Arriva la confisca per i beni di Luciano Iannotta, l’imprenditore di Sonnino ex presidente di Confartigianato Latina, finito sotto processo per una serie di reati. Si tratta di un patrimonio stimato di circa 50 milioni di euro. Ad eseguire il provvedimento del Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Roma sono stati gli investigatori del servizio centrale anticrimine della Polizia e della divisione anticrimine della Questura di Latina.
LE TAPPE DELLA VICENDA
L’uomo era stato arrestato nel 2020, nell’ambito dell’operazione ‘Dirty Glass’, condotta dalla Polizia di Stato con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, in quanto ritenuto responsabile, in concorso con altri, di calunnia, sostituzione di persona, bancarotta fraudolenta, trasferimento fraudolento di valori, sostituzione di persona, omessa dichiarazione ai fini delle imposte, corruzione, autoriciclaggio, ricettazione, sequestro di persona, detenzione abusiva e porto di arma comune da sparo, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, favoreggiamento personale, truffa aggravata, turbata libertà degli incanti e estorsione aggravata dal metodo mafioso. L’inchiesta ha consentito di svelare un vero e proprio ”sistema”, ossia una fitta rete di relazioni incentrata sulla figura del proposto nella quale sono confluiti gli interessi sia della malavita pontina e campana sia dei rappresentanti delle pubbliche istituzioni infedeli. Un ”sistema” caratterizzato da una spiccata pervasività in plurimi ambiti della società, nei vari settori economici, sportivi e delle istituzioni pubbliche e private, che ha permesso all’imprenditore di accumulare un ingente patrimonio immobiliare e mobiliare.
Per la gestione di tali interessi, l’uomo si sarebbe avvalso di un nutrito gruppo di società, alcune sedenti nel Regno Unito e in Moldavia, intestate a prestanome, per il cui tramite sono state realizzate diverse attività illecite dalla chiara impronta lucro – genetica, quali il traffico di mezzi d’opera di provenienza furtiva, l’evasione delle imposte sul reddito e dell’iva (tramite fatturazioni per operazioni inesistenti tra società infragruppo), il riciclaggio di denaro proveniente dalla criminalità organizzata campana, la sottrazione dei beni dalla massa del fallimento di società infragruppo (condotte in tale stato dopo averle spogliate dei beni cedendoli ad altre società del gruppo con pagamento del prezzo mediante compensazione di falsi crediti generati tramite fatturazione per operazioni inesistenti, oppure sottraendo dalle casse delle cedenti prossime al fallimento le somme del prezzo appena incassato mediante pagamenti di false fatture a favore di altre società infragruppo). Secondo gli investigatori l’ex Presidente di Confartigianato con un passato anche in politica come consigliere comunale di Sonnino, “ha dimostrato un’elevata capacità di infiltrarsi in imprese in difficoltà con la falsa prospettiva di poterle risollevare (mediante iniezione di nuova linfa finanziaria), celante invero l’intenzione di estrometterne dalla gestione i legittimi titolari per spogliarle dei beni e quote di mercato. Ciò, ad esempio, è avvenuto con una storica società pontina, giunta ad essere tra i leader nazionali nell’ambito della produzione e commercializzazione di contenitori in vetro per il settore alimentare, nella quale l’imprenditore si era insinuato nella gestione di fatto, con tutto il suo staff di professionisti, con la “promessa” di risollevarla dalla crisi di liquidità che stava attraversando da alcuni anni, ma che in realtà è stata spogliata dei beni, dopo averne estromesso dalla gestione i proprietari”.