Sono 33.412 i rapporti attivati nei primi sei mesi del 2023, dopo Roma la provincia di Latina è quella con il maggior numero di avviamenti contrattuali. Questo il dato più importante emerso dal dossier “Occupazione e qualità del lavoro nella regione” realizzato dalla Uil del Lazio e dall’istituto di ricerca Eures sulla base dei dati forniti dall’Inps, che coinvolgono i dipendenti del settore privato con l’esclusione del settore agricolo. I numeri del dossier relativi al primo semestre 2023 non lasciano spazio a dubbi: i contratti a tempo indeterminato sono stati 4.569, mentre 16.899 sono stati quelli a termine, 1.568 quelli di apprendistato, 6.264 gli stagionali, 2.864 i contratti in somministrazione e 1.258 quelli intermittenti. Approfondendo l’aspetto del saldo tra attivazioni e cessazioni e confrontando i due archi temporali, lo scenario occupazionale si fa più inquietante. Secondo la fotografia del dossier Uil Eures: a conti fatti oggi mancano all’appello 1.289 contratti a tempo indeterminato, mentre aumenta la tipologia dell’apprendistato (655).
CONTRATTI IN CALO
Tra gennaio e giugno 2022 i contratti avviati erano stati 34.809, risultato superiore del 4% a quello del primo semestre dell’anno in corso. Non solo. Se più compiutamente analizziamo il saldo tra le attivazioni e le cessazioni contrattuali, il risultato si attesta a 11.708 unità, contro le 11.802 dello stesso periodo del 2022. Sul piano regionale i numeri delineano uno scenario che sembra positivo: in questo primo semestre nel Lazio sono state 492,7 mila le attivazioni contrattuali mentre circa 412 mila le cessazioni, con un saldo di oltre 80mila unità. Ma le ombre non mancano. Anche se in crescita, il mercato del lavoro è sempre più fortemente contraddistinto da rapporti di lavoro precari. Fenomeno ben visibile anche nel nostro territorio pontino.
“Volendo sintetizzare – aggiunge il segretario della Uil – la nostra provincia si contraddistingue per essere quella con la percentuale più bassa di attivazioni di contratti a tempo indeterminato (13,7%) e per quella più alta di stagionali (18,7%). Su questa altalena di numeri si consuma la tragedia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, già alle prese con una inflazione che ha pesato non poco sul budget delle famiglie. Il dramma è l’instabilità lavorativa, le scarse certezze per il futuro e l’impossibiltà di programmare progetti di vita. Una spirale insostenibile che impoverisce sempre più persone e che non offre prospettive neppure alle imprese. Cosa fare? Si può seguire il modello spagnolo che ha limitato drasticamente il ricorso a forme contrattuali precarie. Ma poi serve anche una seria politica industriale e di sviluppo che valorizzi ogni singolo territorio del Paese”.
RIPRESA IN REGIONE
Ciò nonostante in Regione si segnalano numeri più confortanti. I settori che trainano la ripresa sono: il settore delle Costruzioni e quello Immobiliare, il comparto del Turismo e quello dei servizi a più alto valore aggiunto come l’Information Technology, quest’ultimo spinto dagli investimenti in digitalizzazione e dalla crescita dei servizi di Cybersecurity. La ripresa degli investimenti è stata più marcata: quasi un’impresa su due ha registrato investimenti in aumento, rispetto al 39% del 2020. Per il 2022, a causa dei rincari energetici e dell’incertezza indotta dal conflitto in Ucraina, ci si attende un aumento del fatturato e, soprattutto, di investimenti per una minore quota di imprese. Per ciò che riguarda gli scambi commerciali, nel primo semestre 2022 il valore dell’export di beni prodotti nel Lazio è stato di 16 miliardi di euro, con un incremento del +15,9% rispetto allo stesso periodo 2021. Si tratta di una crescita consistente, seppure meno vigorosa di quella nazionale (+22,5%), sostenuta da tutte le province laziali e in particolare da Latina e da Roma, che da sole contribuiscono al 75% dell’incremento totale. Dal punto di vista settoriale, la Farmaceutica rappresenta il comparto più importante, “pesando” sul totale esportato a livello regionale, oltre il 40%; seguono le esportazioni del settore metallurgico, che ha registrato un notevole incremento negli ultimi anni, fino a rappresentare l’11% dell’export laziale. Infine, il settore dei Prodotti chimici, che copre il 9% del totale regionale, è il secondo per crescita in valore assoluto sul I semestre 2021 (+451 mln di euro).