La Regione Lazio ha prorogato fino al 31 dicembre la possibilità delle due fermate dei Treni ad Alta Velocità in Ciociaria: a Frosinone e a Cassino. Due corse nell’intera giornata: primissima mattinata e fascia pomeridiana. Nel provvedimento si fa un’analisi di quanto successo in questi tre anni (dall’inaugurazione ad oggi), soffermandosi sul fatto che la pandemia ha in ogni caso influito negativamente sulla “domanda”, ma che dopo la situazione è migliorata. La proroga è stata importante, ma non è questo che serve alla provincia di Frosinone per un rilancio. Innanzitutto nel tratto della Ciociaria i treni superveloci sono costretti a rallentare perché vengono deviati lungo la tratta normale, da Sgurgola a Cassino.
Inoltre due corse al giorno sono decisamente poche per capire le potenzialità. Soprattutto si continua ad eludere il vero tema: una Stazione dell’Alta Velocità, individuata tra Supino e Ferentino, ad un passo da due caselli autostradali (Ferentino e Frosinone) e vicinissima alla superstrada Ferentino-Frosinone-Sora. Da anni Politica7 mette in evidenza come soltanto la Stazione sarebbe una svolta: per i passeggeri e perle merci, per i giovani e per i lavoratori, per i manager e per i turisti. Ma della Stazione della Tav continua a non esserci traccia nei documenti ufficiali delle Ferrovie. Fin quando non ci sarà questo “step” sarà perfettamente inutile parlare di tutto il resto. Registriamo però che questo argomento evidentemente non esalta i politici e gli imprenditori, distratti (i primi) dalle continue elezioni e (i secondi) dalle logiche delle diverse associazioni di categoria.
Nessuno sembra chiedersi per quale motivo, per esempio, Amazon ha aperto sedi in diverse parti del Lazio ma non in Ciociaria. Nonostante la possibilità ci fosse. La Stazione della Tav però andrebbe inquadrata in un’ottica di sistema, all’interno cioè di un’operazione di riperimetrazione del Sin e di bonifica della Valle del Sacco. Ma evidentemente si tratta di argomenti ritenuti “pesanti” o semplicemente troppo difficili per poterli portare avanti. Senza i quali però il territorio è nell’impossibilità di effettuare qualunque tipo di scatto.
Discorso simile per la sanità della provincia di Frosinone. L’emergenza Covid è ormai finita. Il Governatore Francesco Rocca ha scoperto che in realtà i conti non stanno benissimo e che non è escluso lo scenario di un ulteriore commissariamento nel Lazio. In provincia di Frosinone, come altrove, mancano medici, infermieri, macchinari, attrezzature. Però, come se nulla fosse, tutti si avventurano ad annunciare la svolta: il Dea di secondo livello all’ospedale Spaziani del capoluogo. Abbiamo perso il conto di quante volte si è detta (e mai fatta) questa cosa. Certamente la qualificazione di Dea di secondo livello darebbe una mano e renderebbe la sanità ciociara più attrattiva. Si doveva pensare anche ad una facoltà universitaria e non lo si è fatto. La chiusura, seppure temporanea, di Psichiatria è un segnale estremamente negativo. Perché la carenza di personale medico non è un elemento che si risolve in poco tempo: un professionista della sanità va formato negli studi e nel tirocinio. Quanti danni ha prodotto il “numero chiuso” a Medicina? I direttori generali delle Asl possono provare con gli strumenti amministrativi e burocratici a disposizione: la mobilità, i contratti a gettone, la rotazione, una turnazione diversa. Di più è impossibile. Esattamente come la Stazione Tav, il Dea di secondo livello non è un argomento che appassiona la politica.
Al Comune di Frosinone Riccardo Mastrangeli spegne la prima candelina da sindaco. Dodici mesi nei quali non ha avuto problemi sul piano dell’amministrazione. Nelle ultime settimane qualche tensione di troppo per via dei “capricci” di chi è alla perenne ricerca di una visibilità rumorosa. Da questo momento in poi però Riccardo Mastrangeli potrà capire bene chi sono i fedelissimi e chi gli svogliati. Undicesimo anno del centrosinistra all’opposizione a Frosinone: nessun cambiamento rispetto al passato. Sembrano essersi abituati a stare in minoranza.