C’è una strage silenziosa, ma che adesso inizia a fare rumore e non può attendere colossali ritardi. Una mattanza che di anno in anno assume sempre più i contorni di un bollettino di guerra in Italia: è quella dei ciclisti. Da Michele Scarponi a Davide Rebellin, due campioni del nostro sport strappati alla vita in un attimo dalla follia omicida di automobilisti, sono trascorsi cinque anni: un orizzonte temporale nel quale si sono susseguiti i nomi di vittime della strada che ora o mai più devono trovare tutela e giustizia. Mauro Berruto, deputato del Partito Democratico ed ex commissario tecnico della Nazionale italiana di volley, ha ribadito l’importanza di una legge in materia di sicurezza stradale nella seduta di ieri alla Camera.
Legge sorpasso ciclisti: ora o mai più
Di seguito la prima parte dell’intervento di Berruto: «Un aeroplano pieno di persone ogni anno, inesorabilmente si schianta nel nostro Paese. È pieno di ciclisti. Dal 2018 oltre 1.100 morti: in media 225 ciclisti morti all’anno. Non solo atleti, corridori, ma donne, pensionati, ragazzi che andavano a scuola, bambini. È una mattanza. In Italia quando va bene un ciclista muore investito ogni due giorni. Cinque anni fa, abbiamo pianto Michele Scarponi. Oggi piangiamo Davide Rebellin. Due straordinari e famosi campioni, ma poche ore dopo Rebellin è morto nello stesso orrendo modo Manuel Lorenzo Ntube un ragazzo di 16 anni promessa del Padova Calcio. Chi sarà la prossima vittima? C’è un senso che noi onorevoli colleghi possiamo dare a queste tragedie? Sì, c’è».
Mauro Berruto e la proposta di legge sul metro e mezzo per tutelare i ciclisti: «Una questione di civiltà e di volontà»
Eccolo spiegato dalle parole dell’onorevole Mauro Berruto, nel suo intervento alla Camera: «Il senso che da quest’aula possiamo dare è quello di portare a termine una battaglia combattuta da anni, da tante persone che hanno perso i loro cari. Un’azione richiesta, dopo la tragedia di Davide Rebellin, anche con una lettera al Presidente della Repubblica, ai Presidenti di Camera e Senato, alla Premier Giorgia Meloni, firmata da tanti sportivi e tante persone che amano la bicicletta. Quelle persone chiedono una legge, una modifica al Codice della strada che imponga la distanza di un metro e mezzo nell’operazione di sorpasso di un ciclista. Esattamente come succede in tanti Paesi europei. Centocinquanta centimetri che fanno la differenza tra la vita e la morte, ma soprattutto inizierebbero a cambiare la cultura di un Paese dove la strada è un campo di battaglia. La strada invece è di tutti. E se tutti devono rispettare chi si muove lungo la strada, c’è una differenza: un ciclista magari fa spazientire un automobilista, lo fa tardare cinque minuti. Ma un automobilista distratto, nervoso, ha tra le mani un’arma che può uccidere un ciclista. Onorevoli colleghi, firmiamo insieme le poche righe di questa legge. Un metro e mezzo non costa un euro, non ha bandiera e non ha parte politica: è solo una questione di civiltà e di volontà, la nostra volontà. In memoria di Michele Scarponi, Davide Rebellin e di migliaia di altre vittime, prima della prossima tragedia».