Nessuna risposta ai consiglieri regionali di opposizione, nessuna risposta ai sindacati, nessuna risposta al quotidiano La Repubblica, che da giorni “martella” sulla sanità laziale. In particolare sui rilievi che la Corte dei Conti (massimo organo di giustizia contabile del Paese) ha mosso nei confronti dei bilanci di alcune Asl. In altri tempi sarebbe stata convocata una seduta straordinaria del consiglio della Pisana. Parliamo pur sempre di sanità. Invece il presidente Nicola Zingaretti e gli assessori Daniele Leodori (bilancio) e Alessio D’Amato (sanità) finora hanno scelto il silenzio.
L’opposizione: l’idillio tra la Corte dei Conti e la Regione è ormai finito
In un documento di 33 pagine i giudici della sezione regionale di controllo della Corte dei Conti hanno messo nero su bianco le loro conclusioni. La vicenda riguarda la gestione del Policlinico Umberto Primo. Come in precedenza era avvenuto per la Asl Roma 2 e per la Asl di Latina.
I giudici contabili hanno chiesto alla Regione correttivi entro 60 giorni. E nella relazione, a pagina 13, fanno esplicito riferimento “all’adozione di trasferimenti che consentano di pareggiare i costi al fine di garantire la corretta erogazione dei Lea”. Parliamo quindi dei Livelli essenziali di assistenza. Si tratta di rilievi notevoli, che naturalmente la giunta regionale può confutare.
A sorprendere è l’assoluto silenzio, quando invece ci sarebbero tutte le condizioni per un dibattito argomentato. La Corte dei Conti fa riferimento pure a tematiche come la perdita di autonomia da parte delle Asl locali. Laura Corrotti, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, ha concluso: “In pratica i decreti di Zingaretti per uscire dal commissariamento della sanità laziale hanno leso l’autonomia contabile delle Asl, configurando una gestione centralizzata”. Ha aggiunto: “Ora che l’idillio tra la Corte dei Conti e la maggioranza che gestisce la Regione Lazio sembra essere finito, cominciano ad uscire le irregolarità di una gestione contabile e anche politica a dir poco imbarazzante”.
Un dibattito destinato a continuare, anche perché, senza nascondersi dietro un dito, tra un anno si vota per le regionali. Ma proprio per questo perché non discuterne all’interno del consiglio regionale?
Sulle liste di attesa è un balletto di tempi e di accuse
Su questo tema una risposta c’è stata. La direzione Salute ha fatto sapere che il 70% delle prestazioni è stato effettuato entro i tempi previsti e che quelle non erogate durante la pandemia sono state tutte recuperate. Una risposta che però non ha soddisfatto Giuseppe Simeone, capogruppo di Forza Italia. Simeone, nella sua dettagliata interrogazione, aveva parlato di tempi fino a 12 o 24 mesi per effettuare una tac, una pet, una moc, un pap test. Oppure visite oncologiche e risonanze magnetiche.
“Per non parlare – aveva scritto Simeone -delle liste di attesa per effettuare interventi chirurgici programmati, dalla semplice cataratta che richiede non meno di un anno, fino a quelli per rimuovere la cistifellea o i calcoli renali”. Per Simeone è necessario un Piano regionale di rientro sulle liste di attesa. Si tratta di posizioni propositive, completamente snobbate da parte della Giunta regionale.
E’ stato dato atto al presidente Nicola Zingaretti e all’assessore Alessio D’Amato della gestione virtuosa dell’emergenza pandemica. Però la sanità è fatta anche di altro e temi come le liste di attesa o la mobilità passiva meritano risposte perché riguardano tutti i cittadini. Per esempio le somme spese per la mobilità passiva potrebbero essere risparmiate, come ha fatto notare Simeone, se si investisse per implementare e migliorare servizi e prestazioni nel Lazio. La logica del muro contro muro non conduce da nessuna parte.
Regionali, i nomi forti in campo. A un anno dalle elezioni
Sono iniziate da tempo. Nel centrosinistra il grande favorito è il vicepresidente Daniele Leodori. Con lui ci sono anche l’europarlamentare Massimiliano Smeriglio e l’assessore dei Cinque Stelle Roberta Lombardi. In pochissimi continuano a parlare di primarie.
Alessio D’Amato resta in gioco, però forse si aspettava un sostegno esplicito da parte di Nicola Zingaretti. Invece non c’è stato. Mentre per Leodori si stanno spendendo in prima persona il ministro Dario Franceschini (leader di AreaDem) e il segretario regionale Bruno Astorre. Un asse forte, che sembra aver messo all’angolo quello guidato da Goffredo Bettini, grande sponsor pure di Nicola Zingaretti. E’ un cambio di prospettiva in piena regola nei rapporti interni del Pd laziale e romano.
Nel centrodestra la discussione non è ancora iniziata, ma il nome che circola di più è quello di Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera. Un segnale che il centrodestra stavolta gioca per vincere. I risultati alle comunali di Roma, il peso del partito di Giorgia Meloni nel Lazio e i sondaggi dicono che tocca a FdI indicare il candidato. Francesco Lollobrigida ha un profilo politico fortissimo. La Lega di Claudio Durigon lo sa. E su un’indicazione del genere potrebbe starci tranquillamente Forza Italia di Claudio Fazzone. Infine, nel Lazio il centrodestra ha vinto con Francesco Storace e Renata Polverini. Ovvero candidati di area, fortemente connotati e riconoscibili.