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Non esiste il partito dei sindaci. L’insostenibile leggerezza politica di Enzo Salera. Il peso del centrodestra locale nei collegi parlamentari

Licandro Licantropo
Giorgia Meloni ha spiegato ieri alla stampa esterna come stanno effettivamente le cose. Quanto sarebbe credibile, alle regionali del Lazio, il mantenimento dell’attuale coalizione di centrosinistra?
Agosto 11, 2022
Giorgia Meloni durante il videomessaggio in inglese, francese e spagnolo

“Il bello della politica sta nella sua imprevedibilità” ha detto Goffredo Bettini in un’intervista a La Repubblica. Non escludendo una possibile nuova collaborazione tra Pd e Cinque Stelle dopo il voto del 25 settembre. Ma Bettini non dice solo questo. Spiega che sarebbe importante che il Partito Democratico arrivasse primo e che si evitasse lo scenario nel quale la destra avesse i 2/3 dei seggi parlamentari, quota fondamentale per poter cambiare gli articoli della Costituzione. Il ragionamento ha un senso dal punto di vista di Bettini, ma sul piano politico la situazione che si sta delineando è ben diversa. Il centrodestra farà “cappotto” nei collegi maggioritari e avrà un vantaggio netto in quelli proporzionali. Ma la quota dei 2/3 resta lontana. Inoltre, per la prima volta nella storia politica del Paese l’astensione rischia di penalizzare il centrosinistra. Almeno è quanto emerge dallo studio dell’Istituto Cattaneo e Swg. A fronte di tutto questo, da parte del Campo progressista l’unica tattica è quella di paventare lo spettro del fascismo. Giorgia Meloni ha spiegato ieri alla stampa esterna (in tre lingue diverse: inglese, francese e spagnolo) come stanno effettivamente le cose.

Una riflessione a voce alta: quanto sarebbe credibile, alle regionali del Lazio, il mantenimento dell’attuale coalizione di centrosinistra con dentro Azione, Italia Viva e Cinque Stelle dopo una campagna elettorale nella quale quel Campo si è spaccato in tre senza alcuna possibilità di convergenza? Con Nicola Zingaretti, lo si è capito benissimo, già mentalmente fuori dal ruolo di Governatore ma anche di garante?

I SINDACI E IL PARTITO CHE NON C’E’

Ogni tanto si favoleggia sul partito dei sindaci. Non è mai esistito davvero e in Ciociaria fa parte della realtà virtuale. In questi giorni nel cassinate si sta insistendo moltissimo sulla candidatura di Sergio Messore, primo cittadino di Sant’Ambrogio sul Garigliano, nel collegio di Terracina-Gaeta-Cassino. In quota Pd ma espressione di diversi amministratori locali. Dicono.

Sergio Messore è un galantuomo e un bravo amministratore e dubitiamo che alla fine si faccia tirare per la giacca da Enzo Salera, sindaco di Cassino. Il punto è tutto qui: Salera non riesce a mantenere una linea politica per più di un mese e ogni tanto cerca di “scalare” il Pd provinciale, fermandosi però al primo “piolo”. Se proprio voleva intestarsi una battaglia politica di territorio o di una “terza” componente del partito, allora doveva avere il coraggio di proporre la sua candidatura alle politiche in quel collegio. Sfidando apertamente la federazione provinciale del Pd, Francesco De Angelis e Antonio Pompeo. Invece ha preferito ancora una volta prenderla alla larghissima, cercando di aggregare intorno ad una soluzione diversa dalla sua. Per non esporsi in prima persona. Il tentativo, come tutti gli altri, è destinato a naufragare. Enzo Salera deve decidere una buona volta se stare nel Pd oppure no: è stato eletto con l’appoggio di Antonio Pompeo, poi si è spostato su Francesco De Angelis, quindi (adesso) naviga a vista. Parla da anni di un “modello Cassino” che non esiste. Enzo Salera non ha assi di ferro neppure all’interno della sua maggioranza. Con Barbara Di Rollo (presidente del consiglio comunale) il feeling politico non esiste più. Con Sarah Grieco non c’è mai stato. Come pensa Enzo Salera di poter rappresentare quella che definisce la “terza via” nel Pd provinciale? Avrebbe un solo modo: mettersi lui a capo delle truppe e provare a contarsi nella Federazione provinciale.

Altrimenti dovrà accontentarsi del ruolo di “guastatore” come ha fatto pure stavolta, contestando in pratica l’indicazione di Francesco De Angelis per l’inserimento al primo posto nel collegio proporzionale della Camera. Alle politiche del 25 settembre gli amministratori locali voteranno secondo le indicazioni dei rispettivi leader. Nessuno si faccia illusioni. La storia del partito dei sindaci e dei consiglieri comunali non esiste. Lo ha capito bene anche il presidente della Provincia Antonio Pompeo, impegnato a strappare una candidatura alle regionali nel Pd, confidando nel sostegno di Daniele Leodori e Bruno Astorre. Un conto è essere eletto due volte presidente della Provincia dagli addetti ai lavori con il voto ponderato, altro discorso è convincere gli elettori a barrare il simbolo del partito scrivendo anche il cognome. Come prevede il sistema delle regionali. Sono mondi diversi e incomunicabili. Non esiste la coalizione degli amministratori. Tra i disillusi pure i sindaci di Anagni (Daniele Natalia) e Sora (Luca Di Stefano). Il 25 settembre i leader dei partiti chiederanno un voto mai stato così politico. E analizzeranno i risultati Comune per Comune, condominio per condominio. Nessuno si faccia illusioni.

IL TERMOMETRO DEL MAGGIORITARIO

In provincia di Frosinone ci sono tre collegi uninominali maggioritari. Due “in coabitazione” con la provincia di Latina: Senato e Camera Terracina-Gaeta-Cassino. Uno tutto “ciociaro”: Camera Frosinone-Sora. Il centrodestra farà “cappotto”, come anticipato dall’Istituto Cattaneo. I candidati potrebbero essere Claudio Fazzone (Forza Italia) al Senato, Massimo Ruspandini (FdI) alla Camera Frosinone, Nicola Ottaviani (Lega) alla Camera Terracina-Gaeta-Cassino. Se davvero fosse questa la squadra ai nastri di partenza, si potrebbe dire che i livelli locali dei partiti del centrodestra hanno detto la loro e da Roma li hanno ascoltati. Fra l’altro basterebbe soffermarsi su un dato: negli ultimi due anni (scarsi) si è votato, tra gli altri, in Comuni come Frosinone, Ceccano, Alatri e Sora. Il centrodestra ha stravinto a Frosinone (terzo successo di fila) con Riccardo Mastrangeli, a Ceccano (bis) con Roberto Caligiore e ad Alatri, dove con Maurizio Cianfrocca ha espugnato la roccaforte rossa di Mauro Buschini e Luca Fantini. Unica eccezione Sora, dove però il Pd ha dovuto sostenere il civico Luca Di Stefano. Con una lista senza neppure il simbolo. Tutto questo per dire che il peso politico sul territorio si conquista. Una volta lo aveva il centrosinistra, adesso il centrodestra.

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