Fausto Pellecchia era cresciuto nella temperie culturale paterna. Gioacchino, critico letterario, docente e poi preside di liceo, gli aveva dato sin da piccolo un suggerimento su come affrontare la quotidianità nel futuro che lo attendeva: ”Una morte compagna, una morte che ci abita, ingentilisce e colora la nostra esistenza. Ne deriva un significato tutto nuovo alla fedeltà e alla passione per la vita”.
Così il professor Fausto ha fatto proprio della gentilezza uno dei suoi tratti distintivi, al di là della cultura vastissima che lo ha reso il più importante intellettuale della nostra terra e tra i filosofi di spicco a livello nazionale. Ma è stato sempre animato da una ironia elegante che alleggeriva il peso dello sterminato sapere, che resta impresso nell’eredità di migliaia di libri stipati ovunque, in casa come nei garage. Sul suo profilo social, ad esempio, aveva già dato “istruzioni” per l’epitaffio: “Amici, qui ci si annoia da morire… è un vero mortorio!”
Il parroco don Benedetto Minchella ha officiato il rito funebre in una chiesa parrocchiale di Sant’Antonio stracolma.
Tra le autorità il sindaco Enzo Salera, coi consiglieri comunali Gino Ranaldi, Fausto Salera, Rosario Iemma. Inoltre l’ex sindaco Bruno Scittarelli, esponenti di primo piano della sinistra come l’ex consigliere comunale Ernesto Cossuto, il presidente dell’Anpi provinciale Giovanni Morsillo, vari ex consiglieri comunali come Crescenzo Paragliola. Il mondo accademico col professor Sergio Bianchi, i docenti del dipartimento di Filosofia professori Marco Celentano, Massimo Stanzione, Gennaro Auletta. E poi l’architetto Giacomo Bianchi, il preside Peppino Grossi. Gli amici di sempre tra i quali l’architetto Romeo Fionda, segretario del circolo Pd, Ermisio Mazzocchi, dirigente Pd, il professor Mario Costa, il dottor Franco Scuro, il sindacalista Mario Spigola, il giornalista Nando Tasciotti, il fedele compagno di discussioni politiche Gaetano De Rosa, insieme a molti altri amici e conoscenti sia del gruppo del liceo, che del mondo accademico e culturale.
«Per un uomo come Fausto che ha cercato di scandagliare ogni aspetto della vita attraverso quello che è il pensiero filosofico bisogna dire che dove la mente umana si ferma si accende la luce della fede – ha detto don Minchella -. Il problema di Dio nel mondo filosofico è stato sempre particolarmente presente ed ha conosciuto degli esiti o atei o fortemente credenti. Ma oggi vogliano associare alla resurrezione di Gesù dalla morte, la vita stessa di Fausto sapendo che tutto ciò che ha compiuto nell’esistenza terrena è stato ben gradito agli occhi del Signore».
La prorettrice Unicas, professoressa Giulia Orofino, ha parlato della cultura di Pellecchia e soprattutto della sua capacità di entusiasmare e motivare gli studenti. «Pellecchia è stato docente molto amato dagli studenti che hanno instaurato non di rado con lui un vero e proprio rapporto di amicizia».
L’avvocato Luigi Montanelli, da 63 anni amico di Fausto, ha letto un necrologio commovente: «Abbiamo condiviso conoscenze ed esperienze. Siamo stati amici veri – ha scandito in chiesa – L’Amico vero è quello al quale si confidano gli insuccessi, senza pudori, senza timore di mettersi a nudo e noi lo abbiamo fatto. Fausto era un uomo libero. Senza schemi e condizionamenti di sorta. Senza omologazioni di convenienza». Montanelli ha ricordato un breve video di 8 minuti pubblicato da Pellecchia durante il Covid. «In quel breve film – ha sottolineato – fausto, in una immaginaria intervista nei panni di Albert Camus, risponde sui temi della esistenza, per affrontare la quale la strada maestra è nella solidarietà e nella collaborazione. Contro un sistema ammalato dall’individualismo e dalle conseguenze della solitudine, gli uomini, nei quali ci sono cose degne di ammirazione, devono agire collettivamente, uniti da ideali positivi, perseguiti con determinazione e con forza».
Montanelli ha infine ammesso: «Arriverà la nostalgia di te, ma non sarà rimpianto, bensì- prendendo in prestito le parole recenti di Massimo Recalcati – sarà una nostalgia di “gratitudine”, perché attraverso i tuoi dettagli indelebili, darà “la forza per agire nell’avvenire e nel rinnovamento della vita futura”. Sarà come il fenomeno della luce delle stelle spente, astri che non esistono più nello spazio, la cui luce ci arriva dopo anni».
Fausto Pellecchia è stato quindi sepolto al cimitero di Aquino nella cappella di famiglia, accanto ai genitori. A Montecassino andrà la gran parte della sua imponente biblioteca. Atto di riconoscimento dell’Abbazia quale monumento simbolo di identità territoriale, distruzioni e ricostruzioni, del limite della vita e del suo mistero.