Si torna al voto per le politiche il 25 settembre con la vecchia legge elettorale: il Rosatellum. Parte la caccia per i posti buoni nei collegi.
Nel caso di Latina, in base alla riduzione dei seggi scaturita dall’approvazione del referendum costituzionale del settembre 2020 sono previsti tre collegi, di cui 2 per la Camera ed uno per il Senato. Il collegio uninominale di Latina comprende 17 Comuni dell’area centro-nord della provincia: Aprilia, Bassiano, Cisterna di Latina, Cori, Latina, Maenza, Norma, Pontinia, Priverno, Prossedi, Rocca Massima, Roccagorga, Roccasecca dei Volsci, Sabaudia, Sermoneta, Sezze, Sonnino. Quindi il collegio uninominale dell’area sud con Terracina nella veste di Comune faro, e che comprende gli altri Comuni pontini: Castelforte, Fondi, Formia, Gaeta, Itri, Lenola, Minturno, Monte San Biagio, Ponza, San Felice Circeo, Santi Cosma e Damiano, Sperlonga, Spigno Saturnia, Terracina e Ventotene. A questi se ne aggiungono altri appartenenti al territorio di Frosinone.
Infine abbiamo il collegio uninominale del Senato che ricomprende le province di Latina e Frosinone.
LA DIVISIONE DEI POSTI
L’accelerazione verso il voto complica i piani di chi puntava ad una scompaginazione dell’attuale scenario politico e a modificare il quadro delle alleanze. Il centrodestra è già alle prese con la battaglia per la ripartizione dei collegi. Giorgia Meloni, legittimamente, chiede l’assegnazione di almeno il 50% per i suoi. Lega e Forza Italia, che non dovrebbero creare il ‘listone’, non sembrano disposti a concedere una quota di posti così alta a Fratelli d’Italia. Qualora si arrivasse ad un accordo nazionale, i tre collegi del pontino saranno divisi fra le tre componenti del centrodestra. Fratelli d’Italia può rivendicare la candidatura di un suo esponente nel collegio (con confini modificati ed estesi) che nel 2018 fu di Giorgia Meloni. A tal riguardo non sarebbe da escludere che possa essere Nicola Calandrini il candidato unitario.
Il leader provinciale di Fratelli d’Italia, entrato in Senato grazie all’elezione di Marco Marsilio a governatore dell’Abruzzo, si è ritagliato un ruolo importante all’interno del gruppo meloniano a palazzo Madama. Da capogruppo in commissione Bilancio sta conducendo una battaglia visibile e apprezzabile sui provvedimenti economici del governo Draghi ed i suoi estimatori dentro e fuori il partito sono in costante crescita.
Sul versante Pd potrebbe essere arrivata l’ora di un esponente di punta come Enrico Forte. Ma potrebbe esserci la sorpresa rappresentata dal sindaco di Latina Damiano Coletta. Soprattutto se il Consiglio di Stato dovesse ribaltare la sentenza del Tar sul voto-bis in 22 sezioni elettorali di Latina, a quel punto Coletta potrebbe prendere comunque la via di fuga rappresentata da una candidatura per il Parlamento. Più articolata è la corsa agli altri due collegi. L’intreccio fra le province di Latina e Frosinone costringe i partiti a dover fare i conti con equilibri ancora più complessi di natura politica e territoriale.
L’altro collegio pontino-ciociaro potrebbe spettare alla Lega. In pole ci sarebbe Claudio Durigon, salvo che il coordinatore regionale alla fine non decida di optare per un collegio romano. A quel punto non è da escludere che la scelta potrebbe ricadere su un rappresentante ciociaro. Sul fronte centrista ci sarà sicuramente un posto riservato a Francesco Zicchieri, che ha completato la sua ‘conversione’ aderendo a Italia Viva di Matteo Renzi. Appare scontato che per il collegio del sud-pontino verrà indicato proprio lui per un posto a Montecitorio. La corsa alla rielezione appare in salita, ma Zicchieri potrebbe avere il vantaggio di conoscere il territorio, a differenza del 2018 quando venne ‘dirottato’ sul collegio di Frosinone, sia pure in rappresentanza dell’intero centrodestra. Nella corsa al posto per palazzo Madama chi appare avere una sorta di prelazione è certamente il senatore Claudio Fazzone. Ma non vi è certezza che il leader regionale di FI si possa aggiudicare il collegio del basso Lazio, per il quale non mancano concorrenti agguerriti.
L’AGONIA DI FORZA ITALIA PREOCCUPA FAZZONE
Proprio Claudio Fazzone è stato tra i primi ad aver capito che Forza Italia era sul viale del tramonto. Le modalità che hanno portato alla caduta del governo Draghi sembrano penalizzare non poco il partito di Berlusconi, che ormai da qualche giorno perde pezzi. Dalla Carfagna alla Gelmini, passando per Brunetta, gli addii aumentano di giorno in giorno. FI dunque potrebbe andare incontro ad un’ulteriore contrazione in termini elettorali, finendo per diventare un ‘cespuglio’. Una riedizione ‘rinnovata’ del Ccd o del Cdu dell’inizio della Seconda Repubblica con spazio limitato per i collegi. Tra i pochi ad aver compreso che con i nuovi rapporti di forza nel centrodestra a trazione sovranista, FI sarebbe stata l’anello debole della coalizione è stato sicuramente Claudio Fazzone. La presa di posizione del senatore di FI che ha dato la propria disponibilità a candidarsi per il ruolo di presidente della Regione Lazio in realtà non era altro che un modo per alzare la posta in vista dell’apertura del tavolo delle trattative. In ballo ci sono la Regione Lazio ed i collegi uninominali, nel caso in cui l’attuale legge elettorale dovesse rimanere in vigore. In questo scenario alquanto complicato, con FI in agonia, Claudio Fazzone, tra i pochi azzurri a poter vantare davvero un bacino di voti personali sul territorio, cerca di giocarsi le sue carte al meglio. E’ consapevole che non avrà mai la candidatura per la presidenza della Regione, ma farà di tutto per trovarsi un posto buono al Senato. O con un collegio ‘sicuro’ o con un posto blindato nel collegio plurinominale.