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Regione, D’Amato chiude ai 5 stelle. Il segnale di Virginia Raggi. Centrodestra: e se fosse Trancassini?

Nel Lazio si aspetta soltanto la firma del decreto per l’indizione delle elezioni. Si voterà domenica 12 febbraio per l’intera giornata, difficile che ci possa essere una ulteriore finestra (fino alle 14) per lunedì 13.

Il deputato Paolo Trancassini (FdI)

Alle 17.30 di oggi, in via di Portonaccio a Roma, Alessio D’Amato, candidato del Pd alla presidenza della Regione Lazio, aprirà la campagna elettorale. Nel quartier generale del sindaco della Capitale Roberto Gualtieri. Una risposta senza appello al Movimento Cinque Stelle: D’Amato e Gualtieri non intendono neppure prendere in considerazione le richieste del partito di Giuseppe Conte. Nonostante i tentativi di mediazione che sta portando avanti Francesco Boccia, responsabile degli enti locali del Pd e plenipotenziario di Enrico Letta.

ROTTURA INSANABILE

Nelle scorse ore i Cinque Stelle avevano posto due condizioni per ricominciare a parlare con il Pd nel Lazio: il ritiro della proposta di realizzare il termovalorizzatore di Roma e l’azzeramento dei nomi, cioè di quello di D’Amato. Quest’ultimo ha risposto con l’inizio della sua corsa dal comitato elettorale di Gualtieri

Nel Lazio si aspetta soltanto la firma del decreto per l’indizione delle elezioni. Si voterà domenica 12 febbraio per l’intera giornata, difficile che ci possa essere una ulteriore finestra (fino alle 14) per lunedì 13. D’Amato sta andando avanti con i confronti bilaterali, ma ormai ha deciso tutto: alleanza con il Terzo Polo di Calenda e Renzi. No ai Cinque Stelle, nì a Verdi per l’Europa e Sinistra Italiana. L’assessore regionale alla sanità ripete dalle 6 alle 7 volte al giorno che nel 2018 il centrosinistra vinse anche senza i pentastellati. Si trattava però di ben altro Pd e inoltre Nicola Zingaretti era il presidente uscente. In cinque anni è cambiato moltissimo, l’uscita di scena di Zingaretti è avvenuta in sordina e in un quadro di estrema frammentazione del partito. Daniele Leodori, vicepresidente della giunta regionale, è stato costretto ad un passo di lato che certamente ha influito sulle motivazioni. Inoltre, una settimana dopo le regionali il Pd celebrerà le primarie per eleggere il nuovo segretario nazionale. Posizionamenti e schieramenti conteranno, anche per le regionali del Lazio. Soltanto una cosa è evidente: a Roma e nel Lazio ha prevalso l’asse tra il sindaco di Roma Roberto Gualtieri e lo stesso Alessio D’Amato. In regia Matteo Orfini e Claudio Mancini. Ridimensionati Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti. Mentre il segretario Bruno Astorre è rimasto lontano da queste manovre.

I SEGNALI DELLA RAGGI

Qualche ora fa l’ex sindaca di Roma Virginia Raggi ha rilasciato una dichiarazione sibillina: “A Zingaretti e D’Amato, candidato alle prossime regionali per il Pd, vanno fatti i complimenti per una cosa: hanno creato il mito di una sanità laziale efficiente. Solo il mito appunto, una diceria, perché guardando ai dati la realtà è ben diversa. Dal 2011 al 2017 le strutture di ricovero pubbliche sono scese da 72 a 56. Il resto è cronaca quotidiana, disservizi che colpiscono ogni cittadino: carenza di personale e mezzi, posti letto pieni “tamponati” con barelle nei corridoi, tempi di attesa infiniti. In una parola malasanità”. Da sindaca di Roma Virginia Raggi ha battagliato con Nicola Zingaretti. I pentastellati sono alla ricerca di un candidato alla presidenza della Regione e preferirebbero una donna. Che possa essere Virginia Raggi? Mai dire mai.

Intanto all’europarlamento tra i quattro deputati italiani che hanno votato contro la risoluzione con cui la Russia viene riconosciuta come “sponsor del terrorismo” c’è Massimiliano Smeriglio, ex vicepresidente della Regione Lazio, eletto a Strasburgo come indipendente nella lista del Pd.  Nei giorni scorsi il nome di Smeriglio circolava come possibile candidato alla presidenza della Regione Lazio per i Cinque Stelle. Vediamo se potrà tornare in gioco.

LA CALMA DEL CENTRODESTRA

Il centrodestra non ha ancora indicato il candidato alla presidenza della Regione Lazio. La scelta sarà di Fratelli d’Italia e avrà l’imprimatur del presidente del consiglio Giorgia Meloni, che non sembra avere fretta però. Sulle montagne russe delle previsioni, adesso si dà come favorito Francesco Rocca, presidente nazionale della Croce Rossa Italiana. Fino a pochi giorni fa venivano date in rialzo le quotazioni della deputata Chiara Colosimo. Prima ancora di Fabio Rampelli, parlamentare di lungo corso e molto esperto. Si parla anche dell’eurodeputato Nicola Procaccini. C’è un altro nome però che va tenuto in considerazione: Paolo Trancassini, parlamentare e presidente regionale del partito. Dipenderà molto dal profilo che Fratelli d’Italia vorrà mettere a disposizione del centrodestra per cercare di conquistare la Regione Lazio. Una scelta improntata porta a Francesco Rocca, mentre con Chiara Colosimo si replicherebbe in toto il modello Giorgia Meloni. Un approccio politico favorirebbe Fabio Rampelli, mentre Nicola Procaccini è un outsider. Paolo Trancassini metterebbe d’accordo tutti e sarebbe una soluzione a trecentosessanta gradi. Alle regionali si vota in un solo turno: nel 2018 il centrodestra ottenne la maggioranza con le liste. Mentre il candidato alla presidenza Stefano Parisi, lanciato in pista dopo il suono della sirena (e con un fuoco amico micidiale) comunque se la giocò fino all’ultimo. Perciò ai piani alti di Fratelli d’Italia si respira ottimismo. Il centrodestra inoltre procederà unito e determinato. Giorgia Meloni non vuole scherzi.

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