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Ruspandini e la “golden-share” della coalizione. Il leader del centrodestra si prepara a dare le carte. A partire dalle prossime elezioni provinciali

Massimo Pizzuti
Il trionfo di Fratelli d’Italia ribadisce le gerarchie politiche nella coalizione. Il tracollo del Pd nasce dall’impossibilità di declinare qualunque messaggio di natura politica. I successi sono figli della gestione del potere. Il caso Ruberti ha inciso sulla debacle in Ciociaria.
Settembre 26, 2022
Massimo Ruspandini

Dall’esito delle elezioni, in provincia di Frosinone, emerge la incontestabile affermazione politica di Massimo Ruspandini, l’occasione ben colta da Nicola Ottaviani, il crollo del Pd punito anche dalle tossine del caso Ruberti, la rivitalizzazione del M5S, la resilienza di Forza Italia, la performance deludente di Calenda & Renzi.

Dal punto di vista della leadership presente e futura del centrodestra il risultato consegna nelle mani di Massimo Ruspandini la “golden share” per la guida e per il controllo della coalizione.

Il dato elettorale del collegio nel quale era candidato, la percentuale di Fratelli d’Italia a livello provinciale e nei comuni, l’indiscutibile supremazia sugli avversari (a Frosinone tutte le liste civiche che fanno riferimento al Sindaco e all’ex Ottaviani avevano dichiarato il loro appoggio a Salvini) hanno sgombrato il campo da ogni “altra” velleità. Da oggi le scelte della coalizione che se vorrà e se ne sarà capace potrà governare il nostro territorio passeranno prima dalle parti di Fratelli d’Italia e del suo leader provinciale. Insomma sarà Ruspandini a dare le carte. Più forte nel suo partito. Ora decisamente più “riconosciuto” nell’ambito di tutta la coalizione. Il record del 54,54% con il quale è stato il parlamentare eletto più votato nel Lazio inciderà su ogni considerazione presente e futura.

Mettendo da parte qualche esuberanza di troppo, Ruspandini dovrà però dialogare con tutti (Lega e Forza Italia) per costruire una squadra coesa e che abbia ben chiari gli obiettivi da raggiungere. La notte appena trascorsa schiude alla nuova maggioranza, che tramite Giorgia Meloni governerà il Paese, le porte dell’Amministrazione Provinciale e della Regione. E già domani sarà il tempo delle scelte, del progetto, della formazione che dovrà lanciare la sfida per la successione ad Antonio Pompeo e di Nicola Zingaretti.

Se Ruspandini assumendosi la responsabilità della leadership dovrà misurarsi sul territorio abbandonando alcune asperità che in passato non hanno favorito il dialogo costruttivo con gli alleati il neo-deputato Nicola Ottaviani (ottimo il suo 54% nel collegio Cassino-Terracina) dovrà prendere atto del dato elettorale conseguito delle proprie truppe, saper distinguere i risultati da “instant-team” rispetto a quelli conseguiti come aggregazione umana e politica del suo alleato maggiore e abbandonare alcune idee malsane sull’approccio alla politica che da sempre inquinano il suo rapporto con gli alleati. In una dialettica tutta da riallacciare e in qualche modo da inventare tra i leader provinciali di Fratelli d’Italia e Lega avrà un ruolo maggiore e fino alla chiusura delle urne imprevisto e non considerato Forza Italia. Che si ritroverà a dialogare alla pari sul piano dei numeri con il Carroccio e che potrà trarre spinta e linfa da un risultato che premia la resilienza della propria classe dirigente e la fiducia di nuovo ben riposta nell’eterno Silvio Berlusconi.

Pur se prevedibile, il tracollo del Pd, quando non è ancora chiaro se Matteo Orfini sia stato eletto nel proporzionale, ha raggiunto, qui da noi, proporzioni inimmaginabili. Ha pesato, e molto, il caso Ruberti. Ma uno sguardo rapido ai risultati di Alatri, Ferentino e Fiuggi fotografa le difficoltà ormai insuperabili nel declinare in chiave politica qualunque messaggio da parte di Mauro Buschini, Antonio Pompeo e Sara Battisti. Ormai il Pd funziona solo quando viene visto come “opportunità”, come “potere”. Senza amministrazione e nella trasposizione della loro visione del mondo i Dem vengono bocciati senza appello. E il simbolo presto diventerà un ostacolo anche nelle battaglie per qualsiasi tipo di elezione locale. Se a tutto questo si aggiunge l’immobilismo e la mancanza di ogni dialettica interna anche in seguito ai fatti di Frosinone e all’imbarazzo vissuto da tutto il partito si ha il quadro di un partito ormai inerme di fronte al difficilissimo momento vissuto sia a livello locale che nazionale. 

Chiudiamo con M5S e Terzo Polo. Bene i primi. Votati dai percettori del reddito di cittadinanza e senza alcun riferimento credibile e affidabile nelle nostre città. Complessivamente mal l’operazione Calenda-Renzi anche se si segnalano i risultati non trascurabili conseguiti da Adamo Pantano e da Massimiliano Quadrini nei loro territori.

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