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Provincia, l’ultima spiaggia dei partiti altrimenti trasversalismo inevitabile

Licandro Licantropo
L’iniziativa dei parlamentari Massimo Ruspandini (FdI) e Claudio Fazzone (Forza Italia) rappresenta una novità assoluta che ha le potenzialità per sbloccare una situazione di estrema fibrillazione e di totale “palude”.
Novembre 21, 2022
Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli

Esattamente tra una settimana bisognerà presentare le candidature alla presidenza della Provincia, ognuna “corroborata” da 172 firme, che nel frattempo andranno raccolte. Non c’è più molto tempo. Le difficoltà degli schieramenti sono emerse in tutta la loro crudezza: assai diverse, ma in ogni caso stanno provocando la paralisi totale nelle scelte. Il centrodestra potrebbe avere però più margini di manovra per riaprire il campo della coalizione. Il Pd no.

SGOMBRARE IL CAMPO PER RIAPRIRLO

L’iniziativa dei parlamentari Massimo Ruspandini (presidente provinciale di Fratelli d’Italia) e Claudio Fazzone (coordinatore regionale di Forza Italia) rappresenta una novità assoluta che ha le potenzialità per sbloccare una situazione di estrema fibrillazione e di totale “palude”. Il neo deputato Nicola Ottaviani, coordinatore provinciale della Lega, ha subito aperto all’ipotesi della riunione di un tavolo di centrodestra, ma è troppo esperto per non sapere che va necessariamente sgombrato il campo, azzerando la situazione. Il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli dovrebbe cioè ritirare la sua candidatura alla presidenza della Provincia e rimettersi alla decisione della coalizione. In questo modo i leader dei tre partiti potrebbero avviare un ragionamento a trecentosessanta gradi, facendosi i conti dei voti ponderati a disposizione e provando pure a disegnare possibili convergenze. Altrimenti è complicato. Nessuno da solo ha i numeri per poter eleggere il prossimo presidente della Provincia. In una fase politica nella quale il centrodestra, pur tra alcune difficoltà, governa il Paese e si appresta a vincere alla Regione Lazio, dividersi per le provinciali di Frosinone sarebbe veramente difficile da capire e da far capire. Se però non si dovesse arrivare ad un’intesa, allora non ci sarebbe altra strada che rimettere la palla nel campo degli amministratori locali e dare modo ai sindaci di cercare sul campo soluzioni che possano assicurare un governo ad un ente importante e strategico. Sicuramente ci sarebbero maggioranze e minoranze trasversali, ma la situazione andrebbe accettata. Il tavolo del centrodestra, se davvero vuole riunirsi e trovare una candidatura condivisa, dovrà essere convocato rapidamente e senza soluzioni precostituite.

IL PD IMPANTANATO

Il vertice di ieri ha confermato le enormi difficoltà di un Partito Democratico che negli ultimi anni sulle candidature a sindaco è stato costantemente in difficoltà: a Frosinone, a Ceccano, a Sora, ad Alatri, a Pontecorvo. Dove poi sono maturate sconfitte pesanti, tranne che a Sora. Ma in questo caso i Democrat non hanno potuto fare altro che salire sul carro di Luca Di Stefano, fino a pochi mesi prima esponente di punta della Lega. La soluzione di costituire l’ennesima delegazione mostra la corda. Non c’è più l’accordo tra Francesco De Angelis e Antonio Pompeo. All’interno della corrente maggioritaria di Pensare Democratico non esiste più il blocco monolitico degli anni scorsi. Le posizioni di Mauro Buschini e Sara Battisti, per esempio, da tempo non coincidono. Antonio Pompeo è impegnato nella campagna elettorale per le regionali e sta provando ad allargare i confini di Base Riformista, la sua corrente. In questo spazio di contraddizioni si è infilato il sindaco di Cassino Enzo Salera, che non ha la forza per imporre la sua soluzione ma può far naufragare quelle degli altri. Il segretario Luca Fantini non può permettersi ulteriori spaccature dopo quelle degli ultimi anni. Se però il centrodestra dovesse compattarsi (ipotesi che resta comunque difficile), allora il Pd avrebbe lo spazio per candidare un proprio esponente e “contarsi”. Se questo non dovesse succedere, allora anche in tal caso l’unica soluzione praticabile sarebbe quella di lasciare sindaci e consiglieri liberi di scegliere strategie e candidati. Accettando la spaccatura e il trasversalismo come il male minore. Inoltre, dal 2014 tutti non fanno altro che ripetere che ormai la Provincia è un ente di secondo livello che va amministrato con le logiche di un consiglio di amministrazione più che di una giunta. Se è così, tanto vale non farsi il sangue amaro. Le difficoltà di trovare delle decisioni e soprattutto di farle condividere mettono in evidenza le difficoltà di una politica provinciale che ha smesso di confrontarsi davvero. Limitandosi a contarsi ad ogni singolo appuntamento, sempre con un sistema elettorale differente.

LE REGIONALI

Nei prossimi giorni è attesa la scelta del centrodestra per la candidatura alla presidenza della Regione Lazio. E’ una partita interna a Fratelli d’Italia, tra Chiara Colosimo, Francesco Rocca, Fabio Rampelli e Nicola Procaccini. Nel centrosinistra supplemento di confronti per il candidato del Pd Alessio D’Amato. C’è sempre la “fissa” di riaprire il discorso con il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte, che non ne vuole sapere però. Un “balletto” del quale faremmo tutti volentieri a meno.

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