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Roma, crediti fiscali inesistenti: sequestrati beni per 10 milioni e indagate 33 persone

Redazione
I proventi venivano poi riciclati attraverso numerosi passaggi tra società domiciliate in Germania, Lituania, Svizzera e Malta
Giugno 9, 2023

Beni mobili e immobili nonché denaro sono stati sequestrati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma nell’ambito di indagini su una maxi frode fiscale, in esecuzione di un decreto emesso dal G.I.P. del Tribunale di Velletri, su richiesta della locale Procura della Repubblica. L’azione sinergica ha riguardato 12 terreni e 36 tra appartamenti e locali commerciali in tutta Italia, partecipazioni societarie, 11 veicoli, saldi attivi di conti correnti, polizze assicurative, contanti e orologi di lusso, per un valore di oltre 10 milioni di euro.

Le Fiamme Gialle della Compagnia di Nettuno, lo scorso anno, si erano imbattute in un commercialista di Anzio, già destinatario di un provvedimento cautelare personale, che aveva ideato un pacchetto “chiavi in mano”, che consentiva, dietro compenso, la creazione e l’utilizzo di falsi crediti fiscali per abbattere le pendenze debitorie verso il Fisco e l’I.N.P.S.

Gli accertamenti si sono poi estesi, smascherando un sistema diffuso in tutto il territorio nazionale, che vedeva replicare il medesimo meccanismo fraudolento da parte di altri 9 consulenti fiscali.

In particolare, come emerso dall’esame dei conti correnti bancari riconducibili alle società coinvolte e della documentazione fiscale reperita, i crediti IVA venivano generati attraverso il mero inserimento nelle relative dichiarazioni di spese mai avvenute, di costi per “ricerca e sviluppo 4.0” completamente inventati e di crediti per lavori alle facciate caricati sul portale Agenzia delle Entrate, con il supporto di fatture per operazioni inesistenti, senza aver mai eseguito interventi edili. I crediti fasulli venivano utilizzati in compensazione nei modelli F24 delle medesime società che li avevano generati ovvero ceduti a soggetti economici terzi, a fronte del versamento di un corrispettivo.

I proventi dell’attività illecita venivano poi riciclati attraverso numerosi passaggi tra società domiciliate in Germania, Lituania, Svizzera e Malta e monetizzati con prelevamenti dai bancomat.

Ad essere coinvolte sono 19 società e 33 persone fisiche residenti a Roma, Anzio (RM), Nettuno (RM),
Marino (RM), Zagarolo (RM), Canale Monterano (RM), Latina, Aprilia (LT), Minturno (LT), Piacenza,
Lanciano (CH), Paglieta (CH), Santa Maria Imbaro (CH), Treglio (CH), Napoli, Volla (NA), Londa (FI),
Macomer (NU), Pralboino (BS) e Foggia.

Il procedimento – fanno sapere i finanzieri – versa nella fase delle indagini preliminari e, in attesa di giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza.

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