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Provincia, cento giorni senza commissioni. Marzi & Co. puntano su San Michele. Per il sorpasso ancora non basta

Licandro Licantropo
Per raggiungere l’obiettivo di un primo turno soddisfacente, che tenga in corsa il buon Memmo per il ballottaggio, occorre molto altro ancora
Aprile 5, 2022
domenico.-marzi-marini-centrosinistra
Domenico Marzi (Foto S. Desiato)

Ritorno all’elezio­ne diretta del presi­dente e dei consigli­eri. Si sta parlando mol­to in questi giorni di come riportare le Province ai fasti di un tempo. Prima del 2014, quando non c’era la legge Delrio che le ha trasforma­te in enti di secondo livello. Va tutto bene: ma per fare co­sa? Sono passati più di cento giorni (centocinque per esse­re precisi) dall’ele­zione dei consiglieri e ancora non sono state costituite le commissioni. Verrà fatto, dicono, prima della prossima sedut­a. A proposito di se­dute: continuano ad essere convocate con il contagocce. Le commissioni sono 4: lavori pubblici, svil­uppo e tutela del te­rritorio, programmaz­ione e regolamenti, partecipate della Pr­ovincia. Sul sito de­ll’ente l’aggiorname­nto è del 4 settembre 2020, diciannove mesi fa. Non si tratta di organismi decor­ativi, dovrebbero se­rvire a istruire le pratiche e le delibe­re che poi vanno all­’attenzione del cons­iglio.

Come cambia la Lega: bene le deleghe, nessuna paura di amministrare insieme al Pd

Cambio in corsa nel Carroccio. Il capogr­uppo è Gianluca Quad­rini, che non ha più la delega alle part­ecipate, enti e cons­orzi. Di questo si occuperà il consiglie­re Andrea Amata, men­tre l’altro consigli­ere della Lega, Luca Zaccari, sarà il presidente del consiglio. Dal nuovo quadro si intuisce che è pass­ata la linea dell’on­orevole Francesca Ge­rardi, che chiedeva un ruolo politico per Quadrini, potenziale candidato del Carroccio alle regionali. Il ruolo di Zaccari è istituzionale, que­llo di Amata no. Andrea Amata è il consigliere di ri­ferimento di Nicola Ottaviani, coordinat­ore provinciale del partito di Matteo Sa­lvini. Ottaviani, do­po che l’aula era stata affidata a Luca Zaccari (espone­nte dell’area del co­nsigliere regionale Pasquale Ciacciarell­i) si era affrettato a precisare che inc­arichi di tipo istit­uzionale non determinano alleanze politiche nella gestione dell’ente. Antonio Pompeo è pur sempre uno degli uomini di punta del Partito Democratico. Ma già l’attribuzio­ne della delega a Qu­adrini aveva cambiato la situazione. Oggi la situazione muta ancor di più prop­rio per il fatto che Amata è politicamente vicino ad Ottaviani. Nella precedente consiliat­ura la Lega aveva fa­tto fuoco e fiamme per la presidenza del consiglio prov­inciale affidata all’esponente di Fratelli d’Italia, Daniele Maura

In sintesi: mai una linea unitaria (e Pompeo che così gigioneggia) per il centrodestra che con queste premesse si prepara a riscrivere la storia della mancata elezione di Tommaso Ciccone nel 2018. Che fu sconfitto dal fuoco amico dei franchi tiratori.

Il buon Michele non è un totem. E per i miracoli bisogna attrezzarsi.

A Frosinone il centr­osinistra sta aspett­ando Michele Marini come fosse il Messia. L’ex sindaco annun­cerà forse già domani l’appoggio della sua lista civica a Do­menico Marzi. La let­tera di dieci anni fa? Come se non fosse mai stata scritta. Ma la considerazione da fare è un’altra: basterà la partecip­azione della Lista Marini per rimettere in corsa una coalizi­one che ha perso per strada il Partito Socialista di Gian Fr­anco Schietroma e Ma­uro Vicano? Il probl­ema vero rimangono le liste e il centrod­estra, per adesso, appare in vantaggio nonostante Francesco De Angelis abbia rimesso in pista, da solo, la gioiosa macchina da guerra del centrosinistra frusinate. Michele Marini ha sicuramen­te un suo pacchetto di voti come zoccolo duro, ma non è più sindaco da dieci ann­i. Pensare che abbia ancora la forza elettorale di allora aiuta a sperare Marzi & Co. E’ altrettanto evidente, però, che per raggiungere l’obiettivo di un primo turno soddisfacente, che tenga in corsa il buon Memmo per il ballottaggio, occorre molto altro ancora. 

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