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Nel giorno della caduta di Sinner, arriva il trionfo di Jasmine Paolini: Wimbledon dolceamaro per gli azzurri

Roberto Mercaldo
Luglio 9, 2024

Lo sport a volte racconta storie strane. Intriganti, spesso; sorprendenti, talvolta; affascinanti sempre.
Oggi era il giorno dei primi quarti di finale a Wimbledon. Il numero uno del mondo, Jannik Sinner da San Candido, doveva fronteggiare Daniil Medvedev, avversario imbattibile quando lui era acerbo, vittima preferita da qualche tempo a questa parte.
Giocava il suo quarto di finale anche Jasmine Paolini, contro Navarro, statunitense in grande ascesa, volitiva e smaniosa di affermarsi, benché erede di un patrimonio immenso, così grande da generare per solito pigrizia e supponenza. Non in lei, certamente, visto che, dimentica delle sue fortune, aveva cercato e trovato gloria sportiva battendo Coco Gauff.
Sinner quest’anno aveva vinto 42 delle 45 partite disputate. Un biglietto da visita scoraggiante per qualunque avversario. Qualunque meno Medvedev, moscovita sghembo dal sorriso triste. Benché reduce da cinque sconfitte consecutive negli scontri diretti, Daniil è sceso in campo con l’ardire di contrastare il re.
Re Jannik ha iniziato a ritmo non troppo sostenuto, un ritmo che il volpone moscovita ha gradito e contrastato. Così si è andati al tiebreak, e quel tiebreak, con enorme sofferenza, Sinner l’ha chiuso in suo favore, annullando una palla set. In avvio di secondo è stato però subito chiaro che il rosso più amato d’Italia non avesse un gran patrimonio di energie. Sorprendente, dopo solo un’ora, sorprendente ma palese.
Subito break al terzo gioco e set al russo, senza troppo penare.
In avvio di terzo, ancora un break patito da Jannik al terzo gioco e sosta fisiologica, dopo misurazione della pressione e della saturazione. Sinner scuote la testa, in tanti pensano che il suo torneo possa essere finito lì.
Jannik però esce dagli spogliatoi confortato e apparentemente in grado di riprendere. E riprende così bene che nel momento cruciale controbrekka Medvedev, lo agguanta e lo sorpassa. Ha pure due setball, sul 6/5, ma Daniil li annulla e arriva al tiebreak. E qui Medvedev confeziona il suo piccolo capolavoro, tornando avanti di un set.
Sinner, che a vincere è abituato in ogni circostanza, torna a giocare ai suoi ritmi, quelli sì insostenibili per chicchessia.
È il quarto set è un monologo, un trionfo, un peana urlato al cielo, pardon alla copertura del centrale, perché anche oggi piove.
Si va al quinto, e Jannik nei major ha sovente perso partite al quinto. Così, quando improvviso arriva il break del russo, la paura si fa quasi corporea: tocca i muscoli, i pensieri, il cuore.
Giornata strana, tra alti e bassi, tra giocate in spinta ed errori inconsueti.
Finisce come nessuno immaginava, col sorriso triste che oggi è anche un po’ allegro e col numero uno a ripensare all’inopportuno malanno, ai setball svaniti e a quell’erba che domenica eleggerà un re diverso da lui.
Tocca a Jasmine Paolini, che ha un dovere morale in più, quello di scacciare l’italica malinconia.
E Jasmine lascia a Navarro solo un illusorio 2/1 in avvio. Poi comincia uno show fatto di recuperi incredibili, di accelerazioni improvvise, di colpi di genio e di ogni altra illuminazione nata dal suo piccolo grande cuore. Emma Navarro non crede ai suoi occhi, perché quella piccola avversaria tenace l’ha già battuta per tre volte.
Ma oggi no, oggi è impossibile. C’è da riscattare l’orgoglio italico, c’è una semifinale che attende l’allieva di Furlan. Navarro è battuta 6/2 6/1. Donna Vekic è avvertita. Finale a Roland Garros e a Wimbledon nella stessa stagione l’hanno fatta soltanto le grandissime, ma Jasmine grandissima lo sta diventando, generando meraviglia tra addetti ai lavori, tifosi, curiosi, passanti.
Jasmine, la favola bella in gonna e racchetta, vuole scrivere altre pagine belle. In conferenza stampa i complimenti di re Jannik, che per un giorno delega i suoi sogni di gloria e la sua sete di vittoria.
Domani c’è Lorenzo Musetti, contro Fritz. Difficile, difficilissimo, ma non impossibile. Lorenzo deve crederci, e poi chissà…

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