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Napoli e Lazio salvano la baracca tricolore

Roberto Mercaldo
Inter arrendevole, Fiorentina e Roma distratte, Juve e Milan in chiaroscuro
Settembre 9, 2022
Luciano Spalletti

Il primo turno delle Coppe Europee non è stato esaltante per il calcio tricolore, con due autorevoli eccezioni. Il sontuoso poker rifilato dal Napoli al quotatissimo Liverpool sollecita un interrogativo legittimo. Più delle carenze tecniche, a tracciare la linea della nostra limitatezza in campo continentale sembra essere la mentalità. Il Napoli da qualche anno si sta evolvendo proprio in questa chiave di lettura. Affronta con identico ardore squadre medie e squadre fortissime, senza particolari timori reverenziali. E spesso questo suo atteggiamento sbarazzino viene premiato, come nella magica serata di mercoledì, quando Salah e compagni sono stati travolti da una squadra che mai smarrisce la propria idea di gioco. Quello lanciato dal Napoli, con la sua prestazione eccelsa contro una big europea, è un messaggio confortante anche per le altre. Provarci è la cosa più importante, poi se un gap tecnico c’è, è possibile che emerga; ma star lì a contentarsi di una sconfitta onorevole non è, non può essere la strada giusta. Onore al Napoli di Spalletti, che ha una ben precisa idea di gioco e la applica con il giusto coraggio. Non ha sfigurato la Juventus sul campo del Psg. I francesi hanno dettato legge nella prima frazione, realizzando due reti di pregevolissima fattura. Quando si ha un tridente con Neymar, Messi e Mbappè, le magie divengono merce ordinaria. Nella ripresa però la Juve ha accorciato le distanze e, finalmente fuori dal guscio della prudenza eccessiva, ha anche sfiorato un pari che sarebbe stato sorprendente, alla luce degli attuali rapporti di forza tra i due club. Non è mancato il coraggio, ma un pizzico di lucidità, al Milan di Pioli. Al cospetto di un Salisburgo non certo irresistibile, i rossoneri hanno evidenziato nei 90’ un’indubbia superiorità, ma il raccolto è stato inferiore al seminato e il pari in terra d’Austria non può perciò essere salutato con troppa soddisfazione. Note dolenti per l’Inter, perché l’arrendevolezza con la quale i nerazzurri hanno accettato la sconfitta interna con il Bayern non ha giustificazioni. Che i tedeschi siano, anche senza Levandowski, ora in blaugrana, un top club del calcio mondiale, è un dato innegabile. Non è altrettanto pacifico che in un confronto sul campo amico non si possa almeno provare a giocarsela. Magari poi si perde ugualmente, addirittura con proporzioni maggiori, ma si esce dal campo senza rimorsi e senza tormenti. Lasciando la Champions per l’Europa League, ecco l’altra ferita aperta del primo turno di Coppe, con la Roma di Mou battuta in casa del Ludogorets. Squadra smaliziata, quella bulgara, e abituata al palcoscenico continentale. Si aggiungano una giornata un po’ così di alcuni giocatori importanti, un campo dal terreno accidentato per le piogge abbondanti delle ore pre match e l’inopinata sconfitta è confezionata. Un pari raggiunto e poi vanificato nel giro di due minuti mortifica gli entusiasmi dei detentori della Conference, ma ci sarà tempo e modo di rifarsi. E in tema di Conference arriva il risultato meno buono di tutto il panorama, perché la “viola” l’ha fatta davvero grossa, riuscendo nell’impresa poco lusinghiera di non battere in casa il Riga. Il gol di Barak sembrava avesse posto fine all’incubo di un pareggio, ma i lettoni hanno avuto l’ardire di ripristinare la parità e i toscani non sono riusciti a tornare avanti. Tornando all’Europa League, possiamo permetterci un altro sorriso in virtù del sontuoso primo tempo della Lazio, che ha travolto il Feyenoord. Gli olandesi non saranno più quelli che vincevano la vecchia Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale, ma restano un club di tutto rispetto. Le distrazioni nel finale cambiano le proporzioni numeriche del successo, ma non la sostanza di una Lazio bella e vogliosa di imitare i cugini e di prendersi un alloro europeo. Per i biancocelesti buona la prima. Complessivamente, italiane rimandate… alla seconda giornata.

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