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Parte il Giro… degli stranieri, Caruso unica freccia nell’arco azzurro

Roberto Mercaldo
Evenepoel, Roglic, Almeida, Thomas e Vlasov sono i favoriti della corsa rosa che prende il via sabato da Fossacesia
Maggio 4, 2023
Remco Evenepoel (Foto: Corriere)

Per un appassionato di ciclismo ha un sapore speciale. Anche una tappa pianeggiante e apparentemente senza sussulti può tingersi di magico se inserita nel contesto del Giro d’Italia.
La corsa rosa compie 106 anni, o per meglio dire è alla sua 106esima edizione, perché in realtà dall’anno del primo via (il 1909) ne son passati 114.
Come si conviene a una signora attempata, quegli 8 anni in cui le guerre impedirono il suo regolare svolgimento, la corsa a tappe per eccellenza se li toglie volentieri.

Tantissimi campioni hanno percorso le strade, una volta sterrate e infide, ora levigate e ampie come progresso esige. Tante storie incredibili, come quella di Alfredo Binda, che era talmente forte da costringere gli organizzatori a pagarlo per non correre. Accadde nel 1930, quando al primo campionissimo del ciclismo fu pagato il premio vittoria a patto che non gareggiasse, salvaguardando in tal modo un’incertezza che sarebbe stata cancellata dalla sua presenza.
Poi arrivarono le sfide infuocate tra Coppi e Bartali, due modi diversi di vivere lo sport e la vita, ma uniti nel regalare agli italiani un’epopea indimenticabile. Con loro c’era anche Magni, il “Leone delle Fiandre”, e avversari stranieri come Kubler e Poblet. Furono quelli gli anni d’oro del ciclismo, con l’Italia incollata alla radiolina e felice nell’apprendere da Giancarlo Ferretti che ci fosse “un uomo solo al comando della corsa”.

E come non ricordare gli anni del “cannibale” Eddy Mercks e le sfide impossibili che gli lanciavano Gimondi, Motta e gli altri nostri campioni?
E ancora la rivalità tra Moser e Saronni, che riportò indietro nel tempo e divise l’Italia in due, rossi e neri in politica, moseriani e saronniani nel sogno delle due ruote…
Poi arrivarono Bugno e Chiappucci, prima che esplodesse in tutta la sua grandezza il Pirata, Marco Pantani, l’uomo che quando la strada si drizzava sotto i pedali se ne andava a sfidare le nuvole. La sua ascesa e il suo dramma umano hanno acceso d’amore e di malinconia questo sport.
Gli ultimi sussulti azzurri sono stati dello “squalo dello Stretto”, Vincenzo Nibali, capace di vincere i tre Grandi Giri a tappe. E adesso?

GRANDI FAVORITI GLI STRANIERI

Per l’edizione di quest’anno, che sabato prenderà il via con una crono individuale di 19 chilometri, la lotta per la maglia rosa dovrebbe riguardare corridori stranieri.
In assenza di Pogacar e Vingegaard, i favori del pronostico sono tutti per il baby belga Evenepoel, che sembra aver maturato esperienza e chilometri per essere grande protagonista anche nelle tre settimane, dopo i grandi exploit nelle classiche in linea.
Il piccolo Merckx è in cima alla lista, ma dovrà fare i conti anzitutto con Roglic, stagionato ma fortissimo sloveno, che come tutti gli appassionati sanno, è competitivo tanto in salita che nelle prove contro il tempo.
Poco più dietro Almeida, Gerraint Thomas e il russo Vlasov, un trio di grandi attori nelle corse a tappe.
A tenere deste speranze e attenzioni di casa Italia, c’è Damiano Caruso, secondo al Giro 2022 e reduce da un buon Giro di Romandia.
Come potrà inserirsi nell’egemonia straniera il bravo ciclista ragusano ce lo diranno già le prime tappe di montagna, ma quando c’è da gettare il cuore oltre l’ostacolo, Damiano non è solito tirarsi indietro. Tra due giorni il via.

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