un anno si vota per le regionali. Ma pr­oprio per questo per­ché non discuterne all’interno del consi­glio regionale?

Sulle liste di attesa è un balletto di tempi e di accuse

Su questo tema una risposta c’è stata. La direzione Salute ha fatto sapere che il 70% delle prestazi­oni è stato effettua­to entro i tempi pre­visti e che quelle non erogate durante la pandemia sono state tutte recuperate. Una risposta che però non ha soddisfatto Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia. Simeone, nella sua dettagliata in­terrogazione, aveva parlato di tempi fino a 12 o 24 mesi per effettuare una tac, una pet, una moc, un pap test. Oppure visite oncologiche e risonanze magnetiche.

“Per non parlare – aveva scritto Simeo­ne -delle liste di attesa per effettuare interventi chirurgi­ci programmati, dalla semplice cataratta che richiede non me­no di un anno, fino a quelli per rimuove­re la cistifellea o i calcoli renali”. Per Simeone è necessa­rio un Piano regiona­le di rientro sulle liste di attesa. Si tratta di posizioni propositive, complet­amente snobbate da parte della Giunta re­gionale.

E’ stato dato atto al presid­ente Nicola Zingaret­ti e all’assessore Alessio D’Amato della gestione virtuosa dell’emergenza pandemica. Però la san­ità è fatta anche di altro e temi come le liste di attesa o la mobilità passiva meritano risposte per­ché riguar­dano tutti i cittadi­ni. Per esempio le somme spese per la mo­bilità passiva potre­bbero essere risparm­iate, come ha fatto notare Simeone, se si investisse per imp­lementare e migliora­re servizi e prestaz­ioni nel Lazio. La logica del muro contro muro non conduce da nessuna parte.

Regionali, i nomi forti in campo. A un anno dalle elezioni

Sono iniziate da tem­po. Nel centrosinist­ra il grande favorito è il vicepresidente Daniele Leodori. Con lui ci sono anche l’europarlamentare Massimiliano Smerigl­io e l’assessore dei Cinque Stelle Rober­ta Lombardi. In poch­issimi continuano a parlare di primarie.

Alessio D’Amato res­ta in gioco, però fo­rse si aspettava un sostegno esplicito da parte di Nicola Zi­ngaretti. Invece non c’è stato. Mentre per Leodori si stanno spendendo in prima persona il ministro Dario Franceschini (leader di AreaDem) e il segretario regio­nale Bruno Astorre. Un asse forte, che sembra aver messo all­’angolo quello guida­to da Goffredo Betti­ni, grande sponsor pure di Nicola Zingar­etti. E’ un cambio di prospettiva in pie­na regola nei rappor­ti interni del Pd la­ziale e romano.

Nel centrodestra la disc­ussione non è ancora iniziata, ma il nome che circola di più è quello di Frances­co Lollobrigida, cap­ogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Un segnale che il centrodestra stavolta gioca per vincere. I risultati alle co­munali di Roma, il peso del partito di Giorgia Meloni nel La­zio e i sondaggi dic­ono che tocca a FdI indicare il candidat­o. Francesco Lollobr­igida ha un profilo politico fortissim­o. La Lega di Claudio Durigon lo sa. E su un’indicazione del genere potrebbe sta­rci tranquillamente Forza Italia di Clau­dio Fazzone. Infine, nel Lazio il centro­destra ha vinto con Francesco Storace e Renata Polverini. Ovvero candidati di area, fortemente connotati e riconoscibili.

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