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Ruspandini azzera il centrosinistra ma anche il vecchio centrodestra. Di Stefano allergico a farsi tirare per la giacca

Licandro Licantropo
Aprile 1, 2023
La conferenza stampa di ieri a Frosinone

Non è un monocolore di Fratelli d’Italia ma ci manca davvero poco. Nella giunta di Francesco Rocca ci sono 6 assessori del partito di Giorgia Meloni, 2 della Lega e 2 di Forza Italia. Le commissioni: 7 presidenze a FdI, 1 alla Lega, 1 a FI, 1 all’Udc, 1 alla Lista Rocca. Infine, a dettare tempi e linee nell’aula della Pisana c’è Antonello Aurigemma. E’ anche per questa consapevolezza che  ieri Massimo Ruspandini, parlamentare e leader provinciale di Fratelli d’Italia, intervenendo alla conferenza stampa di Alessia Savo e Daniele Maura, ha voluto fissare due concetti. Dicendo che ci sono le condizioni per lasciare il segno nel territorio, a differenza del centrosinistra e del vecchio centrodestra. Centrosinistra e vecchio centrodestra. Rispondendo poi ad alcune domande sulle prossime comunali, Ruspandini ha spiegato che a Ferentino non ci sono candidati perché da troppi anni in quella realtà la politica è stata abbandonata a favore del civismo. Si riferiva naturalmente al punto di vista del centrodestra. Che il coordinatore provinciale del partito di Giorgia Meloni auspichi di fare meglio del centrosinistra è normale. E’ il riferimento al vecchio centrodestra che fa riflettere: in quella coalizione, da una posizione di minoranza, Ruspandini non si è mai trovato bene. 

Erano gli anni degli accordi trasversali su tutto, dagli enti alle tematiche più importanti. I tempi sono cambiati e la musica pure: la particolarità sta nel fatto che Fratelli d’Italia ha scelto la strada di non rincorrere gli alleati per accordi a tutti i costi. Non soltanto per il fatto di essere il primo partito (dovrebbero essere gli alleati a prenderne atto), ma perché con i compromessi al ribasso il territorio non cresce. Il centrodestra non si presenterà unito né a Ferentino né ad Anagni e ad Alatri la situazione è complicata e difficile. In altri tempi si sarebbe fatto finta di nulla, nascondendo la polvere sotto al tappeto. Massimo Ruspandini, con quel riferimento al vecchio centrodestra, ha voluto far capire che non ha alcun senso  gettare fumo negli occhi. Anche perché in questi anni a Ferentino, ma non soltanto, l’esasperazione del civismo ha impedito ai partiti della coalizione di cercare di mettere insieme un’alleanza, un programma e soprattutto una classe dirigente che si candidasse per amministrare la città. E’ un argomento che andrà affrontato: le liste civiche sono un formidabile valore aggiunto se mantengono il loro profilo, non se si trasformano in uno strumento a uso e consumo di esponenti politici che vogliono soltanto agire indisturbati. I valori, l’identità, la militanza, i progetti non sono merce da scambiare sui banchi di un mercato elettorale che non va mai in ferie.

LUCA IL FREDDO

Da quasi due mesi, da quando cioè sono terminate le elezioni regionali, stanno provando a tirarlo per la giacca tutti: Partito Democratico, Lega, Forza Italia, singoli consiglieri, leader politici. Luca Di Stefano  però è abilissimo sia nella fase del dribbling che in quella del possesso palla, della melina o, come si dice da qualche anno, del tiki taka. Gli viene rimproverato di non aver assegnato le deleghe ai consiglieri. Lo farà, ma con i tempi che deciderà lui e con la formula che andrà bene a lui. Per una ragione semplice: alla presidenza della Provincia è stato eletto… Luca Di Stefano. Ha un vantaggio enorme e forse irripetibile: mai le coalizioni tradizionali erano state così spaccate. Lo si era visto a dicembre, lo si percepisce ancora di più adesso. Nessuno ha la forza per poter imporre una linea e un ultimatum. Luca Di Stefano sa ascoltare, ma non c’è modo di portarlo su una posizione se non è convinto. Proprio in questi giorni inoltre si è tornati a parlare della riforma delle Province, per reintrodurre l’elezione diretta dei rappresentanti. Un discorso da prendere sul serio perché potrebbe davvero esserci una forte accelerazione. I consiglieri provinciali avranno le loro deleghe, ma adesso tutti hanno capito che la figura centrale è esclusivamente quella del presidente Luca Di Stefano. Le elezioni sono finite (da un pezzo) e parlare di accordi in un ente ancora di secondo livello lascia veramente il tempo che trova. Dovranno farsene una ragione in molti: il sindaco di Sora è allergico a farsi tirare per la giacca.

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