Dieci uomini e quattro donne: questo l’autorevole contingente azzurro nel main draw del più importante torneo del mondo sul “rosso”. Bilancio in perfetta parità: 5 uomini e 2 donne hanno superato lo scoglio del primo turno.
Il Roland Garros, nella sua fase d’avvio, ha giustamente celebrato colui che resterà il suo re: Rafa Nadal, 112 vittorie e 4 sconfitte e 14 titoli su altrettante finali disputate. Numeri da alieno che legano il campione maiorchino alla rassegna francese come i versi alla rima.
E adesso? Il favorito per i bookmaker è il campione uscente Alcaraz, lievemente preferito al numero uno del mondo, Jannik Sinner. Vediamo ora nel dettaglio come hanno interpretato il primo turno i nostri portacolori: promossi e bocciati dei 64^ di finale, che nei canonici tre giorni hanno fornito tutti i loro responsi.
UOMINI: 5 QUALIFICATI SU 10
JANNIK SINNER 7,5
Il leader del tennis mondiale aveva dall’altra parte della rete un rivale che una volta osò batterlo, nel 250 di Lione del maggio 2021, quando Jannik doveva ancora compiere 20 anni. Il francese Rinderknech, giovandosi di quel datato ricordo, si è presentato al cospetto dell’altoatesino se non spavaldo quantomeno speranzoso. I primi due set, giocati da Jannik con molta attenzione, ma sempre con grande margine di sicurezza (mutuando dall’automobilismo diciamo pure a giri ridotti), sono stati vinti agevolmente dal nostro atleta. Un paio di smash falliti e qualche improvvisa levata di scudi del francese di origine tedesca hanno prodotto un incredibile 0-4 in avvio di terzo set. A questo punto Sinner, valutando compiutamente gli effetti di un match da 4 set già al turno inaugurale, ha innestato il turbo, cessando i gratuiti e sospendendo gli esperimenti. E Arthur, che si chiama come Rimbaud, ma non ha analoghe virtù visionarie, si è fatto intrappolare nella gabbia e si è visto costretto, suo malgrado, a sospendere i siparietti col pubblico di “tiafoniana memoria”, perché da lì al 7/5 finale ha avuto ben poco da celebrare in compagnia.
LORENZO MUSETTI 8
Il prestigiatore di Carrara ha avuto in sorte un avversario che nei primi anni di carriera si era trovato spesso di fronte, con esiti non sempre confortanti. Yannick Hanfmann, tedescone scavato nella roccia, è arrivato al primo turno ben rodato, perché passato dalle qualificazioni a tre turni. E il suo bonus l’ha giocato nel primo set, durante il quale ha fatto sostanzialmente partita pari contro un rivale che pure lo soverchiava per tecnica e varietà di schemi. Quando le energie sono un po’ venute meno, ecco che il tourbillon di colpi ad effetto ha stordito fatalmente il ragazzo di Karlsruhe, andato incontro al proprio destino con testa ciondolante e cuore nel cassetto. Buon “Muso” però, subito centrato e deciso a ribadire di essere un top five sulla sua superficie più gradita.
FLAVIO COBOLLI 8
Darsi una dimensione importante forse non è difficile come mantenerla. Il romano nato a Firenze, Flavio Cobolli, volto angelico e ambizioni che sprizzano da ogni angolo del suo essere, lo sa bene.
E cosi, dopo esser diventato imperatore di Amburgo, un po’ a sorpresa diciamolo, ha preso con le dovute cautele il suo primo avversario parigino, quel Marian Cilic ora in tennistica disgrazia, ma pur sempre in grado di issarsi al numero 3 nel lontano 2018. E allora, poca confidenza al croato blasonato cui era toccato l’ingrato compito della quali, assolto peraltro al meglio. Flavio l’ambizioso ha lasciato al consunto rivale solo sei giochi complessivi, ribadendo quali siano ora le sue possibilità e quanto grande sia la sua convinzione. Peccato che al secondo turno ci sia lo scontro fratricida con Arnaldi. Ne resterà uno solo, e questo ci addolora.
MATTEO ARNALDI 7,5
Il sanremese dagli estri intermittenti ha scelto il modo più difficile ma per tanti versi più esaltante per scavalcare l’ostacolo Aliassime. Canadese padrone nelle prime due frazioni e Matteo a remare senza troppo costrutto. Poi il cambio di marcia, con un Arnaldi che finalmente chiede e ottiene dal servizio l’indispensabile aiuto e le certezze dell’altro che si sgretolano progressivamente, fino al quinto set che è una marcia trionfale del nostro. Una vittoria costata tanta fatica, 4 ore e 21 minuti di lotta. Vittoria che vale però, poiché ribadisce che Matteo può far partita con tutti, al netto di qualche pausa che purtroppo sembra appartenergli immancabilmente.
MATTEO GIGANTE 8
Forse non è ancora “nomen omen” perché i giganti della racchetta mondiale al momento sono altri.
Però Matteo si è preso il lusso di allungare la sua esperienza in terra di Francia ben oltre i match di qualificazione. Superati con merito e in sicurezza i tre turni preliminari, il romano ha beneficiato di un sorteggio propizio nel main draw e ne ha approfittato in modo esemplare. Il povero Hassan, dall’altra parte della rete, è stato poco più che spettatore dei virtuosismi e delle stilettate del nostro esaltato portacolori. Bravissimo, ora avrà Tsitsipas e nulla da perdere…
MATTIA BELLUCCI 6,5
Per l’altro Mattia del nostro tennis un avversario terribile al primo turno: Jack Draper, inglese in cerca dei propri limiti e con l’inebriante dubbio che tali limiti non esistano. Contro l’arrembante corsaro dal servizio proibito, nel singolare derby tra mancini, Bellucci ha avuto una partenza da sogno: 4/1 e primo set portato a casa servendo da sotto nell’ultimo punto. Poi però l’incantesimo si è rotto e la fata turchina nulla ha potuto contro la solidità del ragazzone di Sutton, che poi sarebbe un destro naturale ma ha imparato a giocare con l’altra mano per avere un quid aggiuntivo d’imprevedibilità. È finita in quattro, benché Bellucci non abbia smesso di provarci, usando ogni arma tecnica e tattica. Invano.
LORENZO SONEGO 6,5
Ci è andato vicino, il torinese, contro Ben Shelton, cecchino d’America, potenza esplosiva e talento non disprezzabile. Lorenzo Sonego ha incamerato secondo e terzo set, carezzando l’idea che in fondo fosse possibile estromettere subito dal torneo il mancino che tira col bazooka. Quando l’altro però ha alzato i ritmi, Lollo non ha trovato nel fondo del barile risorse ulteriori da metter sul piatto di un match divenuto ostico. E pian piano si è arreso, come in verità non è suo costume. Talvolta però il “cuore toro” non basta. Bravo comunque.
LUCIANO DARDERI 5,5
Opposto ad un giocatore ampiamente superiore in assoluto, ma non a proprio agio sul rosso, l’italo argentino ha eseguito il suo compito con l’ordinaria diligenza, ma senza quella grinta che sovente scrive i verdetti.
E così lo statunitense Sebastian Korda, figlio di quel Peter che giocò per la Cecoslovacchia, ha pagato dazio solo nel secondo set, quando è stato momentaneamente raggiunto da un Darderi tormentato nei parziali successivi da malanni fisici non impedienti la prosecuzione ma invalidanti le chance di successo.
LUCA NARDI 5
Difficile credere a un suo superamento del turno, visto che Maroszan è giocatore che sul rosso dà il meglio, e non è un meglio dozzinale.
Però da Luca, giocatore dal braccio sopraffino, ci attendiamo che faccia almeno quel che ha mostrato nel terzo set, quando finalmente ha ribattuto colpo su colpo, mostrando alla platea il suo gioco “piatto”, pulito, persino raffinato. Dovrà imparare ad essere, come si dice nel gergo, un po’ più sporco, e a remare di più, se vorrà restare tra quelli che giocano a tennis per lavoro.
FRANCESCO PASSARO 6
Altro azzurro sconfitto al quinto set e con tante recriminazioni. L’orange Jesper De Jong sembrava sul punto d’ammainar bandiera, dopo due frazioni in cui la solidità di Francesco aveva fatto la differenza. Pochi gratuiti, prima diligente e ragionata, diagonale del dritto spesso fruttuosa e cinque set point annullati nel secondo parziale. Dal terzo set però l’altro ha sparigliato le carte e Passaro, in riserva di energie, ci ha compiutamente provato fino al quarto. Mancato il colpo del ko, è crollato di schianto al quinto.
DONNE: 2 QUALIFICATE SU 4
JASMINE PAOLINI 6,5
Dalla finalista della scorsa stagione, di nuovo issatasi al quarto posto del ranking grazie al trionfo romano, era lecito attendersi un più convincente avvio. La cinese Yuan però, travolta nel primo set, ha trovato opportune contromisure e, aiutata da una Jasmine fallosa oltre ogni immaginazione, è di colpo piombata sul match come un macigno inatteso e scomodo. Per scavalcarlo, Paolini ha dovuto ritrovare la proverbiale incisività da fondo quando, per dirla alla Dan Peterson, stavano già scappando i buoi. Lo spavento sarà utile per evitare altri intoppi nella fase iniziale, almeno speriamo.
ELISABETTA COCCIARETTO 7
Missione compiuta per Elisabetta, che non si è spaventata dinanzi ai muscoli persin eccessivi di Townsend, la cui relativa mobilità comincia a rappresentare un handicap di tutta consistenza. L’anconitana, senza strafare, ha giocato con il pilota automatico, cogliendo i frutti dell’attenta condotta e lasciando solo 5 giochi alla spaesata rivale, capace di far seguire due gratuiti a un vincente, in un walzer che l’ha condotta all’inevitabile eliminazione.
LUCIA BRONZETTI 5
Perdere da Alexandrovna è cosa normale, lasciarle campo libero lo è meno. Dalla brava Lucia ci saremmo aspettatati un pizzico di combattività e molta fantasia in più. Non è stata arrendevole, ma dal punto di vista tattico non ha nemmeno provato a mischiar le carte. E in un braccio di ferro con la russa era ovvio che il suo destino fosse segnato….
LUCREZIA STEFANINI 6,5
Tra le note liete di questa rassegna, giacché il superamento delle qualificazioni era tutt’altro che scontato. La tennista di Carmignano ha provato persino ad andar oltre, ma l’elvetica Teichmann è rodata per battaglie di nervi e ha mezzi tecnici oggettivamente superiori. Brava la “nostra” a tenerla in campo quasi due ore e a farle sudare la qualificazione al secondo turno ben oltre quel che dice il punteggio. Esame di francese superato.