Raccolto meno generoso di questa edizione dei Giochi per la rappresentativa italiana a cinque cerchi. La settima giornata di gare ha infatti portato nella già nutrita bacheca azzurra una sola medaglia, quella di Oppo e Soares, duo di coppia pesi leggeri, barca che saluta i Giochi olimpici, perché da Los Angeles non sarà più proposta.
I nostri canottieri hanno provato dopo il passaggio ai mille ad incrementare i colpi per insidiare anche l’oro dell’Irlanda, ma poi si sono visti costretti a rintuzzare, con grande fatica e di strettissima misura, una imprevedibilmente competitiva Grecia. Un eccellente riscontro cronometrico ha confortato la super prestazione dei nostri ragazzi.
In verità anche una seconda medaglia è stata conquistata con assoluta certezza dai nostri, nel doppio femminile di tennis. Errani e Paolini, le piccole grandi guerriere azzurre, hanno demolito la resistenza di Muchova e Noskova, che a sorpresa avevano estromesso dal tabellone la coppia regina Pegula-Gauff. Partita a senso unico, come recita il 6/3 6/2 conclusivo. Bravissima Jasmine da fondo campo e implacabile nei pressi della rete l’esperta Sarita, nel contesto di un match in cui, ad onore del vero, le ceche si sono espresse un po’ al di sotto del loro potenziale.
Non ce l’ha fatta invece, il mago Musetti, che opposto al sempiterno Djokovic ha giocato un gran primo set, buttandolo via per la sciagurata gestione di un decimo gioco che aveva in pugno. Poi, nel secondo set, per ben due volte, nel primo e nel terzo gioco, Lorenzo è riuscito ad operare il break, ma si è fatto sempre riprendere, regalando a Nole un vantaggio psicologico che il serbo ha sfruttato al meglio. Giocherà per il bronzo contro Aliassime.

PRIME GARE IN PISTA PER L’ATLETICA: BENE GLI AZZURRI
La regina dei Giochi, l’atletica leggera, ha iniziato ieri le sue gare in pista, mentre il nuoto, altra disciplina olimpica per eccellenza, sta portando a compimento il proprio programma.
Ed iniziamo proprio dal nuoto, perché c’erano due azzurri in finale, con qualche ambizione di medaglia, almeno per il cinquantista dello stile libero Deplano. Ebbene, dietro gli imprendibili McEvoy e Proud, australiano e britannico, è arrivato l’esperto francese Manadou, con un 21”56 più alto di sei centesimi rispetto al tempo fatto segnare in semifinale da Deplano. Peccato, perché il tempo di Leonardo in finale, 21”62, è valso solo il settimo posto, per un niente rispetto al podio… Un gradino più su Razzetti, che nei 200 misti di Leon Marchand, personaggio principe di questi Giochi a livello natatorio, ha fatto del suo meglio ma non è riuscito ad andare oltre la sesta piazza.
Sempre dalla piscina, ma quella della pallanuoto, è arrivato un verdetto più dolce per il setterosa, finalmente vittorioso ai danni della Grecia e pertanto ancora vivo nella competizione, sia pure senza soverchie ambizioni.
Fuori invece una delle due coppie del Beach volley: Carambula e Ranghieri sono stati battuti in due set e perciò estromessi dalla competizione dai cugini Grimalt, cileni, conosciuti nel circuito per la capacità di alternare prestazioni autorevoli ad altre meno apprezzabili.
E, purtroppo per i nostri, ieri era un giorno “on”.
Giornata nera per i nostri spadisti, che nella prova a squadre si sono fatti inopinatamente sopravanzare dalla Repubblica Ceca, enormemente distante per blasone dalla scuola italiana. Un quarto di finale per lunghe fasi condotto dagli azzurri Di Veroli, Vismara e Santarelli, ma poi risolto da uno Jurka mai visto su simili livelli. Davvero magra la consolazione di aver poi vinto il girone che assegnava le posizioni dalla quinta all’ottava.
La sfida impossibile della squadra mista di tiro con l’arco ai maestri della Corea ha alimentato una breve illusione, ma poi gli infallibili arcieri coreani hanno indotto alla resa in quattro set i pur bravi Rebagliati e Nespoli.
Dulcis in fondo, l’atletica: promossa a pieni voti Nadia Battocletti, in finale nei 5000 passando per la porta principale, una semi condotta spalla a spalla con le grandi specialiste mondiali del mezzofondo.
Non bene Federica Del Buono, trovatasi senza benzina al momento di accelerare per andare a caccia della qualificazione.
Promossa, ma senza brillare, la velocista Dosso, in semifinale dei 100 grazie al terzo posto nella sua batteria con un 11”30 invero poco esaltante. Avanti i pesisti, ma se per Weir è stata una qualificazione in linea con le migliori aspettative, per l’attesissimo Fabbri c’è stata la spada di Damocle di un’eliminazione che sarebbe stata davvero clamorosa. Solo al terzo lancio il nostro campione ha messo le cose a posto, scagliando la sfera a 21,76, miglior misura assoluta. Stasera la finale.
Molto bravo Arese nei 1500, qualificato direttamente alla semifinale. Per Meslek e Riva ripescaggi in serata. Negli 800 donne Belló e Coiro brave ma escluse di un nulla ieri, poi meno performanti stamattina nelle batterie di recupero.
Eccellente Dariya Derkach, in finale nel triplo con un buon 14,35. Oggi i 100 maschili e la finale del peso.
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