Ritorno all’elezione diretta del presidente e dei consiglieri. Si sta parlando molto in questi giorni di come riportare le Province ai fasti di un tempo. Prima del 2014, quando non c’era la legge Delrio che le ha trasformate in enti di secondo livello. Va tutto bene: ma per fare cosa? Sono passati più di cento giorni (centocinque per essere precisi) dall’elezione dei consiglieri e ancora non sono state costituite le commissioni. Verrà fatto, dicono, prima della prossima seduta. A proposito di sedute: continuano ad essere convocate con il contagocce. Le commissioni sono 4: lavori pubblici, sviluppo e tutela del territorio, programmazione e regolamenti, partecipate della Provincia. Sul sito dell’ente l’aggiornamento è del 4 settembre 2020, diciannove mesi fa. Non si tratta di organismi decorativi, dovrebbero servire a istruire le pratiche e le delibere che poi vanno all’attenzione del consiglio.
Come cambia la Lega: bene le deleghe, nessuna paura di amministrare insieme al Pd
Cambio in corsa nel Carroccio. Il capogruppo è Gianluca Quadrini, che non ha più la delega alle partecipate, enti e consorzi. Di questo si occuperà il consigliere Andrea Amata, mentre l’altro consigliere della Lega, Luca Zaccari, sarà il presidente del consiglio. Dal nuovo quadro si intuisce che è passata la linea dell’onorevole Francesca Gerardi, che chiedeva un ruolo politico per Quadrini, potenziale candidato del Carroccio alle regionali. Il ruolo di Zaccari è istituzionale, quello di Amata no. Andrea Amata è il consigliere di riferimento di Nicola Ottaviani, coordinatore provinciale del partito di Matteo Salvini. Ottaviani, dopo che l’aula era stata affidata a Luca Zaccari (esponente dell’area del consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli) si era affrettato a precisare che incarichi di tipo istituzionale non determinano alleanze politiche nella gestione dell’ente. Antonio Pompeo è pur sempre uno degli uomini di punta del Partito Democratico. Ma già l’attribuzione della delega a Quadrini aveva cambiato la situazione. Oggi la situazione muta ancor di più proprio per il fatto che Amata è politicamente vicino ad Ottaviani. Nella precedente consiliatura la Lega aveva fatto fuoco e fiamme per la presidenza del consiglio provinciale affidata all’esponente di Fratelli d’Italia, Daniele Maura.
In sintesi: mai una linea unitaria (e Pompeo che così gigioneggia) per il centrodestra che con queste premesse si prepara a riscrivere la storia della mancata elezione di Tommaso Ciccone nel 2018. Che fu sconfitto dal fuoco amico dei franchi tiratori.
Il buon Michele non è un totem. E per i miracoli bisogna attrezzarsi.
A Frosinone il centrosinistra sta aspettando Michele Marini come fosse il Messia. L’ex sindaco annuncerà forse già domani l’appoggio della sua lista civica a Domenico Marzi. La lettera di dieci anni fa? Come se non fosse mai stata scritta. Ma la considerazione da fare è un’altra: basterà la partecipazione della Lista Marini per rimettere in corsa una coalizione che ha perso per strada il Partito Socialista di Gian Franco Schietroma e Mauro Vicano? Il problema vero rimangono le liste e il centrodestra, per adesso, appare in vantaggio nonostante Francesco De Angelis abbia rimesso in pista, da solo, la gioiosa macchina da guerra del centrosinistra frusinate. Michele Marini ha sicuramente un suo pacchetto di voti come zoccolo duro, ma non è più sindaco da dieci anni. Pensare che abbia ancora la forza elettorale di allora aiuta a sperare Marzi & Co. E’ altrettanto evidente, però, che per raggiungere l’obiettivo di un primo turno soddisfacente, che tenga in corsa il buon Memmo per il ballottaggio, occorre molto altro ancora.