Mauro Buschini si è dimesso da presidente dell’Egato di Frosinone, anzi dell’Egaf come si chiama adesso. Ha fatto bene. Ma lo ha fatto soltanto dopo aver preso atto che la proposta di legge della giunta regionale di Francesco Rocca sarebbe stata presto approvata dal Consiglio. C’è un cambio di mentalità, di visione, di cultura, di approccio politico alla materia dei rifiuti. Gli Egato (enti di gestione degli ambiti territoriali ottimali) sono nati male e finiti peggio. Era stato costituito solo quello di Frosinone, grazie ad un serie di “blitz” sotto la regia di un Pd che due mesi dopo sarebbe stato asfaltato alle elezioni. Ma soltanto in Ciociaria si è deciso di procedere, grazie alla maggioranza dell’assemblea dei sindaci. Eleggendo Mauro Buschini alla presidenza per lasciare il campo libero a Sara Battisti e Antonio Pompeo nella lista per la corsa ad un seggio alla Pisana. E’ seguita una serie interminabile di polemiche e di ricorsi, che hanno accentuato ulteriormente un’immagine del Pd sempre meno legata al voto del popolo sovrano e “aggrappata” disperatamente alle poltrone più svariate. Senza rendersi conto che nel Lazio il tema della gestione dei rifiuti è diventato sinonimo di fallimento quotidiano proprio per l’incapacità del centrosinistra. In dieci anni le giunte regionali di Nicola Zingaretti e quelle comunali di Virginia Raggi (Cinque Stelle) e Roberto Gualtieri (Pd) non sono riuscite a fare un solo passo avanti.
Gli Egato erano gli ennesimi “carrozzoni” utili a distribuire incarichi e consulenze, assicurando uno stipendio ai politici che venivano parcheggiati. Non poteva funzionare e infatti non ha funzionato. Fratelli d’Italia non ha concesso nulla e bene ha fatto il consigliere regionale Daniele Maura a non mollare la presa neppure quando il Tar si è pronunciato in un certo modo. Si tratta di una vicenda politica e amministrativa, sulla quale la giunta di Francesco Rocca ha un Piano diametralmente opposto a quello (naufragato) di Nicola Zingaretti. Mauro Buschini ha capito che non esistevano più gli spazi e si è dimesso. Il Partito Democratico appare fermo alla pesantissima sconfitta di febbraio. Da mesi Daniele Leodori (segretario) e Francesco De Angelis (presidente) sono alla guida dei Democrat nel Lazio. Per iniziare una fase diversa sarà necessario archiviare completamente la lunghissima stagione di Nicola Zingaretti, il quale si è dimesso in anticipo due volte: da segretario del Pd e da presidente della Regione. Non certamente mosse da condottiero e da leader politico. In provincia di Frosinone il Pd sta arretrando ormai da tempo nei grandi centri (Frosinone, Ceccano, Alatri, Anagni) e negli enti intermedi (Provincia e Saf su tutti). Una scossa in grado di produrre un’inversione di tendenza non c’è.
Dall’altra parte del campo, quella del centrodestra, sul tema rifiuti Fratelli d’Italia ha invertito la tendenza. Alla Saf al posto di Migliorelli ha indicato Fabio De Angelis. Che oltre ad aver navigato da sempre nelle acque, allora agitate, della destra ha sempre interpreto i suoi ruoli (politici e tecnici) con rigore e competenza.
E che ora ha davanti il compito, non semplice, di traghettare la Saf prima di tutto verso un modello aziendale all’altezza delle sfide che l’aspettano e poi di recitare un ruolo da protagonista nella difficilissima partita della gestione dei rifiuti del sistema provinciale e regionale. E se il mattino si vede dal buongiorno lascia ben sperare che il neo-presidente abbia venduto la macchina di rappresentanza e licenziato l’autista…
LE CERTEZZE DI MASTRANGELI IN ATTESA DEL SALTO DI QUALITÀ
Il centrodestra non avrà problemi ad andare avanti al Comune di Frosinone. Con due o tre consiglieri in meno non potranno esserci sconvolgimenti. Il sindaco Riccardo Mastrangeli ha l’opportunità di blindare un programma sottoscritto da tutti quelli che lo hanno sostenuto. Potrebbe studiare una specie di “pacchetto di delibere” da sottoporre a raffica all’attenzione del consiglio comunale. Sarebbe una risposta potente. Politicamente si stanno preparando tutti alle europee di giugno. Se il centrodestra dovesse ancora una volta fare cappotto nel capoluogo (è successo per tre volte alle comunali, per due alle politiche e per due alle regionali), allora la fila di quelli che farebbero carte false per entrare in maggioranza avrebbe bisogno della distribuzione dei numeretti. Per completare il quadro si avverte il bisogno di “investire” su altri progetti, propri di questa Amministrazione. Progetti che abbiano una dimensione politica, culturale e sociale. Soltanto in questo modo Frosinone si caratterizzerebbe definitivamente come capoluogo di provincia.