Il dato è basso e il risultato negativo. Non serve girarci intorno. Francesco Rocca è al penultimo posto nella classifica di gradimento dei governatori italiani secondo un sondaggio realizzato da Swg e diffuso dall’agenzia Ansa. Il Governatore del Lazio ha dietro soltanto Renato Schifani (Sicilia), al 25%. Rocca è al 31%, in crescita di 2 punti rispetto al 2024.
Una classifica dominata da Luca Zaia (Veneto) al 70% e Massimiliano Fedriga al 64%. Poi ci sono Stefania Proietti (Umbria) al 53%,Roberto Occhiuto (Calabria) al 52%, Vincenzo De Luca (Campania) al 52% e tutti gli altri. Molti salgono e altri scendono, ma il punto non è questo. Queste rilevazioni risentono moltissimo della “percezione” ed è proprio questo il tallone d’Achille del presidente della Regione Lazio. Massimiliano Valeriani (Pd) ha detto:“Il governatore Rocca risulta penultimo nell’indice di gradimento dei presidenti di Regione: un risultato purtroppo scontato visti i due anni di vuoto politico e amministrativo della sua gestione regionale”.
Alessio D’Amato (Azione) ha rincarato la dose: “Il presidente Rocca dovrebbe riflettere sul penultimo posto. E no, le performance all’Expo in Giappone non lo aiuteranno a risalire la china. Sayonara”.
Ma il dato va analizzato. In questi primi due anni di legislatura la giunta Rocca ha messo mano, con successo, al risanamento dei conti. Argomento che resta lontano dai riflettori. E dalla “percezione” quindi.
Ma c’è pure da dire che su determinate tematiche lo stallo è evidente. Per esempio sul piano rifiuti, del quale di sono perse le tracce. E anche sul tema dei trasporti e mobilità. Un esempio su tutti: la Stazione Tav a Ferentino-Supino. Opera necessaria, sulla quale Rocca ribadisce la volontà politica di effettuarla. Ma poi ci si scontra con la realtà: RFI e Ferrovie non danno alcun segnale. Che la Stazione Tav sia ormai una chimera lo sanno anche i sassi. Non c’è soltanto un problema politico ma ci sono difficoltà oggettive insuperabili. In primis la corsa del tempo per chiudere le opere finanziate con il Pnrr. Oggettivamente spazi per mettere in cantiere nuovi progetti in questo momento non esistono. Chi parla di Tav in provincia di Frosinone non ha lo straccio di un documento in mano per affermare che ci sia almeno una probabilità su cento che il progetto possa prendere forma. E stupisce che il presidente Rocca cada nel tranello di una propaganda destinata ad aggravare la gia difficile situazione in termini di consenso e popularità.
Purtroppo poi, Francesco Rocca, personaggio al di fuori di tutti i clichè della politica, paga anche la grande attesa che c’era sul suo operato nell’ambito sanitario. Molte ASL, compresa quella di Frosinone, sono alle prese con i ritardi sulle opere Pnrr e francamente, a parte qualche dato snocciolato piuttosto ottimisticamente, quel cambio di passo su pronti soccorso, liste di attesa e organizzazione degli ospedali nessuno è in grado di vederlo.
Altro problema. La squadra degli assessori è molto debole. La giunta si regge sulle capacità e sulla visione politica di Giancarlo Righini (protagonista assoluto del risanamento contabile). Oltre la sufficienza solo Roberta Angelilli e la pragmatica Elena Palazzo. Tutto il resto è argomento da “Chi l’ha visto”. Con l’assessorato strategico dei rifiuti e dei trasporti di Fabrizio Ghera in questo momento tallone d’Achille della macchina amministrativa regionale. E anche questo pare che Rocca lo sappia molto bene…
A febbraio 2023 Rocca fu eletto con il 53,89%, staccando di oltre venti punti Alessio D’Amato (centrosinistra). La luna di miele naturalmente è finita da tempo. Ma il dato del sondaggio va studiato e non rimosso. Perché è fondamentale intervenire laddove c’è bisogno di un’accelerazione all’insegna della grinta. Perfino con qualche “reset” se necessario.

TRANCASSINI E… QUELLI CHE IL CONVENTO
Una volta in convento ci andava il centrosinistra, su input di Massimo D’Alema, Romano Prodi, Enrico Letta, Nicola Zingaretti. Stavolta invece a prendere l’iniziativa è stato il deputato Paolo Trancassini, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia nel Lazio. Il quale per sabato e domenica prossimi ha convocato assessori e consiglieri regionali di Fratelli d’Italia presso l’Abbazia di San Pastore a Greccio, in provincia di Rieti. Invitato anche il presidente Rocca. Storica Abbazia cistercense, dopo un lungo restauro adesso il complesso è una delle mete più ambite per meeting, congressi e matrimoni. Ma l’architettura “mista” gotico-romanica riesce a trasmettere tuttora quel senso di pace e di isolamento dal mondo fondamentale quando si vuole aumentare il grado di concentrazione. Per Trancassini «in questi primi due anni, il partito ha collaborato, con responsabilità e determinazione, ad un governo riformatore e risanatore, come confermato recentemente dal miglioramento dell’outlook regionale certificato da Moody’s, ponendo al centro dell’agenda politica della giunta Rocca, la crescita economica, la giustizia sociale e la modernizzazione della Regione». Aggiunge: «Con lo stesso spirito di responsabilità e visione il partito intende ora rafforzare il dialogo interno, aprire una riflessione condivisa sulla fase politica in corso e costruire, con metodo e trasparenza, l’agenda dei prossimi tre anni di mandato. L’obiettivo è chiaro: consolidare quanto fatto finora e portare a compimento il programma elettorale su cui abbiamo ricevuto la fiducia dei cittadini. In questo percorso, l’azione di governo si muoverà in uno spirito di leale collaborazione con gli alleati, valorizzando il contributo di ciascuna forza della coalizione per affrontare con coesione le sfide che ci attendono».
Chissà, l’iniziativa di Fratelli d’Italia nel Lazio potrebbe provocare un virtuoso effetto di emulazione. Magari a livello nazionale. Di certo la Regione Lazio è strategica negli assetti del centrodestra. La maggioranza che sostiene Francesco Rocca è schiacciante: 32 consiglieri su 50. Un esempio di coalizione che funziona, che discute e si confronta, che riesce a fare sintesi perfino quando non mancano le fibrillazioni. Ma è evidente che Paolo Trancassini ha anche un altro obiettivo: gettare le basi per una riconferma del centrodestra. Evidenziando la leadership di FdI.