Quando nei mesi scorsi all’orizzonte si addensavano soltanto nubi nere, Daniele Maura spiegò di essersi immediatamente attivato sul fronte più caldo, quello dell’autorizzazione ambientale integrata. D’altronde la politica fa queste cose, prova a rassicurare. Molti fecero spallucce, magari pensando che non sarebbe mai andato a dama. Invece Maura, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, è uno che parla pochissimo, che non si sbilancia mai. Perfino eccessivamente timido nelle esternazioni. Ieri la Reno de Medici, al tavolo del Ministero dello Sviluppo, ha annunciato che ritirerà la procedura di licenziamento collettivo dei lavoratori della cartiera di Villa Santa Lucia. Aggiungendo che si metterà al lavoro per riavviare la produzione per il 4 marzo. E’ la prima volta che in questo territorio si inverte il trend, che un’azienda in difficoltà non chiude e non si trasferisce altrove. E’ la prima volta che le istituzioni rispondono e che la Regione Lazio riesce a dare un segnale vero. Il Governatore Francesco Rocca, la vicepresidente Roberta Angelilli (che si è spesa molto per la vicenda) e l’intera Giunta hanno voluto sottolinearlo.
Però l’uomo della svolta sul campo si chiama Daniele Maura: ci ha sempre creduto, si è esposto, ci ha messo la faccia, non ha avuto problemi a sbilanciarsi con i lavoratori, è sempre stato presente. Ha dimostrato come si fa politica nei territori: raggiungendo risultati e in ogni caso rendendo evidente il suo impegno. Maura è allergico alle passerelle e all’atteggiamento radical chic (presente anche in alcuni esponenti del centrodestra) di chi si sente unto (o unta) dal Signore. Non dimentica gli anni della militanza e dell’opposizione, non perde mai di vista il fatto che la stella polare rimane il partito di Fratelli d’Italia. Per Daniele Maura la riconoscenza non è una formula vuota da recitare in campagna elettorale per poi archiviare. Quello di ieri è un risultato importante per l’intero territorio della provincia di Frosinone, che in questi anni ha visto aumentare il numero delle imprese che si sono trasferite, che si sono “arrese”, che hanno utilizzato l’attimo fuggente per poi avviare durissime fasi di ridimensionamento. Un risultato ottenuto grazie ad una visione di politica economica della giunta e della maggioranza regionali. Interpretata con fermezza sul campo da Maura.
CARROCCIO AI MINIMI TERMINI
Pino Cangemi non sarà candidato alle europee e ormai attende soltanto il momento giusto per sbattere la porta e uscire dalla Lega. Non prendiamoci in giro: ci saranno conseguenze politiche fortissime alla Regione Lazio. Cangemi è sempre più vicino a Claudio Fazzone, senatore e coordinatore regionale di Forza Italia. Fino alle europee non succederà nulla, dal giorno dopo il partito di Matteo Salvini rischia una marginalizzazione senza precedenti nel Lazio. E’ una questione politica ma soprattutto di numeri. La Lega è rimasta con 2 soli consiglieri: Pino Cangemi e Laura Cartaginese. Senza Cangemi la rappresentanza nell’aula della Pisana sarà ridotta ad un solo esponente. Non basterà a reggere 2 assessori: Pasquale Ciacciarelli e Simona Baldassarre. Uno dei due dovrà lasciare l’esecutivo.
Forza Italia salirà a quota 7 consiglieri, più l’intesa con Noi Moderati che fa arrivare l’intergruppo a 8. Un anno fa gli “azzurri” hanno eletto 3 esponenti: Giorgio Simeoni, Cosmo Mitrano e Fabio Capolei. Quindi sono arrivate le adesioni di Marco Colarossi de Roberta Della Casa, tutti e due provenienti dai Cinque Stelle. Poco tempo fa l’adesione di Angelo Tripodi, proveniente dalla Lega. Tripodi per mesi ha chiesto risposte che non gli sono state date. Una su tutte: perché se l’eletto sono stato io l’assessore lo fanno altri? Nemmeno troppo velato il riferimento a Pasquale Ciacciarelli premiato comunque per l’enorme mole di voti ottenuti rispetto agli altri. Adesso tocca a Pino Cangemi, che non ha digerito la candidatura di Mario Abbruzzese alle europee. Gli “azzurri” hanno 2 assessori (come la Lega): Giuseppe Schiboni e Luisa Regimenti. Ma con 7-8 consiglieri (il Carroccio scenderà a 1), Antonio Tajani e Claudio Fazzone chiederanno un rimpasto per salire a 3 (almeno).
La crisi politica della Lega è evidente ad ogni latitudine: il risultato della Sardegna è imbarazzante. Inoltre la “rivolta tafazzista” di Matteo Salvini ha avuto l’effetto di irritare sul serio Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia. Infine ci sono i venti fortissimi che arrivano dal Veneto e dal Friuli Venezia Giulia, dove si parla apertamente di cambio del segretario. Il prescelto sarebbe Massimiliano Fedriga, con Luca Zaia alla regia politica. La Lega ha perso il contatto con il territorio e le candidature (anche alle europee) arrivano direttamente sul tavolo di Matteo Salvini. Spesso scavalcando il livello regionale. Se poi alle europee a Forza Italia di Antonio Tajani e Claudio Fazzone riuscirà il sorpasso, allora il ridimensionamento della Lega sarebbe ulteriormente al ribasso.